25 anni senza Massimo Troisi, il "Maradona" della risata

Calcio

Alfredo Corallo

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Il 4 giugno del 1994 se ne andava il geniale attore comico e regista napoletano di "Non ci resta che piangere" e "Il Postino", grande tifoso azzurro e amico del Pibe de Oro. Memorabile, tra le mille storie che ci ha raccontato al cinema, la scena alla radio della partita Napoli-Cesena in "Scusate il ritardo"

"E con tutti i problemi che ci sono a Napoli, voi pensate a Maradona?". La domanda - diffusa, specialmente al "norde" - sorgeva spontanea. Come poteva, una città - un'intera regione - in piena ricostruzione, devastata dal terremoto dell'Irpinia, e poi la Camorra, la monnezza... e dio solo sa quanti altri guai, dove trovavano questi napoletani pure il tempo - e la voglia - di divertirsi? Era inconcepibile che una comunità tanto "disgraziata" potesse gioire anche solo di quell'unica fortuna (che unica non era, naturalmente): avere nella propria squadra di calcio il giocatore più forte del mondo. Invidia, forse? Perché Maradona aveva scelto il Napoli e perché Napoli, la sua energia creativa e il suo spirito dissacrante non erano rimasti seppelliti dalle macerie, dalla spazzatura, ma erano più vivi che mai? La "Smorfia" di Massimo Troisi, Enzo Decaro e Lello Arena; l'affermarsi di nuove contaminazioni musicali (James Senese e Pino Daniele, Tullio De Piscopo e Tony Esposito, i fratelli Bennato, per citarne alcuni); le continue sperimentazioni del Teatro popolare di Roberto De Simone e, certamente, anche l'arrivo del fenomeno argentino e i "pugni" di Patrizio Oliva contribuirono fortemente ad "affrancare" Napoli dai luoghi comuni che per decenni l'avevano oppressa, umiliata, scocciata. "Napoletano? Ah, emigrante...". "Ma perché, un napulitano nun pò viaggià, pò solo emigrà?". La battuta di Troisi nel suo film d'esordio "Ricomincio da tre" (1981) è comica e rivoluzionaria, è una lama alla gola della retorica, il "manifesto" di un intero movimento culturale e generazionale, che nasce e muore con lui, il 4 giugno del 1994. Esattamente 25 anni fa.

Il trio comico de "La Smorfia", composto da Massimo Troisi, Enzo Decaro e Lello Arena (Fotogramma)

Non ci resta che piangere

Un colpo basso, un altro, dopo il gesto estremo dell'ex capitano della Roma Agostino Di Bartolomei appena qualche giorno prima (il 30 maggio) e a poco più di un mese dallo schianto fatale di Ayrton Senna nel Gran Premio di Imola. Quella notte di giugno il 41enne attore erede di Totò cadde in un sonno profondo, sfibrato dalle ultime riprese che aveva voluto girare a tutti i costi, nonostante un cuore già allo stremo, per portare a termine "Il Postino" di Michael Radford accanto a Philippe Noiret/Pablo Neruda e Maria Grazia Cucinotta. Il testamento sentimentale di Massimo, in seguito candidato a 5 nomination (comprese quelle postume di Troisi come migliore attore protagonista e per la migliore sceneggiatura non originale), vincendo l'Oscar per la colonna sonora di Luis Bacalov. Ma se per Troisi si aprivano le porte del paradiso, al Pibe de Oro stavano per spalancarsi le grate dell'inferno: trovato positivo all'efedrina dopo il secondo match contro la Nigeria, l'argentino dovrà abbandonare Usa '94 e un Campionato del mondo fin lì strepitoso, aprendo l'ennesimo capitolo, il più lungo e drammatico, della sua odissea.

Roberto Benigni e Massimo nella mitica scena della lettera in "Non ci resta che piangere"

Scusate il ritardo

Massimo e Diego, così diversi (Troisi era molto riservato, non amava particolarmente andare ai party, di Maradona sapete già) eppure complici, uniti da una sincera amicizia. Una volta si ritrovarono in campo, al San Paolo, per una partita di beneficenza: il comico, come capitano e regista della Nazionale Artisti (e il 10 sulle spalle); e a Dieguito l'onore di dare il calcio d'inizio della sfida. Poi la gioia per il sospirato scudetto, il 10 maggio del 1987, la festa con tutte le "star" partenopee, da Lina Sastri a Nino D'Angelo e Mario Merola, e quella leggendaria intervista di Gianni Minà in cui il prudente Troisi invitava sì la gente a divertirsi, ma con una "fondamentale" avvertenza: "Prima di uscire, mi raccomando, non dimenticatevi di lasciare l'acqua e il gas aperti...". 

Maradona e compagni festeggiano al San Paolo il primo scudetto del Napoli, è il 10 maggio del 1987 

Ha segnato 'o Cesena

Il Napoli era diventato 'na cosa grande, erano lontani i tempi in cui rischiava di perdere in casa col Cesena, come in "Scusate il ritardo", nella celebre scena sul letto del Professore, quando Vincenzo si assenta dal discorso serio della fidanzata Anna (Giuliana De Sio) sul senso-non senso del loro rapporto amoroso, distratto dalla radio, da "Tutto il calcio minuto per minuto", che comunica la ferale notizia del vantaggio dei romagnoli al San Paolo. "Mannaccia 'a miseria... 'u Napoli sta pirdend co 'o Cesena, a Napoli!", esasperando la suscettibilità della ragazza, fino al pianto: "Che c'è Anna?". "Che c'è? C'è che il Napoli sta perdendo col Cesena...". "Vabbuò, nun te preoccupà, tanto è 'u primm temp', pò ess' pure che 'a pareggian'...".

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