Mondiali scherma 2019, l’Italia chiude con il bronzo nel fioretto maschile

Scherma

Lia Capizzi

La squadra di fioretto maschile (Foto Federscherma)

A Budapest nell’ultima giornata dei Mondiali di Scherma arriva l’ultima medaglia per l’Italia, il bronzo del fioretto maschile a squadre. L’Italia chiude la rassegna iridata con il bottino di un argento e sette bronzi. E’ mancata la medaglia d’oro, non accadeva dal 1987. Al rammarico per l’assenza di ori fa da contraltare la soddisfazione in ottica qualificazione olimpica: ad oggi tutte  e sei le squadre sarebbero virtualmente qualificate per Tokyo, sarebbe la prima volta. Il presidente Scarso: "Chicca Isola la sorpresa, Arianna Errigo poteva dare di più"

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Un Mondiale strano, senza ori ma con la qualificazione olimpica quasi in tasta per tutte le squadre. A Budapest si chiude il Mondiale delle contraddizioni per la scherma italiana. L’assenza di una medaglia d’oro è un grande rammarico, non accadeva dal 1987. Ma in un Mondiale preolimpico che cosa conta? La qualificazione ai Giochi. Qui le squadre hanno risposto all’appello: sono andate tutte a podio tranne la spada maschile, arrivata quinta, e la sciabola femminile che ha chiuso al quarto posto nell’ultima giornata sconfitta 45-37 dalla Corea del Sud nella finale per il terzo posto. Conti alla mano in questo momento l’Italia porterebbe tutte e sei le squadre alle Olimpiadi di Tokyo. "Ad oggi siamo l’unica nazione europea che ha virtualmente tutte le sei squadre qualificate. Ed è un fatto eccezionale, considerando l’alta concorrenza nel nostro vecchio continente", sottolinea il presidente della Federscherma Giorgio Scarso. "Manca ancora l’aritmetica certezza perché il periodo di qualifica olimpica terminerà il 31 marzo ma questo dimostra che siamo competitivi. Non ci nascondiamo, il fatto che sia mancata una medaglia d’oro ci lascia con l’amaro in bocca ma non siamo preoccupati. Nel medagliere il ruolo guida spetta alla Russia con 3 ori, 3 argenti, 1 bronzo. L’Italia, al quinto posto, ha comunque il più alto numero di medaglie, otto in totale: 1 argento e 7 bronzi. Nel Mondiale dell’abbonamento ai bronzi l’ultimo in ordine temporale lo conquista l’Italia del fioretto maschile con Alessio Foconi, Daniele Garozzo, Andrea Cassarà e Giorgio Avola. E’ una medaglia di rabbia ma pure di reazione. Dopo la sconfitta cocente rimediata in semifinale dalla Francia gli azzurri rialzano la testa e contro la Russia (45-32) si aggiudicano il terzo posto. "E' il bronzo di un gruppo che l’ha voluto tantissimo. Lo sport è fatto di alti e bassi, se il nostro basso deve essere una medaglia di bronzo, ben venga", analizza Avola. I moschettieri del CT Andrea Cipressa ovviamente speravano di difende il titolo conquistato un anno fa in Cina. "Eravamo venuti qui a Budapest per vincere l’ oro e non lo nascondiamo di certo, io poi sono venuto qui anche per quello individuale, come loro del resto. Non sono del tutto soddisfatto e questa rabbia me la porto fino a Tokyo", sintetizza Garozzo. "La concorrenza è agguerrita, dobbiamo sempre mantenere gli occhi aperti. Nel prossimo anno ci aspetta un percorso intenso e non ci deve mancare la determinazione", chiosa il veterano Cassarà. Di certo è mancata la brillantezza fisica al termine di una stagione lunga. L’emblema di questo Mondiale è nella faccia di Alessio Foconi che ha trascorso gli ultimi 12 mesi cavalcando l’onda del vincente, sempre sul podio, dal titolo mondiale ai sei podi (e due vittorie) in Coppa del Mondo, all’oro europeo, arrivando sulle pedane di Budapest con le forze al lumicino. "Sì, è stata una stagione intensa e forse sono arrivato un po’ stanco”, ammette a denti stretti, abituato a non accampare mai scuse il 29enne di Terni. "Ma ripartiamo da qui, come squadra. Nella finale per il bronzo siamo riusciti a reagire subito, ci siamo parlati, ci siamo aperti, ci siamo detti cosa non andava, siamo davvero una bella squadra e questo tesoretto che lo portiamo dietro.

Scarso: "La Isola è la sorpresa, la Errigo è la nota dolente"

"Alcuni grandi atleti hanno avuto un passaggio a vuoto dopo una stagione lunghissima. Ci saranno delle analisi da fare, delle valutazioni da considerare. È mancato l’acuto dell’oro e brucia, diciamolo, ma il potenziale della nostra scherma resta intatto", sottolinea il capo delegazione azzurra Paolo Azzi. Nel bilancio finale quali sono le note positive e quelle negative da mettere in copertina? La responsabilità della risposta spetta al presidente Federscherma: "Su tutti indico la giovane 19enne Chicca Isola, debuttante e vera rivelazione. Sono soddisfatto di tutto il gruppo della spada femminile che ha trovato un proprio equilibrio. Sicuramente negli occhi resterà il match di Andrea Santarelli nei quarti di finale contro il francese Borel, un assalto che è un capolavoro da cineteca. Curatoli è ormai una realtà della sciabola mondiale". E le note negative? Ce ne sono altre, oltre a quella scontata dell’assenza di una medaglia d’oro? La nota dolente è il comportamento di Arianna Errigo. Non mi voglio nascondere. C’è stato un suo calo dal punto di vista tecnico e tattico, ha perso smalto e concentrazione, solo a sprazzi in pedana sa essere quel rullo compressore cui ci aveva abituato anni fa. Tutta questa polemica sulla doppia arma non ha fatto bene a lei, alla squadra e nemmeno alla scherma italiana in generale". Il riferimento è alla querelle in corso da mesi, la richiesta della Errigo di poter disputare le qualifiche olimpiche sia nel fioretto sia nella sciabola, il successivo ricorso al Tas poi respinto, in ultimo l'istanza presentata alla Giunta del Coni. "E’ mancata la vera Arianna, campionessa che conosciamo, soprattutto nella prova a squadre", prosegue nella sua analisi Giorgio Scarso. "Questo Mondiale è la dimostrazione che quando si arriva a certi livelli non ci si può 'divertire', come ha detto Arianna. Ci sono delle responsabilità, nostre e degli atleti. Noi continueremo a tenere la nostra posizione, continuando a dare tutto il supporto all’atleta. Il riscontro nelle gare, il ranking mondiale, e pure il buonsenso ci fanno capire che oggi due impegni con due armi diverse non sono sostenibili ad alto livello, in termini di competitività. La decisione poi spetta sempre ai CT in base al rendimento della squadra. Io mi auguro che Arianna ritrovi un po’ di serenità, perché la scherma italiana ha bisogno di Arianna Errigo come lei, del resto, ha bisogno della scherma".