Tre medaglie e un segnale forte: l’Italia della scherma c’è e a Tbilisi ha finalmente aperto il suo Mondiale. Un tris di bronzi – due nel fioretto femminile, uno nella sciabola maschile – che vale finalmente l’ingresso nel medagliere, e in un caso vale quasi quanto un oro, perché fa brillare per prima, la sciabola, arma Cenerentola dell’ultimo decennio della scherma azzurra: a firmare l’impresa è Luca Curatoli, che nel giorno del suo 31º compleanno stravolge i precedenti di 12 a 1 e batte il leggendario Szilagyi, (3 volte olimpionico ungherese) e conquista una medaglia di bronzo che mancava dal 2019. Ai piedi del podio, dietro di lui, il livornese Pietro Torre, ottavo dopo un cammino entusiasmante, segno che - nonostante le uscite di scena precoci di Galli e Neri - il nuovo corso tecnico ha elementi solidi su cui puntare per il futuro. E a proposito di futuro, nel fioretto, Martina Favaretto si conferma garanzia e talento puro: secondo bronzo mondiale di fila, a pochi mesi da un infortunio, fermata solo dalla stratosferica bi-olimpionica Lee Kiefer, vincitrice per la prima volta di un titolo mondiale, nella finale probabilmente più veloce della storia. Ma a stupire è anche Anna Cristino, che all’esordio iridato sale sul podio con grinta e maturità cedendo l’argento alla più esperta Ranvier. L’amaro resta per due pilastri del gruppo azzurro: Martina Batini e Arianna Errigo, sconfitte neanche a dirlo, da n1 e 2 del podio finale. E mentre Tbilisi festeggia la vittoria dell’idolo di casa Badzaze, trascinato da un pubblico scatenato e da un CT italiano in panchina, l’Italia guarda già avanti: all’orizzonte le gare a squadre di fioretto e spada maschile e le ultime prove individuali. Un’altra pagina da scrivere, con più di qualche riga sul medagliere da scalare
Di Sara Cometti