L’Union Berlin gioca quest'anno per la prima volta in Bundesliga: scopriamo meglio storia e tradizioni della squadra di Berlino Est, club simbolo di integrazione e lotta per l'uguaglianza. Con il Mauer, il muro, rimasto come slogan dal duplice significato
Die Mauer muss weg. Il muro deve cadere. Lo slogan che ripetevano tutti nella Berlino divisa, rimasto un coro dei tifosi dell’Union Berlin. Perché Mauer vuol dire anche barriera e allora quando c’è una punizione riprendono quella frase storica. Un esempio che racconta il mondo di una squadra simbolo di integrazione e lotta per l’uguaglianza.
A maggio avevano stupito la Germania: promossi allo spareggio costringendo lo Stoccarda alla retrocessione. Non avevano mai giocato in Bundesliga, e all'esordio hanno incontrato il Lipsia. Altra città simbolo della ex DDR, ma anche un club totalmente agli antipodi rispetto all’Union. Il potere economico della Red Bull contro la tradizione di chi, dopo la promozione, aveva scritto su uno striscione: "Andiamo in Bundesliga, e adesso come facciamo?". Perché hanno paura di snaturarsi, di entrare a far parte di un mondo fatto di capitali e sponsor che non sentono loro.
La comunità al centro del loro modo di essere. Arrivano da Köpernick, quartiere a sud-est di Berlino lontano dal boom turistico degli ultimi anni. E rappresentano, soprattutto, la gente. Il loro stadio, per esempio, si chiama An der Alten Försterei, la vecchia foresteria.
Nel 2008 avevano bisogno di sistemarlo, ma non c’erano soldi. E allora ecco l’aiuto del loro popolo: i tifosi andavano a donare il sangue, regalando al club i dieci euro pagati dagli ospedali. Altri, invece, avevano partecipato gratis ai lavori fra carriole e cemento, e il giorno della prima partita nello stadio sistemato si erano presentati con dei caschetti rossi da cantiere. Nel 2014, durante il Mondiale, l’Union Berlin aveva avuto l’idea di piazzare un maxischermo allo stadio per vedere le partite della Germania. "E per sederci come facciamo", aveva chiesto qualcuno. Risposta: portate i vostri divani, li mettiamo in campo. An der Alten Försterei era diventato das WM-Wohnzimmer, il salotto del Mondiale. Un salotto che stanno pensando di rimodernare ancora, perché nonostante le loro paure adesso arriveranno introiti che i loro bilanci non avevano mai visto.
Un po' come il derby in Bundesliga contro l’Hertha, che si è giocato per la prima volta il 2 novembre. Una settimana prima del trentennale della caduta del muro. A dire la verità un derby contro i "cugini simpatici", come li chiamano loro, quelli dell’Union lo avevano già giocato e ha un significato che va oltre il calcio: 27 gennaio 1990, a muro caduto Hertha contro Union, est contro ovest che diventava solo una festa per tutta Berlino. E infatti quel derby in città lo ricordano ancora tutti come "la partita della riunificazione".
Adesso però c’è una Bundesliga da giocarsi, salutandola anche portando allo stadio chi l’Union Berlin nel top del calcio tedesco non ha fatto in tempo a vederla. Contro il Lipsia i tifosi andranno allo stadio con dei cartoncini dove sono state stampate le foto dei famigliari scomparsi. Perché loro sono davvero una famiglia. Eisern Union, unione di ferro, come dicono da quelle parti.