Manchester City, Guardiola: "In futuro mi vedo sulla panchina di una nazionale, avrei più tempo per il golf"

Premier League
Pep Guardiola, allenatore del Manchester City, ha rivelato di voler allenare una Nazionale

In un incontro all'Università di Liverpool, l'allenatore del Manchester City ha scoperto le carte sul suo futuro. E sulla lotta al titolo in Premier League aggiunge: "Solo qui ci sono almeno sei squadre che possono ambire alla vittoria finale"

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Primato in Premier League a +2 sul Liverpool, davanti a tutti nel girone di Champions League e con i numeri della scorsa annata ancora in mente, complici i record di punti, gol fatti e vittorie fatti registrare in Premier League. Eppure, per costituzione Pep Guardiola è abituato ad andare sempre oltre, a fissare sempre il prossimo obiettivo a medio-lungo termine. Un mantra che l'allenatore del Manchester City ha ribadito nei saloni dell'Università di Liverpool, dove è stato ospite del dipartimento di Cultura e Linguaggi Moderni in occasione di un seminario studiato per discutere ad ampio raggio dell'influenza della comunicazione su alcune aree particolarmente influenti nella quotidianità, tra le quali non poteva mancare lo sport. Nel corso della discussione, è stato chiesto a Guardiola quali fossero i traguardi che non aveva ancora raggiunto e ai quali il 47enne catalano aspira. L'allenatore dei Citizens ha risposto senza esitazioni: "Mi piacerebbe allenare una Nazionale, prima o poi". Una prospettiva inedita, soprattutto per chi con i club ha sollevato 16 trofei da calciatore con la maglia del Barcellona e 24 da allenatore tra la panchina blaugrana, quella del Bayern Monaco e appunto quella del Manchester City.

Manchester City, Guardiola si vede in Nazionale e scherza sul tempo libero: "Potrei perfezionare le mie doti da golfista"

Alla base della volontà di Guardiola di sedere nel futuro prossimo sulla panchina di una Nazionale, oltre alla prospettiva di misurarsi in una nuova dimensione professionale, ci sono anche due fattori extracalcistici: il tempo libero e un hobby da perfezionare, tra un drive e un putt. "Mi piacerebbe essere più coinvolto, ma con più calma rispetto ad ora - le sue parole riportate dal Daily Mail - avrei anche più tempo per giocare a golf: adesso non ho tempo per giocarci, avendo partite ogni tre giorni”. Tra il serio e il faceto, come nel suo consueto stile. Impossibile equivocare, invece, quando Guardiola si sofferma sulla competitività della Premier League: "Credo sia il campionato meno prevedibile nel quale ho allenato, soprattutto per quanto riguarda la lotta al vertice. Solo qui almeno cinque o sei squadre possono vincere il titolo. Questo è il miglior campionato del Continente? Complicato da dire. Magari in Germania ci sono cose migliori di qui, in Spagna anche. E qui al tempo stesso ci sono cose che vanno meglio di tutte le altre leghe". Convinzioni figlie di una carriera che l'ha visto muoversi tra Spagna, Italia, Messico, Qatar, Germania e Inghilterra. Il Pep giramondo fa del viaggio uno stile di vita. "Bisogna essere curiosi, la carriera di un calciatore è troppo corta - la sua idea - come allenatore ho vissuto prima in Germania e adesso in Inghilterra. Ho imparato il tedesco quando prima mi era impossibile capirlo. La mia famiglia non parlava una parola di inglese, adesso lo parla perfettamente". Tante prospettive differenti, un solo tratto in comune sul campo: "Ovunque vale lo stesso discorso, se vinci sei un genio e quando perdi sei un disastro". Nel club come in Nazionale? Domanda alla quale Guardiola, in un futuro vicino o lontano, vorrebbe rispondere mettendosi alla prova.