Tottenham, Lloris e la depressione post Mondiale: "Mi sentivo vuoto. Raggiunto l'apice"

Premier League

Il portiere francese racconta il suo post Mondiale: “Vincere quella coppa è l’apice per ogni calciatore. Dopo hai una sensazione di vuoto dentro, sia fisicamente che mentalmente. E poi sei troppo impegnato per tornarci con la testa”. Infine sul Tottenham: “Siamo al livello delle grandi, ma davanti a noi ci sono club con obblighi diversi”

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Hugo Lloris è stato il primo fra i suoi compagni a stringere le dita sul trofeo più ambito del calcio. La Coppa del Mondo che, in qualità di capitano della Francia, ha alzato al cielo di Mosca. Raggiungendo, di fatto, l’apice della carriera. Il massimo traguardo a cui ogni calciatore può ambire fin da quando inizia a tirare calci ad un pallone. Ma a livello psicologico non è tutto così facile: “Dopo il Mondiale l’agenda è piena – ha raccontato il portiere francese in un’intervista esclusiva rilasciata al Telegraph – nei due o tre giorni seguenti ci sono molte celebrazioni, molti impegni, tanto verso il paese quanto verso la Federazione francese e i tifosi. Dopo però ti senti vuoto. Mentalmente e fisicamente. È un torneo lungo, richiede molta energia e molte emozioni”. Insomma, non è stato tutto splendido per il portiere ciò che è accaduto dopo l’indimenticabile notte del 15 luglio: "Ricordo che ho avuto bisogno di un giorno intero a letto per fermarmi e per staccare un po’, perché ero completamente vuoto nel corpo e nella mente. Non hai nemmeno il tempo di provare a goderti le vacanze, in quanto inizia subito la nuova stagione. Vincere un trofeo del genere ti ripaga di tutto il lavoro svolto in carriera – continua Lloris – ma la vita si muove velocemente. Non voglio dire di avere dimenticato quei momenti, ma sono così concentrato sull’ oggi e sul domani che per me il Mondiale appartiene ormai al passato. Non ho tempo per fare un passo indietro e tornare con la testa a quei momenti.”

Un inizio difficile, ora il sogno titolo

Tutti discorsi quelli del portiere classe 1986 che si sono poi tradotti puntualmente in fatti. L’inizio della nuova stagione non è stato facile per lui e per il Tottenham. Mentre il francese faceva i conti con gli errori sul campo e qualche bravata di troppo fuori (come l’incidente in stato di ebbrezza ad agosto con tanto di multa e patente sospesa) il Tottenham faticava a trovare il ritmo delle annate passate. Zero acquisti sul mercato, uno stadio nuovo finito in ritardo e le difficoltà in Champions. Poi la reazione, tanto che la squadra di Pochettino ha prima soffiato all’Inter la qualificazione agli ottavi in Europa e si è poi imposta come terza pretendente al titolo in Premier dietro a Liverpool e City: “Spero che tutti i nostri sforzi vengano ripagati con il titolo – ha spiegato – ma siamo il Tottenham e non possiamo avere gli stessi doveri e obblighi di club molto più grandi di noi. Liverpool e City hanno vinto in passato, probabilmente vinceranno anche oggi e domani. Quando indossi la maglia di alcuni club, hai questa pressione ogni giorno. Non è il caso del Tottenham. Qui c'è una grande storia, siamo un grande club in Inghilterra. Ma non quel tipo di club che vince ogni anno. Ha bisogno di più tempo. Per me il modo migliore per capire la nostra grandezza sta nel confrontare la forza del club quando arrivai [nel 2012] e quella di oggi. Abbiamo ridotto il divario dalle maggiori squadre in Inghilterra in maniera massiccia e forse anche in Europa. Il processo richiede forse più tempo che in altri posti. Ma di sicuro stiamo andando nella direzione giusta perché in ogni stagione stiamo migliorando, migliorando e migliorando".