Cino Ricci fa 90, intervista al primo skipper italiano in Coppa America
Vela ©IPA/FotogrammaNei giorni dell’America’s Cup a Barcellona, il papà della vela italiana è stato ospite a Sky Sport. Recentemente è gli è stata assegnata la medaglia Richard Francis Sutton, che è il massimo riconoscimento nell’ambito della Coppa America. La motivazione dice "Non esisterebbe la Coppa America prestigiosa se non esistessero dei gentiluomini come Cino Ricci"
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Cino Ricci è l’italiano corretto. Per come parla, per quello che dice, per come lo dice. Per come è italiano corretto lui. Un italiano corretto di un altro tempo, eppure così utile e così attuale. Compie novant’anni e interviene al telefono nella trasmissione a lui dedicata su SkySport24 e sul canale Sky dell’America’s Cup.
Cerchiamo di allestire attorno a lui una carrambata che gli faccia piacere. E in effetti gliene fa, anche se non è tipo da smancerie. Ha in compenso una sensibilità che si fa sentire, che lo rende dolce dove lo definiscono burbero e lo rende saggio e di buon senso dove lo definiscono schivo e laconico. Cino Ricci è il papà della vela italiana contemporanea. È l’uomo che prima con l’Admiral’s Cup e poi con la Coppa America di Azzurra, a partire dall’83, e passando per quelle dell’85 e dell’87 , riuscì a convincere il mondo della vela, intontito dalla fama e dai successi velici anglosassoni, che la vela italiana era molto di più di qualche successo qua e là. Cino Ricci da Ravenna, con quella sua parlata strascicata fu fondamentale, ma anche tanto caratteristico da finire imitato da Teo Teocoli in tv. Segnó un’era, che oggi continua, con Luna Rossa.
"Chi un giorno porterà la Coppa America in Italia me ne dovrà dare un pezzettino. Anzi, potrà anche farne a meno, perché io me lo sono già preso".
Eccolo qui il novantenne Cino Ricci al telefono con noi, in tv.
Buongiorno Cino!
"Sono qua!"
Tanti auguri!
“Grazie".
Nient’altro aggiunge, dato che ‘sto compleanno con la cifra tonda pare più un fastidio che altro.
Ma era davvero così burbero e monosillabico, ma buono allo stesso tempo come dicono? Si riconosce?
"Ma sì, forse. Loro dicono sempre così. Sarà così. Io non è che mi senta quando parlo. Per cui non so se sono burbero o non burbero. Io sono così e basta".
Che cosa le lascia oggi il fatto di essere stato il primo a lanciare operativamente la sfida dell’Italia per la Coppa America?
“Eh, è un orgoglio che mi porto dietro ormai da abbastanza anni. Che mi ha portato quasi a sfiorare la superbia, perché è un onore grande, sapete, quello di poter difendere i colori italiani con una barca e andare a sfruculiare gli americani. Quindi sono contento di averci pensato, di aver accettato e di essermici buttato”.
Mazza, Giorgetti, Ballanti, Apollonio, Piani detto "Ciato", Isemburg, Cordel, Roberti, Nava, Cino Ricci e Mauro Pelaschier. È la formazione che esordì a bordo di Azzurra il 18 giugno 1983 contro France e che vinse! Cosa provava quando scendeste in acqua!
"Mah, non era mica una grande emozione. Perché i francesi, quando Bruno Troublais dovette tornare in Francia per un impegno, furono affidati a me. Barca ed equipaggio. Mi disse di farne ciò che volevo. E noi in effetti li aiutammo. Quindi quando si trattò di andare in acqua contro di loro li conoscevamo già a menadito. Sapevamo come reagivano a bordo e come si muoveva la loro barca. Per cui per noi non è stata mica una grande vittoria. Per tutti lo fu, perché vincere la prima regata vuol dire partire con il piede giusto. Va bene. Ma per noi mica tanto emozionante".
C’è in collegamento da Barcellona anche Mauro Pelaschier, suo timoniere su Azzurra nella prima campagna dell’83 e poi nella terza dell’87.
Pelaschier: "Per Cino ho una domanda che mi frullerà sempre in testa. Io a te Cino sarò grato per tutta la vita, però ricordo che a Newport avevi dei dubbi sul mio conto e poi mi hai scelto appena una settimana prima della prima regata! Perché?
“Eh, non si sa perché! È una divinazione. E poi i capi non dicono alla ciurma le spiegazioni su quello che decidono. Neanche dopo cinquant’anni. Mai!”
Pelaschier: "Qui a Barcellona ci sono le regate d’epoca e c’è anche Ciato che ti fa gli auguri"
“Grazie. Però mi hanno detto che lì ci sono dei vecchi 12 metri di Coppa America e io da voi mi aspettavo un po’ di foto! Ecco, portatemele quando venite a trovarmi o mandatemele. Perché io mi ricordo. I capitani non è che hanno buona memoria, i capitani hanno una grande passione e quella lì fa mantenere la memoria”
Dato che lei comandava una spedizione tutta italiana, ne sentiva il peso?
"Chi, io? No, no, non si sente nessun peso. Uno quando parte per la regata pensa solo che deve vincere e basta"
Cino, lei scelse dei ragazzi che non erano professionisti. Era gente che faceva regate più che a livello amatoriale, ma non professionisti, che forse nemmeno esistevano come oggi
"Io ho badato di più a fare il gruppo che a cercare gli specialisti. Fare gruppo vuole dire avere una passione comune. E questo vuol dire che tutti quanti tirano la carretta, senza farsi tirare di nascosto dagli altri. Per cui sceglievo la gente che secondo me aveva l’attitudine a fare gruppo. Ne ho scelti tanti così. E non mi hanno mai tradito".
Grazie alla sua storia lei ha avuto anche a che fare con grandi personaggi. Dall’avvocato Agnelli, all’Aga Khan, da Gardini di cui divenne amico a Patrizio Bertelli. Cosa le hanno lasciato questo tipo di persone?
"Ognuno di noi ha dei lati buoni e meno buoni. Con Gardini era diverso. Io di Raoul ero amico da cent’anni. Gli altri li ho conosciuti perché hanno finanziato delle grosse imprese e molti, quasi tutti, hanno apprezzato quello che dicevo e mi hanno sempre guardato negli occhi come io facevo con loro. Insomma io non sono proprio mai caduto in situazioni …piagnulatorie. E forse è per quello che in molti casi ho avuto successo avendo la possibilità di regatare con barche grandi; di andare in Inghilterra, di andare in America e diventare piano piano quello che poi ha guidato la barca Italiana per il primo tentativo".
C’è qui con noi Ganga Bruni che le fa gli auguri!
"L’ultima foto che ho fatto con la mia barca, quando era esposta a Milano,
c’eri anche tu Ganga!"
Bruni: "Qui a Barcellona è pieno di gente, anche di Luna Rossa, che mi ha chiesto di farti gli auguri. I velisti si ricordano di te alla grande"
"Eh, ormai purtroppo lo sanno tutti!"
Bruni: "E direi che Luna Rossa ieri ti ha fatto un bel regalo".
“Si, decisamente! Anzi, ringraziali da parte mia”
Le è stata recentemente assegnata la medaglia Richard Francis Sutton, che è il massimo riconoscimento nell’ambito della Coppa America. La motivazione dice “Non esisterebbe la Coppa America prestigiosa se non esistessero dei gentiluomini come Cino Ricci”.
"Son rimasto sorpreso anch’io di una lode così grande. Apprezzo con onore, perché è l’apice di tutto quello che ho fatto. L’amore per la vela mi ha portato a questo premio, più che il fatto di gareggiare. Mi ha reso davvero felice"