Tabellini: "Il mio basket si ispira al Milan di Sacchi. Che emozione l'Eurolega"

“Tre anni fa, a Praga, facevamo le trasferte ognuno con la propria macchina. Oggi sono a Parigi e alleno in Eurolega”. Ancora fatica a crederci Francesco Tabellini, modenese di Piumazzo, nome nuovo della pallacanestro europea e da quest’anno capo allenatore di Paris Basketball, la squadra che ha stupito tutta l’Eurolega della scorsa stagione per la modernità, l’efficacia e la spettacolarità della sua pallacanestro. Quest’estate, durante le convulse fasi del mercato, improvvisamente è apparsa una notizia: a Parigi il nuovo allenatore è Francesco Tabellini, che prende il posto lasciato vacante da coach Tiago Splitter, volato nello staff di Chauncey Billups a Portland. Il management parigino non aveva perso tempo: il General Manager, James Newman, si è ricordato di quel giovane allenatore e del suo gioco tutto velocità, contropiede e clamorosa aggressività difensiva che aveva visto imporre da Tabellini dalla panchina di Nymburk, la dominatrice del basket ceco. Era lui, Francesco Tabellini, coach campione di Cechia nelle ultime due stagioni, l’uomo giusto per proseguire sulla strada della passata stagione, quella del titolo francese e delle Final 4 di Eurolega sfiorate: “A Parigi hanno una visione nuova, rivoluzionaria; inseguono il talento e quando lo vedono in una persona ci scommettono ancora prima che questo talento si sia manifestato”. Lo dice lo stesso Francesco Tabellini parlando di David Kahn, ex presidente delle basketball operations ai T’Wolves e attuale presidente di Paris Basketball, animatore di una società nella quale il risultato cestistico deve arrivare attraverso elementi non meno importanti come l’immagine, la diffusione del marchio, la spettacolarità della prestazione, la novità e la freschezza del modo di giocare. A Parigi, nella breve vita di questa società, lo hanno sempre fatto: prima con Tuomas Iisalo, rivoluzionario coach finlandese che, prima di volare a fare il capo allenatore ai Memphis Grizzlies, ha portato la squadra a vincere l’Eurocup e a conquistarsi l’accesso all’Eurolega; poi con Tiago Splitter, l’anno scorso, con la vittoria nel campionato francese e i quarti di Eurolega persi contro il Fenerbahce dopo una stagione regolare tutta trascorsa nelle zone alte della classifica. Ora tocca a Francesco Tabellini che, però, dovrà fare senza gli uomini chiave delle ultime due stagioni: TJ Shorts, Mikael Jantunen, Tyson Ward e Kevarrius Hayes non ci sono più, volati in squadre estremamente ambiziose proprio grazie a quello che hanno dimostrato a Parigi. “Quest’anno il budget è limitato ma la filosofia di questa società non è cambiata: bisogna avere il coraggio di osare e lo faremo con forze diverse, con giocatori nuovi, magari debuttanti in Eurolega, ma sempre seguendo gli stessi criteri”. Un’idea stimolante per la quale però serve la pazienza necessaria per ricostruire un gruppo nuovo, introdurre un nuovo modo di giocare, con partite e trasferte frequenti e poco tempo per allenarsi. Per questo motivo, per affermare la propria idea di basket, dopo sette anni di settore giovanile Virtus e otto anni di settore giovanile e prima squadra a Treviso, Francesco Tabellini è dovuto emigrare in Repubblica Ceca. Anche se “il basket che voglio fare a Parigi in fondo non è molto diverso da quello che chiedevo ai miei ragazzi dell’Under 13 della Virtus: corsa, gioco in velocità, grande aggressività difensiva. È una pallacanestro che ho in mente da sempre, da buon milanista mi sono ispirato al gioco di Sacchi, a una squadra fortissima tecnicamente ma alla quale venivano richiesti anche notevole fisicità ed atletismo”. Era il 2007, infatti, quando un ventiquattrenne Tabellini, giovane allenatore alla Scuola Basket di Samoggia gestita da Giordano Consolini, venne chiamato dalla Virtus, su suggerimento dello stesso Consolini, storico coach del settore giovanile delle V Nere dagli anni ’80 in poi con fugaci apparizioni in prima squadra. Tabellini si trasferì a Bologna, una città a cui è ancora oggi legatissimo per come si è trovato e per quanto lì è stata indirizzata la sua vita. Per permettersi un appartamento in centro di mattina insegnava e di pomeriggio allenava, fino a quando si trovò di fronte ad un bivio: “Per continuare a insegnare dovevo fare un esame di specializzazione e per prepararlo mi serviva il pomeriggio per studiare, quindi non avrei più potuto allenare. Per provare a salire di livello come coach avrei avuto bisogno delle mattine per andare in giro, frequentare corsi, parlare con gli allenatori e seguire i loro allenamenti. Non avrei più potuto insegnare, dovevo scegliere…”. Così, per questa inevitabile scelta, l’Italia ha perso un probabile bravissimo insegnante ma ha guadagnato un ottimo allenatore: moderno, coraggioso, pronto, ora, a far male a quella Virtus in cui ha lavorato, per la quale ha fatto il tifo e per la quale veniva insultato dai tifosi Fortitudo quando andava in giro in bicicletta per i portici bolognesi con la tuta delle V Nere. “La mia principale soddisfazione è vedere la mia squadra imporre il proprio gioco, una soddisfazione maggiore anche di quella che si prova per una vittoria”. Un modo di pensare e vedere le cose davvero illuminato e che vale in ogni ambito, non solo quello cestistico: allora togliamo il 'probabile' di qualche riga fa, Francesco Tabellini sarebbe stato senza dubbio anche un ottimo insegnante.

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Geri De Rosa