Il "Mare selvaggio" di Ambrogio Beccaria

Ambrogio Beccaria si racconta nel suo primo libro ‘Mare selvaggio’ con Matteo Caccia. Un’occasione unica per avere ospite a Sky Sport il navigatore oceanico più conosciuto del momento, che per pochi giorni transita in Italia dopo una stagione intensa che lo ha visto protagonista prima nell’Ocean Race Europe e poi nella transoceanica Transat Cafè l’Or sempre a bordo di Allagrande Mapei. Trentenne milanesissimo, ma ormai residente a Lorient, in Bretagna, la capitale della vela oceanica, Bogi - ormai questo è il suo soprannome - è considerato tra i navigatori più talentuosi della sua generazione. Si è fatto strada animato da una forte passione per il mare partendo dalla classe mini, a bordo di piccole imbarcazioni di sei metri e mezzo , passando poi per il class 40 fino ad approcciare nel 2025 gli Imoca 60, mostri oceanici che raggiungono i 18 metri di lunghezza. Ambrogio Beccaria si racconta in un libro che appare un po’ un diario di bordo, ma contemporaneamente un viaggio interiore di questi anni in oceano: riflessioni a cuore aperto alla ricerca dell’origine di questa passione per il mare. “Non volevo scrivere un libro sulla vela né solo su me stesso ma usare il potere delle storie che si scovano nella mia vita un po’ strana da marinaio. Le storie che racconto nel libro possono essere considerate racconti universali dove ognuno di noi può leggerci quello che vuole”. Bogi si racconta piccolissimo, delle vacanze in barca con i genitori tra la Grecia e la Sicilia e di una paura per l’acqua e per le alghe. Oggi dice assorbita e superata. E come spesso accade ai marinai emerge anche il fatto che da piccolo non amasse fare il bagno, soprattutto nel profondo blu. Il primo sport che irrompe nella sua vita non è la vela ma il tennis, spinto dalla passione del papà. Poco talento e poca dedizione. Risultato? “Abbandonare il tennis è stato il primo gesto sportivamente più onesto della mia vita”, racconta Beccaria. Il capitolo più intimo esula completamente dalla sua vita da marinaio ma è servito per spiegare l’amore e l’ossessione per la competizione: proprio durante gli anni che ha trascorso nell’agonismo giocando a tennis. Per Bogi competere significa vincere. “Sei l’ultimo risultato che ottieni” gli sussurrava il primo allenatore Riccardo Apolloni e da lì è rimasta questa impronta forte. Arrivare secondi non vale quanto un primo posto. “Alla fine c’è una classifica che ci piaccia o no. Il risultato va accettato. La frustrazione c’è e rimane ma deve essere trasformata in qualcosa che dia lo slancio per fare meglio”, racconta il giovane milanese. Ma oggi Ambrogio Beccaria di vittorie ne ha già conquistate parecchie. L’inizio della carriera comincia come ama definirsi da ‘minista allo sbaraglio’. “La carriera da velista oceanico non esiste, non esiste un percorso deciso da qualche parte. Ho cercato tantissimo per vivere una vita vicina al mare. I mini sono un po’ la scuola del navigatore oceanico. Sono riuscito a scovare una barca recuperata da un naufragio e poi anche uno sponsor per trovare il coraggio di partire. Il bello di quella classe è che erano tutti allo sbaraglio”. Anche il racconto del naufragio di un amico carissimo, Alberto Riva, è contenuto nel libro ed è forte l’impatto che ha sulla sua anima. Luglio 2024. Acrobatica durante la Quebec – Saint Malo l’imbarcazione di Alberto Riva viene speronata da un cargo e quell’episodio segna moltissimo Beccaria. “Alberto era un po’ una parte di me, la prima regata in solitario l’abbiamo fatta una contro l’altro, era un po’ un sogno di tutte e due fare questa vita salata”. Ma si trovano anche passaggi quasi poetici, come la ragione per cui Ambrogio si è tatuato una balena sull’avambraccio. Il racconto del primo incontro con una megattera che salta davanti alla prua della barca, enorme, gigantesca: “Capisco in quel momento che è il mare che decide se lasciarti andare o no”. “Quando ho paura, quando sento che potremmo colpire una balena, le do un bacio”. L’idea di vincere è un pensiero fisso per Ambrogio Beccaria. Ora il progetto è diventato grande e La Vendée Globe, il giro del mondo in solitario, non è più un sogno. Con Allagrande Mapei si lavora per il 2028. Una barca che ha un carattere forte quando c’è tanto vento, meno quando accade il contrario. Previsti grandi lavori di refitting rivela a Sky Sport: “L’idea è di fare dei foil nuovi, più potenti per decollare prima”. Dal Golfo dei Nesci all’Atlantico è un attimo. Allagrande e buon vento Bogi!

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Il "Mare selvaggio" di Ambrogio Beccaria

Francesca Piantanida