Bebe Vio a Casa Sky Sport: "Sciabola? Mi alleno, ma per ora sono una pippa al sugo"

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La campionessa paralimpica è stata ospite a Casa Sky Sport: "Mi sto allenando nella sciabola, ma per adesso sono una 'pippa al sugo'. Ho ancora un anno per migliorare, il rinvio delle Olimpiadi non è un problema. Le vittorie più belle? Quelle conquistate a Rio, sia individuale che di squadra. Ho dovuto lasciare Milano per i troppi aperitivi..."

Talentuosa, campionessa e ironica. Bebe Vio non ha perso il sorriso neanche durante la quarantena e, ospite a Casa Sky Sport, ha raccontato come sta vivendo questo periodo, tra quotidianità, bei ricordi e ambizioni per il futuro. Inevitabile partire dal rinvio delle Olimpiadi: “L’ho presa in maniera strana – ha spiegato la schermitrice -, perché ero focalizzata a prepararmi su quell’obiettivo: io ho il mio personale countdown e quando vedevo che il tempo si accorciava mi concentravo a dare sempre di più. Poi d’un tratto il countdown è aumentato di 365 giorni. Così mi sono presa una “depressione scientifica”: due giorni in cui non dovevo fare niente, né allenarmi né studiare. Nulla. Però spesso mi dimenticavo perché, abitando con la mia famiglia, mi capitava di ridere per una battuta e loro mi dicevano “Ma non eri depressa?”. Il rinvio alla fine non è un problema, un anno in più o in meno non cambia niente, anche perché è una situazione che coinvolge tutti. Quando hai un obiettivo è facile motivarsi durante gli allenamenti, adesso serve l’incitamento di mia sorella per farmi dare il massimo”. Bebe Vio sta cercando di diventare competitiva ad alti livelli anche nella sciabola: “Ho iniziato a novembre e sono una ‘pippa al sugo’ – ha aggiunto col sorriso -, quindi ho detto «vabbè ho un anno in più per allenarmi, posso diventare una pippa completa»".

"La squadra è tutto. A Rio le vittorie più belle"

Di medaglie a livello individuale ne ha vinte tantissime, ma il suo chiodo fisso resta quello di portare avanti il concetto di squadra: “Quando sono arrivata in Nazionale a 14 anni io ero l’unica donna – ha affermato -. Poi sono tornate Loredana Trigilia e Andreea Mogos e mi hanno cresciuto loro. Quando sei una piccola sportiva, vai in giro per il mondo e ti crei una sorta di seconda famiglia. Condividi con loro tutte le emozioni, i percorsi di vita e ti rendi conto che anche i tuoi problemi diventano problemi di squadra. Loro si possono scaricare con te e allo stesso tempo tu hai l’obiettivo di caricarli per la competizione. La squadra è tutto”. E proprio a livello di squadra ha conquistato una delle sue vittorie più belle in carriera: “Il trionfo più bello è stato a Rio, fin qui la mia unica Paralimpiade, ma una vittoria davvero bella è stata la medaglia di squadra. Non dovevamo neanche qualificarci, poi tra squalifiche e altro ci siamo infilati. Il motto era ‘non succede, ma se succede’. E così, piano piano, siamo andati avanti. Dopo la semifinale persa contro la Cina, ci siamo giocati il 3-4 posto con Hong Kong. Loro si sentivano già sul podio perché erano forti, noi eravamo sotto, ma siamo riusciti a recuperare. Alla fine io mi son girata e ho notato che Loredana non voleva guardare, Andreea che si era messa a pregare per tutti e il secondo allenatore in mezzo a loro col viso triste. Quindi ho detto non si può andare a casa così, ci siamo dati da fare e ce l’abbiamo fatta. L’allenatore mi ripeteva di non fare determinate azioni (che sapeva che io avrei fatto), e per fortuna gli ho dato retta e abbiamo vinto la medaglia di bronzo. Che emozioni si provano? Le emozioni sono sempre diverse. Quella individuale è stata bellissima, quella di squadra ancora di più. A volte le emozioni più grandi le provi anche quando perdi. Prima della pandemia ho fatto una brutta gara e ho perso: anche quelle emozioni servono a farti godere quando poi torni a trionfare”.

"Ho lasciato Milano per i troppi aperitivi. Mi piacerebbe incontrare la Regina Elisabetta"

La campionessa 23enne si è poi soffermata a raccontare la sua quotidianità, a partire dalla scelta di andare ad abitare a Roma: “Ho rinunciato alla vita milanese perché si fanno troppi aperitivi – ha scherzato -. Mia madre e il mio allenatore - Simone Vanni - mi hanno consigliato che quella vita non è adatta a me. Anche se a Trastevere non va molto meglio. Io sono brava a fare gli spritz, solo che non metto l’acqua (ride ndr). Solitamente mi sveglio prestissimo per andare in palestra, perché a causa del traffico ci metto circa un’ora ad arrivare, quindi in questo periodo sto recuperando il sonno perso in passato e quello che perderò in futuro. Mi sveglio all’1, le 2, faccio una colazione veloce, sistemo un po’ in casa e pranzo. Il resto della giornata lo passo tra tornei di burraco, studio, aperitivi in casa e palestra”. Nonostante un palmares già ricchissimo, Bebe Vio ha ancora qualcosa da imparare: “Gli atleti sono bravi a rubare sulle distanze – ha detto -. Dovrei anch’io diventare più furba, ma questo forse non si può dire”. Idee chiare anche sui suoi idoli sportivi: “Pistorius è stata la prima persona disabile che ho conosciuto dopo la malattia – ha raccontato -. Non avevo mai visto una persona amputata. Lui aveva 23 anni e mi ha detto «non pensare adesso di avere una scusa per abbandonare tutto, datti da fare per realizzare i tuoi sogni». Poi ho conosciuto un altro grande atleta come Zanardi. Adesso i miei idoli sono ragazzini che in media hanno 6-7 anni, i bambini della nostra associazione. Bambini che non hanno la gamba e sono comunque felici, a differenza di adulti che si lamentano sempre. Spesso, comunque, si ha la percezione di vedere gli atleti come ragazzi che hanno avuto una vita facile, tanto successo e tutto il resto. Invece alle spalle c’è gente che cade ogni giorno, si rialza e combatte. Chi mi piacerebbe incontrare conoscere in futuro? Dwyane Johnson (The Rock) e la Regina Elisabetta”. E sull’incontro a Casa Sky Sport dei 4 grandi capitani ha aggiunto: “Ho avuto la fortuna di conoscerli tutti e sono persone stupende. Ma il mio capitano è ‘Dio Francesco Totti’. Io sono romanista grazie ai miei cugini e da quando sono alla Roma sono sempre allo stadio”. Infine un annuncio importante per ‘Giochi senza barriere’, evento rinviato per la pandemia. “Verremo a Milano intorno a metà novembre, dopo i Next Gen, e li faremo lì – ha concluso -. Si parlerà della rinascita dell’Italia e sarà la prima versione indoor”.