Basket, Coppa Italia: nel weekend appuntamento a Firenze con la Final Eight

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Pietro Colnago

Da giovedì lo spettacolo della Coppa Italia al Nelson Mandela Forum di Firenze. Lo scorso anno in finale si impose Torino contro Brescia

Si spengono le luci sul palcoscenico del campionato, si cambia sceneggiatura e si attende l’inizio di una nuova rappresentazione. L’appuntamento è a Firenze: otto squadre con diversi ruoli e copioni legati alle ambizioni ma anche alla consapevolezza che in una partita secca tutto può accadere. La parte della protagonista spetta di diritto all’Olimpia che a Firenze avrà comunque una faccia nuova con un Nedovic rientrante dopo quasi due mesi di assenza, un Nunnally sempre più all’interno del sistema e attaccante di razza, e un Omic che, in assenza di Gudaitis e Tarczewski, si è ritagliato minuti e ruolo importanti per concretezza e intensità. Se poi il cast di supporto funziona con Fontecchio e Della Valle a spingere per avere spazio e Jerrells sempre più killer di problemi ce ne saranno pochi. A contenderle la coppa un gruppo di squadre diverse per forma ma con eguale voglia di stupire: Venezia, che nella storia non ha mai vinto una partita di Final Eight, è prima nel tiro da tre punti, negli assist e nelle stoppate, ma deve cercare al più presto la continuità che le è mancata nelle ultime settimane, chiedendo a Daye e Watt di continuare a fare i terminali nelle diverse zone del campo, e a Bramos, Stone e la compagnia italiana di soffrire in difesa e non rinunciare ad un tiro in attacco. Poi Avellino che si affida alla coppia terribile Sykes-Green, entrambi capaci di spaccare ogni difesa ma altrettanto in grado di andare fuori giri quando la difesa avversaria mette loro le mani addosso. Cremona, una delle sorprese assieme a Brindisi, fa storia a sè: il sistema di Sacchetti non prevede un solista ma un’orchestra che suona lo stesso spartito lasciando spazio però ad assoli diversi, spesso i sei uomini in doppia cifra fanno dei lombardi un rebus difficile da risolvere per le squadre avversarie in qualsiasi centimetro del campo si giochi e questo è un vantaggio non da poco. Brindisi è senza dubbio la squadra con più entusiasmo: il sistema funziona, Vitucci ha trovato i giusti equilibri tra il talento di giocatori come Brown e Chappell, la leadership indiscussa di Banks e la grande voglia di essere protagonista di Moraschini, potrebbero essere davvero la mina vagante del torneo. Rimangono Varese, Sassari e Bologna: i lombardi dopo un periodo di appannamento sembrano aver ripreso energia: partendo dalla difesa, la più tignosa della serie A, i punti di riferimento in attacco rimangono Avramovic, Scrubb e Moore e a se a questi, come è accaduto domenica scorsa si aggiunge anche il jolly Ferrero, autore di 28 punti in 22 minuti con un 11 su 13 al tiro, ecco che la sorpresa potrebbe essere dietro l’angolo. I sardi viaggiano a corrente alternata: si accendono quando Smith e Mc Gee trovano continuità, aiutati anche dalla truppa degli italiani, si spengono improvvisamente soprattutto in difesa non ci mettono la necessaria energia. Abbiamo lasciato per ultima Bologna non per meriti ma per curiosità: la Virtus è tornata tra le grandi, essere alle Final Eight è un traguardo prestigioso e giocando senza pressione potrebbe diventare pericolosa, soprattutto se accanto alle certezze offensive Punter e Aradori, si aggiunge come ha fatto qualche giorno fa anche un Moreira formato extralusso.