La terza puntata della serie ci porta alle Olimpiadi di Messico 1968 dove, dentro e fuori dal terreno dei giochi, successero cose che non potranno mai essere dimenticate e hanno il sapore della Storia
#SKYBUFFARACCONTA 1968: LA SECONDA PUNTATA
C’è una domanda che nell’estate americana del 1968 tutti si fanno: perché il nuovo fenomeno del basket Lew Alcindor, ha annunciato che non parteciperà alle Olimpiadi di Città del Messico? Non è l’obiettivo di ogni atleta, soprattutto dei neri? Sì, solo che alcuni di quegli atleti sono animati dallo spirito delle Black Panthers, e quell’occasione vogliono sfruttarla come vetrina per la loro lotta antirazzista. Lui è uno schivo e preferisce una linea più defilata, o forse ha paura di colpi vaganti come quelli che hanno freddato Martin Luther King in aprile.
La contestazione nello sport che andrà in scena quell’anno sulla ribalta mondiale messicana ha un mandante, il professor Harry Edwards. Ma chi è quest’uomo, perché ha radunato a Los Angeles i migliori atleti americani di colore? E poi, ma davvero Alcindor, futuro Kareem Abdul Jabbar, vuole boicottare i Giochi?
I motivi per la mancata partecipazione di Lew Alcindor a Messico ’68, sono dunque ancora piuttosto misteriosi. Nessun mistero per quello che riguarda la valutazione sulla vita del professor Harry Edward, assolutamente unica. Oggi tutti lo chiamano ‘Doc’, che sta per Doctor, ma allora, quando entrò qui nel 1960, il suo soprannome era ‘Scarry Harry‘ (Harry da paura), e ce n’era ben donde: 125 kg di muscoli per circa 2 metri d'altezza.
E’ lui l’ispiratore del gesto più controverso e rivoluzionario del 1968 sportivo: il pugno alzato dei due velocisti Tommie Smith e John Carlos sul podio del 200 metri a Mexico City, dove pochi giorni prima si era compiuta la tragica strage di Piazza delle tre culture.
Nella terza puntata della serie, Federico Buffa ci porta nel cuore del 1968 più violento e al contempo più glorioso, tra sudore, sangue e sapore di riscatto, raccontandoci alcune delle storie più emblematiche del legame tra sport, politica e società.
Saranno le Olimpiadi dell'esordio della Germania Est, dell'esplosione dei grandi mezzofondisti kenioti e si raggiungeranno vette inimmaginabili fino allora, nel concorso di ginnastica artistica femminile, per via della presenza di una principessa cecoslovacca Věra Čáslavská, che vinse tutti gli ori possibili, meno due, e che fu accolta talmente bene dai messicani che decise di anticipare le sue nozze, non più a Praga, ma qui a Città del Messico.
Allo stadio Olimpico si raggiunsero i vertici delle possibilità umane nei concorsi del salto in lungo e nel salto triplo, dove venne battuto il primato mondiale per 6 volte in poche ore.
Ma dove si andò anche oltre alle possibilità umane, probabilmente fu nello sprint. Ma lo sprint nel 1968 era al 95% afroamericano, e afroamericano significava che nel 1968 lo sprint a Città del Messico non arrivò da solo, ma sì porto dietro tutte le risultanze di un anno che non verrà mai dimenticato, perché era il 1968, l'anno che sconvolse il mondo.