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Cesare Salvadori, è morto a 79 anni la leggenda della scherma italiana

Scherma

Lo sport italiano piange un'icona della scherma, argento nella sciabola a squadre alle Olimpiadi di Tokyo ‘64 e Città del Messico ’68 e oro, nella stessa disciplina ai Giochi di Monaco ’72. La notizia è arrivata nel giorno della chiusura dei Giochi di Tokyo. Collare d’oro al merito sportivo dal 2015, il nome di Salvadori è legato anche alla ricostruzione del "Filadelfia", lo stadio del Grande Torino. Grande tifoso granata, è stato presidente della Fondazione Filadelfia dal 2013 al 2017

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Una leggenda dello sport azzurro ci ha lasciati nel giorno della chiusura dell’Olimpiade di Tokyo 2020 chiusa con il record di medaglie all-time. La scherma italiana piange Cesare Salvadori, avrebbe compiuto 80 anni il prossimo 22 settembre. Lui a Tokyo, una medaglia l’aveva vinta: era il 1964 e ottenne l’argento nella sciabola a squadre. Successo ripetuto a Città del Messico ’68 e oro nella stessa disciplina, come riserva, ai Giochi di Monaco di Baviera del 1972. Collare d'oro al merito sportivo, onorificenza che gli era stata insignita nel 2015, il nome di Salvadori resterà legato anche alla ricostruzione del Filadelfia, lo stadio del Grande Torino. Grande tifoso granata, dal 2013 al 2017 è stato infatti il presidente della Fondazione Filadelfia, incarico lasciato dopo la ricostruzione e l'inaugurazione dell'impianto.

Il ricordo della Federscherma

"Lascia un ricordo che accomuna in una rispettosa tristezza chiunque ne abbia apprezzato le doti umane oltre che la storia pluridecorata. Avrebbe compiuto 80 anni a settembre, non ha fatto in tempo, e però alla memoria dello sport e dei suoi appassionati ha consegnato moltissimo con le proprie gesta nella sciabola, l’arma della sua vita che cominciò a praticare per caso, ‘colpa - raccontò - di un portaombrelli rotto e di un vecchio ungherese giramondo, Janos Kevej’" Il ricordo va a un’altra Olimpiade di Tokyo, nel 1964 quando “fu per la prima volta argento con la squadra degli sciabolatori insieme a Giampaolo Calanchini, Wladimiro Calarese, Pierluigi Chicca e Mauro Ravagnan, risultato bissato quattro anni dopo, con il secondo posto di Città del Messico 1968 (con lui, Wladimiro Calarese, Pierluigi Chicca, Michele Maffei e Rolando Rigoli), prima dell’oro di Monaco 1972, in formazione con Michele Maffei, Mario Aldo Montano, Mario Tullio Montano e Rolando Rigoli. A chi gli ha voluto bene - concludono - , l’abbraccio commosso di tutta la famiglia della Scherma italiana".