Quello di Milano è stato un anno da dimenticare

Dopo aver vinto gli ultimi tre scudetti, l’Olimpia Milano non giocherà la finale di LBA questa stagione. Un fatto che già di per sè fa notizia. La squadra più titolata, quella con il budget più alto di tutta la serie A, che compete ogni anno con mire importanti anche in Europa, ha concluso la stagione senza trofei, ad eccezione della Supercoppa di settembre, che però da regolamento apparterrebbe alla stagione precedente, e con molto amaro in bocca. Non accadeva dal 2019 che la formazione milanese terminasse così presto la sua stagione, anche allora fu fallimentare su tutti i fronti, tranne che per il successo in Supercoppa: Coppa Italia, dove uscì ai quarti di finale contro Bologna, campionato, sconfitta in semifinale da Sassari dopo aver terminato in testa alla classifica la regular season, ed Eurolega, nella quale chiuse al dodicesimo posto. Certo, le annate negative esistono nello sport, ma resta il fatto che da questa Olimpia ci si aspettava molto di più. Non solo perché, come detto, Milano è una delle società più ambiziose della serie A, sempre quasi obbilgata a vincere in ogni manifestazione alla quale partecipa, ma soprattutto perché anche quest’anno aveva costruito una squadra che nessun altro club si sarebbe potuto permettere, con giocatori da far invidia anche a qualche squadra europea, e un roster così lungo e competitivo che ai nastri di partenza aveva mire e obiettivi importanti in campionato, per poi tornare protagonista anche in Eurolega. E invece Milano ha concluso all’undicesimo posto in Europa, vincendo il 50% delle partite, e questo non è bastato ad accedere neanche ai play-in, in Coppa Italia ha perso in finale contro Trento, mentre in campionato ha rincorso per gran parte della stagione le prime quattro posizioni in classifica, terminando poi al quinto posto senza il vantaggio del fattore campo e uscendo in semifinale contro Bologna, sconfitta con un sonoro 3-1 dopo aver perso le due gare casalinghe. E allora cos’è che non ha funzionato? I fattori sono diversi ed è delicato e complicato forse riuscire a dare una reale spiegazione ad una stagione così negativa. Innanzitutto, qualche scelta ha forse deluso le aspettative. Da anni, dopo il saluto a Sergio Rodriguez, Milano è alla ricerca di un playmaker in grado di potersi sostituire come capacità balistiche, doti tecniche e carisma, senza riuscire però forse mai a trovare una valida alternativa. Non è un’impresa facile, e forse non è neanche giusto, servirebbe forse qualcuno con delle caratteristiche diverse che dia un nuovo assetto alla formazione. Quest’anno Bolmaro e Dimitrijevic, non si sono rivelate scelte azzeccate, così come l’innesto di Mannion, dopo una boccata di ossigeno, non si è rivelato così adeguato. Accanto a questo sicuramente gli infortuni hanno costretto coach Messina a modificare le disposizioni in campo, e non hanno aiutato il gruppo ad amalgamarsi nel modo migliore possibile. Josh Nebo su tutti, è il tassello di cui Milano ha più sentito la mancanza sul parquet per tutta, o quasi, la stagione. Discorso simile per Fabien Causeur, uno degli uomini di esperienza che per carisma e caratteristiche avrebbe potuto caricarsi la squadra sulle spalle, prendendosi le giuste responsabilità e trascinando la squadra nei momenti delicati, ma che non ha mai avuto l’impatto sperato. Probabilmente non c’è mai stato un vero collante che potesse in qualche modo tenere insieme il gruppo, soprattutto nei momenti chiave della stagione, e in troppe occasioni Milano si è dovuta affidare al talento dei singoli, invece che all’apporto del collettivo. Ma quando le individualità in campo fanno la differenza, le cose funzionano, quando invece qualcosa si rompe, le mancanze sono importanti. E infatti Zach LeDay, dal quale Milano ripartirà, dopo un ottimo inizio, è crollato dopo essere stato utilizzato troppo per tutta la stagione, così come Shavon Shields, molto spesso costretto ad essere l’uomo partita con il compito di togliere le castagne dal fuoco, senza risultare molto spesso decisivo come lo era stato in passato. Menzione speciale per Nikola Mirotic invece, i suoi 30 punti in gara4 contro Bologna lo hanno ancora una volta incoronato miglior giocatore di Milano. E non c’erano molti dubbi. Uno dei giocatori più dominanti d’Europa, tecnicamente e cestisticamente di un altro livello, ma forse troppo spesso lasciato solo a dover decidere le partite. Il montenegrino naturalizzato spagnolo però, dopo due stagioni forse non all’altezza delle sue aspettative, lascerà Milano per dirigersi con grande probabilità al Monaco, dove proverà la caccia all’Eurolega. Il saluto al pubblico e il ringraziamento del fenomeno in maglia 33 è un addio malinconico, per quello che si sarebbe potuto costruire e per quello lasciato indietro. Un giro di campo che lascia anche qui l’amaro in bocca, e che chiude un ciclo per l’Olimpia, che non potrà ripartire dalla sua stella, ma dovrà ricostruire un nuovo ciclo, dando un nuovo volto alla squadra. Serviranno dunque strategie più mirate, o forse semplicemente nuove, con altri assetti e dinamiche, mettendo insieme prima di tutto un gruppo, certamente con gerarchie chiare, ma in cui ciascuno possa essere un tassello findamentale, anche se non indispensabile. Meno individualità, più collettivo. LeDay e Shields con ancora un anno di contratto saranno gli uomini della continuità, così come Nebo, che andrà totalmente recuperato e rimesso in forma per l’inizio del nuovo campionato, ma a questi andranno affiancati a giocatori altrettanto in grado di prendersi le proprie responsabilità. Non a caso il primo grande colpo di mercato è Marko Guduric, mancino tra i migliori giocatori della Final Four di Eurolega vinta dal suo Fenerbahce. Lui potrebbe essere l’uomo giusto per aggiungere esperienza, qualità, talento e leadership alla formazione milanese, per un cambio di passo netto. Altro innesto Quinn Ellis, che tanto è cresciuto a Trento, premiato come miglior Under22 questa stagione. Giocatore moderno, atletico e dinamico, con grandi doti atletiche e potenziale, forse la spinta giusta per dare nuova energia. Insomma, questa stagione ha evidenziato grossi limiti strutturali e mentali della formazione milanese. Coach Messina ha confermato comunque la sua presenza per la prossima stagione, ma è evidente che non possa essere una copia di questa. Servirà dare un nuovo volto ad un progetto, ricostruire per cancellare tutte le delusioni dell’annata appena conclusa, cercando di riconquistare la fiducia dei tifosi.

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Andrea Colnago