Torna l'appuntamento con lo slalom in notturna di Madonna di Campiglio per la Coppa del Mondo. Qui è arrivato anche Alberto Tomba, per il trentennale della sua prima vittoria. E alla mente tornano immagini epiche di un campione che ha fatto la storia dello sci mondiale. A cominciare da quel 16 dicembre del 1987...
Scrivere di Alberto Tomba vuol dire sfogliare l’enciclopedia dello sci, degli sport invernali. Anzi, forse è lo sci. Di sicuro lo è stato e lo sarà sempre per noi. Associare il nome di Alberto a quello dello slalom di Campiglio, poi, è il racconto del sublime, ciò che ognuno desidera conoscere dello sport. Una meraviglia, uno spettacolo. Allora facciamo questo esperimento, chiudiamo gli occhi e torniamo ad uno slalom preciso, sul canalone Miramonti, al 1987, al mattino del 16 dicembre. Intanto bisogna ricordare che quello è l’anno delle prime vittorie per il nostro Tomba, non ancora la Bomba. Solo in seguito, infatti, ammireremo l'Alberto olimpico -1988- e quello doppio podio canadese. Lui, l’uomo dell’Appennino.
Il primo Tomba, "quello da tenere d'occhio"
Ecco allora che prima di Madonna di Campiglio, Alberto non è altro che un cognome particolare che vince nel 1984 un parallelo di Natale a Milano sulla montagnetta di San Siro e che trova il primo podio nel 1986 sulla Gran Risa, il gigante della Val Badia, un secondo posto che lo fa convocare al Mondiale di Crans. Questo l'antipasto tecnico e il riassunto dei pochi anni precedenti, con il bronzo mondiale che lo fa entrare nel lotto di "quelli da tenere d'occhio". Ma sono già in molti a temere il suo modo di sciare ed i suoi primi successi. A cominciare dal Sestriere, prima sua volta in slalom partendo con il numero 25 e pochi giorni dopo secondo sigillo ma primo in gigante, sempre al colle del Sestriere e i suoi 2023 metri. Francamente fa effetto vedere prima il nome di Alberto poi quello di un certo Ingemar Stenmark. Magica situazione. Ma il pubblico scoprì anche il Tomba show: a chi può venire in mente di alzare il braccio della vittoria prima del traguardo… ad Alberto si. Da subito la gente, il pubblico capì che seguire quel ragazzo bolognese poteva essere un creare qualcosa di particolare, un feeling diverso. Scommessa vinta per chi volle abbracciare la religione dello spettacolo sciatorio dell’attore Tomba. Come detto era solo l’inizio. L’epopea è per chi si conferma, la leggenda nasce quando la gente non vede l’ora di poterti vedere.
Il Gigante per un Gigante. Poi Campiglio
In Val Badia, dove era arrivato il suo primo podio, arriva la conferma nel gigante per il "gigante" che piano piano si sta costruendo. Ora c'è Campiglio. Il Canalone lo attende. Il vuoto del cancelletto e quel ghiaccio da rampone lo aspetta. Pettorale numero 24, per lo slalom non è un bel numero. Ma il suo sguardo va oltre, va al tracciato del tedesco Gattermann e ai suoi trabocchetti. Quello vero, però, arriva prima del via, gancio rotto allo scarpone. Sistemato. E' tempo, 10.38 del mattino: Alberto esce dal cancelletto, inizia la danza. Le scalinature, i buchi normali dopo tanti passaggi sembra l’asfalto rifatto di un autostrada per le 4 ruote motrici del campione, va via liscio, perfetto, in un crescendo magnifico dopo essere scivolato lentamente quasi senza spingere al via. Scende in un urlo senza fine, sono in 10.000, arrivati da tutta Italia. Siamo già ai pulmann e ai torpedoni organizzati il che vuol dire che è già nato il "Fenomeno". Non era mai accaduto , tre gare ed è già pienone. Pazzesco lui, pazzesca la prima manche: secondo dietro Bittner a metà gara, poi primo davanti a Krizaj.
Tutti a bocca aperta
Zurbriggen, Girardelli, Nierlich tutti a bocca aperta, Carlo Gerosa è terzo. Il pubblico neppure si può descrivere, è tutto uno sventolare di bandiere, lo spirito nazionalistico è ritrovato. Campiglio chiama l’Italia, risponde e lo fa con l’alfiere Tomba. Al via della seconda manche, alle 13.25, quando compaiono timidamente le punte degli sci che sbattono sotto il cancelletto, la gente di Campiglio ammutolisce. E' il silenzio dell'emozione, quello che dura solo qualche attimo ma che sembra una eternità. Quel silenzio dura il nulla, una spinta. Poi è il boato di una manche, una colonna sonora senza stecche.
Dal brivido al trionfo
Poi un brivido: vola un paletto che lo rincorre, lo affianca e cattivo lo incrocia. Ma Alberto è più forte, più forte anche della sfiga: lo salta. Acrobatico. La gente ora non regge all’ultima emozione, sembra impazzita, accoglie l’ultima folata con la gioia del trionfo, del proprio idolo. Quattro, quarta trionfo e la prima a Campiglio: il teatro della storia dello Slalom. Lui salta, corre, ruzzola, urla si commuove, gesticola come un pazzo. Una bandiera italiana come mantello di Superman e per tutti quelli al traguardo e per i milioni davanti alla televisione lo è. Pazzesco. La potenza di Alberto è dirompente per tutti, anche per noi, per me. E' come innamorarsi di qualcosa d’impossibile, è l’irraggiungibile che ti si avvicina. Ecco cosa vuol dire leggenda, mito o altre migliaia di parola che ti passano per la testa.
L'inizio di una favola unica
E' solo l’inizio, un breve e significativo tassello costruito su di un pista mitologica che ha consacrato quel giorno il nome di Alberto Tomba alla storia. Ora possiamo riaprire gli occhi, no non è un sogno è solo la consapevole realtà che abbiamo incrociato nella nostra vita. Ed è una fortuna, la bellezza e la forza dello sci. Alberto Tomba, Campiglio: sono passati molti anni ma sembra ieri, oggi, ora. Perché per me, per noi e per tutti la leggenda non ha età. Non può averla l'opera d'arte, un capolavoro come lui.