Violette Dorange, la storia della più giovane di sempre ad aver concluso la Vendée Globe

Nel 2001 la ventiquattrenne Ellen MacArthur ha straordinariamente tagliato il traguardo in seconda posizione nella quarta edizione del Vendée Globe, incantando il mondo. Quello stesso anno, a Rochefort, nell’ovest della Francia, è nata anche Violette Dorange. Il nome ai più non suonerà affatto familiare, ma in reatà Violette è già nella storia, perché a soli 23 anni – ne compirà 24 ad aprile – è la più giovane velista a partecipare e concludere il Vendée Globe, battendo il record dello svizzero Alan Roura. Ha chiuso 25esima, concludendo in poco meno di 91 giorni, ma non è certo il piazzamento che lascia tutti a bocca aperta. Ma il fatto che Violette abbia avuto, così giovane, coraggio, sangue freddo e la capacità di portare a termine la regata più dura e affascinante che esista. Lei, plurimedagliata ai Campionati Mondiali Giovanili 420, sognava proprio questo. Il giro del mondo in solitaria senza scalo nè assistenza, l’Everest dei mari, che mette a dura prova anche i velisti più esperti. Violette, invece non ha mai mollato, compiendo una vera impresa. Timida e riservata, la francese è rimasta sorpresa dell’accoglienza ricevuta a Les Sables, nonostante l’avessero avvertita, quasi incredula per il grande pubblico ad aspettarla e festeggiare con lei. ''Sono ancora sotto shock, sbalordita dalla folla che mi ha accolto al mio arrivo. È stato incredibile! Provo tante emozioni diverse, mi sembra di essere un po' fuori dal mio corpo. Sono così felice di aver completato questa regata intorno al mondo. Ho realizzato il mio sogno! - ha detto Violette all’arrivo – In questi tre mesi ho vissuto cose che non avrei mai immaginato. Ho attraversato tempeste con onde alte sei metri e venti violenti. Ho passato momenti difficili, come quando ho dovuto salire due volte sull'albero, ma anche momenti magici, come la scoperta di Staten Island, che ha segnato l'inizio della risalita dell'Atlantico. Questa avventura è stata intensa e indimenticabile”. Le emozioni per aver vissuto un’esperienza unica superano di gran lunga le difficoltà e la fatica, anche se la mancanza di casa, degli affetti e degli amici si è fatta sentire eccome. “La durata della gara è stata difficile da gestire: tre mesi senza vedere i miei cari è molto tempo. Ho davvero bisogno di rivederli, di abbracciarli". Un metro e sessanta di gentilezza e delicatezza, ma un animo da vera guerriera. Violette è assolutamente centrata e risolta, e consapevole di ciò che vuole e di come ottenerlo. Concentrata sull’obiettivo, ma anche capace di valutare i rischi e le opzioni, con enorme maturità. ''Mentre ci avvicinavamo a Capo Horn, ho scelto di aspettare due giorni a causa dei forti venti. Questa pausa mi ha fatto staccare dal gruppo, ma non mi sono arresa. Non mi sentivo a mio agio nel passaggio a Capo Horn. Una grande depressione bloccava il passaggio, alla fine non era così forte come previsto e col senno di poi, forse questa scelta non è stata quella giusta, ma con i “se” potremmo ricostruire il mondo. Mi assumo la responsabilità di questa decisione. Questa regata è stata soprattutto una grande avventura". Sicurezza delle sue parole e capacità di analisi, ma non sfrontatezza e superbia. Perché la solitudine, le difficoltà, gli imprevisti e i pericoli, non sono cose da sottovalutare. Ma Violette ha saputo rispettare il mare, e soprattutto le sue emozioni. ''Ho avuto paura molte volte, non lo nascondo. Ho avuto paura prima di entrare nell'Oceano Antartico perché non sapevo cosa aspettarmi. Durante le tempeste, spesso mi sembrava che tutto stesse per rompersi. Ma la paura può essere una cosa positiva: ti tiene concentrato. Bisogna andare avanti nonostante la paura. Quando sentivo la barca sbattere contro le onde, mi chiedevo come avrebbe retto. Alla fine, mi dicevo che se qualcosa si fosse rotto, avrei trovato una soluzione. Nei momenti difficili, mi dicevo che c'erano troppe persone dietro di me per arrendermi, e questo mi ha dato la forza". Una forza che non è scontata, per una giovane donna di 23 anni. ''E’ stato qualcosa di davvero unico, a volte sei più vicino alla stazione spaziale cha a qualsiasi altro essere umano, è difficile da spiegare, ma il mio sogno si è avverato. Volevo dimostrare che si possono realizzare grandi cose, anche da giovani. Spero di aver condiviso questa avventura al meglio delle mie possibilità e non credo che sia finita: c'è ancora molto da trasmettere, e molto lavoro da fare. Ma è eccitante. Voglio continuare a regatare e partecipare a una futura edizione della Vendée Globe. Da oggi inizia una nuova avventura e ho fiducia nel futuro.'' Il messaggio che Violette lancia è chiaro: con costanza, determinazione e dedizione si possono fare grandi cose e realizzare i propri sogni, anche quando sembra impossibile. Superare i propri limiti e conoscere anche le proprie debolezze, affrontarle ma soprattutto saperle riconoscere e rispettarle. Insomma, con il suo spirito e la sua impresa Violette ha dato a tutti una grande lezione. Ed è la lucidità con cui racconta la sua esperienza che lascia sbalorditi fa invidia anche ai più grandi, perchè Violette ha già chiaro ciò che vuole, e sapere qual è il proprio posto nel mondo, a soli 23 anni, non è affatto scontato.

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Violette Dorange, la storia della più giovane di sempre ad aver concluso la Vendée Globe