Federica Brignone, una campionessa senza età: è la sciatrice italiana migliore di sempre?

Questa foto è stata scattata alle gare di apertura di Coppa del mondo di Soelden del 1999. La bimba sorridente ha nove anni ed è Federica Brignone. In quegli anni, già da un po’, lavoravo con sua mamma, Ninna Quario, vicedirettrice della rivista sci e colei che mi ha fatto scoprire e fare il primo passo del e nel mondo del giornalismo. Dovendo noi lavorare, ‘Fedolona’ andò a sciare con Andrea, un mio amico maestro di sci, che mi accompagnava quel week end. Andrea avrebbe voluto vedere le gare, ma quella bimba voleva solo sciare su e giù senza sosta. “Oh ma questa va fortissimo e non si ferma mai diventerà un fenomeno…” il commento di Andrea quel giorno che sia io sia Ninna lasciammo cadere con un sorriso. La famiglia Brignone si era trasferita da Milano ai piedi del Monte Bianco, dove il papà Daniele faceva l’allenatore e maestro di sci, ma così come a Soelden a quella bimba e al piccolo Davide, fratellino e oggi primo allenatore di Federica, con un passato agonistico importante, ma frenato dagli infortuni, piaceva passare il tempo a vivere la montagna a 360°, innamorandosi dello sci, più che dell’agonismo, della neve fresca, dei salti, più dei tracciati, delle passeggiate e arrampicate estive. Rappresentavano la famiglia che aveva scelto la classica fuga dalla città per vivere meglio, sempre a contatto con la natura. Anche quando andavo a trovarli a La Salle vedevo due terremoti non stare mai fermi, sempre in movimento. I risultati delle gare non erano mai una priorità, merce rara ormai tra gli assatanati genitori delle gare baby e cuccioli, under 10 di oggi, anche se già da piccola, pur non usando la tutina da gara, primeggiava con grande naturalezza. Quando Federica arrivò alle sue prime gare di Coppa del mondo e alla sua prima Olimpiade a Vancouver nel 2010, a vent’anni, sorprendeva un po’ tutti nel suo atteggiamento quasi distaccato da competizioni così importanti. “Una gara come le altre, ma sì… come va va…”. Per chi non la conosceva poteva sembrare arrogante o distaccata, chi era invece un po’ più vicino, sapeva benissimo che quello che vedevi era quello che era. Ciò che diceva lo pensava veramente. “La sgridata più grande gliel’ho data quando si è arrabbiata a una gara perché era stata battuta…” mi raccontava di recente Ninna, durante una delle nostre disquisizioni sull’esasperazione che c’è oggi nello sport giovanile, perché non era da lei arrabbiarsi così. Quella stessa arrabbiatura che forse abbiamo visto quest’anno dopo l’uscita di Kronplatz. ‘Fedolona’ negli anni è diventata la tigre, immagine ben stampata sulla calotta del casco e sui guanti e assolutamente evidente in pista. Scia con la naturalezza data dalle ore passate a vivere la neve e la montagna ancor prima dei pali, ma fallo capire oggi e ci chiediamo perché non abbiamo più talenti. Mai e poi mai potevo immaginare che quella bimba potesse diventare una tigre così vincente tanto da dover scrivere questo pezzo per rispondere alla domanda di Michele Mastrogiacomo che me l’ha commissionato: “è l’italiana più forte di sempre?”. Domande alle quali, è banale dirlo, ma è sempre difficile, anzi impossibile rispondere. È l’unica ad aver vinto la coppa del mondo assoluta e ne è di nuovo leader quest’anno, ha vinto più di tutte in coppa del mondo. Deborah Compagnoni ha più ori tra olimpiadi e mondiali, Sofia Goggia ha l’oro olimpico che manca a Federica, ma c’è alle porte Cortina, quindi, caro Michele e voi che leggete, mettetevi l’animo in pace perché non vi dirò che è la più forte, ma vi dirò che è la più longeva, lo dicono i numeri, e la più veloce amante della montagna in tutti i suoi aspetti che potete trovare a una gara di Coppa del mondo o a un Mondiale o a un’Olimpiade. Sono sicuro che dopo i Mondiali questa Heidi moderna posterà immagini in giro con le pelli o in cima alla montagna perché è il suo mondo, quel mondo che l’ha resa felice e forte. Federica non ha età perché corre con lo stesso entusiasmo di quando era quella ragazzina un po’ aggressiva che si affacciava al grande palcoscenico, perché a lei di tutto il contorno davvero fregava e frega poco, a lei interessa poter far correre gli sci con quella sua sciata così naturale che ben poche hanno. In gigante mi ricorda Ted Ligety per come curva e per la sua naturalezza, ma ha aggiunto anche l’intelligenza tattica, Kronplatz e Kranjska a parte, di Tomba. Un mix micidiale per le avversarie. E finché avrà lo stesso entusiasmo correrà perché le piace, mentre quando questo verrà meno smetterà. Ma di certo non è e non sarà una questione di età.

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Carlo Vanzini