Sci, Bode Miller dice basta: tra follie e trionfi, ritratto del campione hippy

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Claudio Barbieri

Bode Miller a Bormio nel 2005: discesa terminata su uno sci solo... (Getty)
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“Non ho più motivazioni”: così il fenomeno statunitense, sei medaglie olimpiche e 33 vittorie in Coppa del Mondo, ha detto addio allo sci a 40 anni. Un personaggio rivoluzionario, con le sue stranezze, la Bodemobile e i trionfi mai banali

"La mia carriera è stata lunga ed è arrivata alla fine. Il momento era arrivato da un po' e non ho più motivazioni. La famiglia, i figli: queste sono adesso le mie priorità. Se volessi continuare dovrei farlo impegnandomi duramente per essere competitivo e dovrei sacrificare troppe altre cose, a cui ora non voglio più rinunciare". Parole di Bode Miller, che in un’intervista alla NBC, ha ufficializzato il suo addio allo sci. A 40 anni, si ritira probabilmente un personaggio unico nel suo genere, campione in pista come dimostrano le statistiche, sovversivo e ribelle fuori. Una carriera cominciata nel 1997 con un 11^ posto nel gigante di Park City (partendo con il pettorale 69!) e chiusa nel 2015 ai Mondiali di Baver Creek, dove cadde nel SuperG, lacerandosi il tendine del ginocchio destro. Nel mezzo tante vittorie, altrettante dure sconfitte, qualche pausa di riflessione e una velocità di lingua e di pensiero rara per uno sportivo di questo livello, il tutto condito da una sola parola d’ordine: libertà. 

Il campione hippy e la Bodemobile

Bode nasce nel New Hampshire da genitori hippy nel 1977 e viene allevato insieme ai suoi tre fratelli in una casa isolata, senza elettricità né acqua corrente. Da bambino non frequenta la scuola convenzionale, con la madre che si occupa della sua istruzione in età infantile. Scopre lo sci ad appena tre anni e se ne innamora follemente. Il suo talento esplode dal 2001, anno del primo successo in Coppa del Mondo in Val d’Isere in slalom gigante. La Miller-mania divampa pari passo con la sue stranezze: beve birra fino a tardi e ai Giochi di Torino passa più tempo in discoteca che in pista ad allenarsi (“Diciamo che ho avuto una buona socializzazione olimpica”, dirà). Di lui si ricordano anche la medaglia d’oro vinta ai Mondiali di Bormio utilizzata per tenere aperta la tavoletta del water (“Così tutti la possono vedere”) e il Bode Team America, il distaccamento autorizzato dalla Federsci statunitense che ha creato una squadra solo ed esclusivamente per il suo campione. Infine la Bodemobile, un camper attrezzato con cui Miller girava il mondo tra una gara e l’altra, atteggiamento da nomade ribelle, ma talento visto raramente su una pista da sci. A Sochi vince la sesta medaglia olimpica (bronzo nel SuperG a 36 anni, il più anziano di sempre) e piange la scomparsa del fratello Chilly, snowboarder morto a 29 anni per una crisi epilettica, ma si gode l’amore della bella Morgan e dei tre figli, avuti da due donne diverse. Pochi giorni prima aveva attaccato la Russia per le sue leggi omofobe: "Penso che sia assolutamente vergognoso che ci siano paesi e persone così intolleranti e ignoranti". Nella discesa della combinata dei Mondiali del 2005, perde uno sci ma completa la gara: non si arrabbia al traguardo, ci ride sopra con il suo classico modo scanzonato. C’è chi lo ha paragonato a Tomba, chi a Maradona, chi a Rodman: Bode Miller è stato un po’ tutti questi campioni, a modo suo. 

Una carriera stellare (nonostante tutto)

I numeri sono quelli di uno dei migliori di sempre: 438 gare di Coppa del Mondo con 33 vittorie (8 in discesa, 5 in SuperG, 9 in gigante, 5 in slalom, 6 in combinata) e 79 podi complessivi, uno dei pochi sciatori ad aver vinto in tutte e cinque le discipline con Girardelli, Zurbriggen, Mader e Aamodt. Vanta 2 Coppe del Mondo generali e 6 di specialità. Nella sua infinita bacheca troviamo 6 medaglie olimpiche (atleta americano più medagliato di sempre nello sci con due argenti nel 2002, un oro, un argento e un bronzo nel 2010, un bronzo nel 2014) e 4 titoli Mondiali (discesa e super-G a Bormio 2005, gigante e combinata a St.Moritz 2003, oltre ad un argento in super-G sempre nel 2003). Avrebbe potuto vincere di più, ha comunque scritto la storia dello sci alpino. 

A PyeongChang  da commentatore tv

Bode Miller resterà nel mondo dello sci in qualità di commentatore dei Giochi invernali del 2018 per la NBC. “Non ho rimpianti – ha spiegato l’americano -. Ho avuto una carriera lunga. Le cose hanno seguito il loro corso. Tendo ad elaborare le cose in tempo reale, quando avvengono. Certo ho fatto un sacco di errori e di cose stupide, ma alla fine sono riuscito a fare tutto nel modo in cui volevo e nel modo in cui sentivo di dover fare. E penso che questo sia il mio più grande successo“. A 40 anni, Bode è stato chiaro: “Non ho più nulla da dare. Lo sci è uno sport pericoloso e rischioso, ci sono tante cose che possono andar male. Non è più fattibile per me“. Parole di un hippy, di un campione, di un padre e di un uomo. Insomme, parole di Bode Miller.