Non di solo calcio vive l'uomo, ma anche di e-sport

Ogni ragazzo nato negli anni Novanta e cresciuto nei primi Duemila, almeno una volta nella vita, ha disegnato un cross millimetrico con il destro educatissimo del regista Minanda, fermato un contropiede avversario con le ampie falcate del colosso difensivo Valeny o segnato un gol allo scadere con uno scatto sul filo del fuorigioco dello sgusciante centravanti brasiliano Castolo. Nato come Winning Eleven, arrivato oggi a chiamarsi eFootball, in una parola, anzi tre: Pro Evolution Soccer, capolavoro videoludico della società giapponese Konami che dal 1994 ha intrattenuto generazioni di bambini e adolescenti in giro per il mondo. Un fenomeno talmente diffuso quello di PES da avere un proprio Mondiale, in cui i migliori videogiocatori del pianeta si sfideranno in rappresentanza della propria federazione nazionale per vincere il titolo di campione del mondo. Questo duello all’ultimo joystick si terrà dal 9 al 12 dicembre a Riyadh, capitale dell’Arabia Saudita , dove si daranno battaglia 54 giocatori da 18 Paesi, in rappresentanza di altrettante federazioni. Due giorni di fase a gironi serratissima, dove i rappresentati di ogni Stato, divisi per coppie, si daranno battaglia per accedere ai quarti di finale, fino alla finalissima di giovedì 12. Non ci sarà l’Italia, che a causa di mancati accordi commerciali con la Fifa, organizzatrice dell’evento, non ha composto una sua selezione per partecipare. Parlando di videogiocatori di alto livello, Salvatore Di Giacomo è un ragazzo di 26 anni della provincia di Napoli. Ha una laurea triennale in lettere e una magistrale in Filologia moderna conseguite alla ‘Federico II’ di Napoli. Sta cercando di costruirsi una carriera come professore, ma una carriera ‘alternativa’, per così dire, ce l’ha già. Perché Salvatore Di Giacomo ha una doppia identità: online è conosciuto come Sasinho_Digiac, niente di meno che uno dei giocatori di PES, pardon, eFootball, più forti di tutto il panorama europeo. Certo, praticamente tutti almeno una volta nella vita abbiamo schiacciato dei tasti su un controller, ma farlo a livello competitivo è tutta un’altra storia: “Oggi ho maggiore equilibrio, nei giorni di preparazione per un evento importante gioco circa un paio d’ore, se fatte bene. Capita anche di non accendere la Playstation”, racconta. “Nel periodo del Covid invece, quando ero ancora uno studente universitario, per colpa della pandemia che ci obbligava a restare chiusi in casa le sessioni di allenamento erano anche di 5/6 ore al giorno”. Una questione di tempo, certo, ma non solo, altrimenti basterebbe dedicarsi a una qualsiasi disciplina ore e ore ogni giorno per diventare un professionista. Così come un calciatore professionista si differenzia da un amatore, tanto dipende dal talento. Ma per Sasinho-Digiac il talento, pad alla mano, fa rima con una cosa ben precisa: la testa. “La mentalità fa tantissimo in questo mondo. Calcio reale e virtuale condividono questo aspetto. Tante volte non sarai il migliore da un punto di vista tecnico, a maggior ragione quando il livello si alza. Quello che può fare la differenza è la capacità di rimanere concentrati, di saper reggere la pressione, di saper leggere la partita in tempi brevi e prendere le contromisure necessarie per sopraffare l’avversario”. Certo, la pressione. Perché anche quello è un aspetto importante del mondo e-sports. I tornei più importanti, da quelli nazionali fino ad arrivare a quelli su scala mondiale si giocano sotto la luce dei riflettori, tante volte nelle fiere di settore ma per i più importanti anche in vere e proprie arene, con un pubblico in carne e ossa a tifare. E qui ritorna la componente della gestione della pressione: “Per gli eventi più rilevanti, per livello e montepremi, si può avere anche un coach”, spiega Di Giacomo, “Molto spesso è un content creator che presta la sua immagine al team. Altre volte è un pro player, magari un compagno di squadra, che dall’esterno riesce a darti degli aggiustamenti tattici per indirizzare la partita, aiutandoti anche psicologicamente”. Nella sua ancora breve carriera, Sasinho_Digiac ha già rappresentato sia il Pisa sia il Milan, vincendo più di un titolo nazionale e ottenendo un terzo posto europeo. Ha anche giocato per i Qlash, una delle squadre e-sport più importanti d’Italia. Giocare per lavoro, però, è ancora un lusso per pochi, almeno nel nostro Paese: “Io ho avuto la fortuna di ricevere uno stipendio fisso per più di un anno, ma la maggior parte delle entrate sono rappresentate dai piazzamenti nei tornei. Farne una professione a tempo pieno è complicato, perché in Italia non esistono ancora delle normative che regolano a tutto tondo il settore e-sport”. Un ingresso nel mondo del lavoro, se così possiamo chiamarlo, vincolato anche dal tipo di gioco in cui si cerca di competere: “Il bacino di utenza è un indicatore chiave per accedere al professionismo. Su PES/eFootball per esempio è più complesso farlo rispetto a FC/Fifa, perché ha meno giocatori. Meno giocatori di conseguenza significano meno visibilità, meno visibilità significa meno sponsor, quindi un numero ristrettissimo di pro-player”. Come detto, in Arabia Saudita si sta svolgendo il Mondiale di eFootball. A darsi battaglia per la coppa del mondo virtuale ci saranno 18 Paesi, in rappresentanza delle rispettive federazioni nazionali di calcio, tra cui India, Thailandia, Malaysia, Costa Rica, Polonia e Marocco. La SFE Arena di Riyad ospiterà tutti i 4 giorni della competizione, con pubblico dal vivo e dirette streaming costanti, in quello che sarà un evento a tutti gli effetti su scala globale. Giusto per dare un’idea, solo per le fasi di qualificazione hanno partecipato addirittura 14 milioni di utenti. Un numero in apparenza sproporzionato, ma solo all’apparenza, perché manca ancora un dettaglio. Il montepremi: 100mila dollari, di cui 20mila per la coppia vincitrice. Potendo tornare indietro, forse sarebbe valsa la pena passare un po’ più di tempo con Minanda, Valeny, Castolo e tutti gli altri.

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Non di solo calcio vive l'uomo, ma anche di e-sport

Simone Dagani