Pelé, dai tre Mondiali ai mille gol: la storia di 'O Rei' a un anno dalla morte
La più grande leggenda del calcio è scomparsa un anno fa all'età di 82 anni: l'unico ad aver vinto tre Mondiali, con il record di 1.281 gol in carriera. Ma il mito brasiliano del Santos è stato molto di più, venerato come una divinità e icona dello sport, con l'Italia nel cuore: fu a un passo dall'Inter
di Alfredo Corallo
- "Pensai: alla fine è fatto di carne e ossa come tutti noi. Mi sbagliavo...". La definizione coniata per lui da Tarcisio Burgnich - che nulla potè di fronte all'altissimo, nel senso di imperioso, stacco del brasiliano nella finale Italia-Brasile di Messico '70 - rende perfettamente l'idea della grandezza di Pelé, l'immortale. Una divinità del calcio, l'icona dello sport per antonomasia. Un personaggio dalle infinite sfaccettature, più di mille... come i gol che segnò in carriera.
- "O Rei" arriverà dopo, con la gloria. Mentre il nomignolo che lo renderà leggendario viene da lontano, dall'infanzia. Edson Arantes do Nascimento - il suo nome di battesimo - nacque il 23 ottobre del 1940 a Três Corações, figlio dell'ex calciatore Dondinho e di Maria Celeste Arantes, cameriera. Tira i primi calci con il Baurù - dove si era trasferito a 5 anni con la famiglia - e pare che un suo compagno di scuola lo ribattezzò "Pelé" perché il futuro fenomeno del calcio mondiale chiamava il portiere della loro squadra "Pilé", invece che Bilé.
- Prima della Coppa Rimet del 1958 - vinta al debutto da Pelé, che nel frattempo era già diventato a soli 17 anni la stella del Santos - la maglia più ambita, quella che sarà di Maradona, Messi, Del Piero, Totti, Neymar non era che un 'semplice' numero...
- Finché, al Mondiale di Svezia, non finì sulle spalle della "Perla nera" per una pura dimenticanza! La lista dei convocati inviata alla Fifa dalla dirigenza della Seleção era, infatti, priva di numeri, così vennero assegnati a caso: al portiere Gilmar il 3, a Didì (attaccante) il 6, al ragazzino... la 10. E il resto è storia.
- Per la Fifa le reti realizzate da Pelé in carriera sono 1.281 in 1.363 incontri, di cui 761 in 821 gare ufficiali (media realizzativa pari a 0,92 gol a partita). Il millesimo sigillo arrivò su rigore la sera del 19 novembre del 1969, al Maracanã (e dove, sennò?) in un Vasco De Gama-Santos, match della Taca de Prata, il torneo "Roberto Gomes Pedrosa".
- Pare che ci vollero quasi 10 minuti prima di battere il penalty, tanti erano i fotografi e i tifosi che vollero appostarsi dietro la porta di Andrada per non perdersi quel momento storico.
- La partita si concluse lì, sul 2-1 di Pelè, che viene portato in trionfo. "Gente mia - le sue parole - per l'amore di Dio, ora che tutti mi state ascoltando, faccio un appello speciale a tutti: aiutate i bambini poveri, aiutate gli abbandonati. È il mio unico desiderio in questo giorno speciale per me".
- Eletto Calciatore e Pallone d'oro FIFA del secolo - l'unico ad aver vinto tre edizioni dei Mondiali (1958, 1962 e 1970) - Pelè è ancora oggi il migliore cannoniere della storia della Nazionale brasiliana: 77 reti in 92 presenze, meglio di Neymar (che lo 'tallona' con 75 gol) e Ronaldo (62).
- A proposito di Ronaldo... circa 40 anni prima del Fenomeno, pare che Pelé avesse firmato un contratto con l'Inter di Angelo Moratti. Ma in Brasile venne dichiarato "tesoro nazionale" e fu proibita la sua cessione all'estero.
- In occasione di una tournée del Santos in Italia - siamo nel 1968, nella foto è a Milano - il brasiliano rivelò in un'intervista alla Stampa della corte dei nerazzurri: "Nel 1958 l'Inter offrì una forte cifra per me. Ero giovane, l'idea mi affascinava. I dirigenti del mio club però non accettarono la proposta e respinsero anche le successive" (si parlò anche di un tentativo del Milan che poi gli preferì Amarildo, ndr).
- In queste trasferte italiane del Santos, Pelé che giocò anche Mantova, Lecce e in casa dell'Alessandria per celebrare gli ottocento anni della città di Gianni Rivera (che aveva battuto il brasiliano con il Milan nella finale di Coppa Intercontinentale del 1963). 'Esibizioni' al prezzo di 25mila dollari a partita, 15 milioni delle vecchie lire (più viaggio e soggiorno). "Alla società - spiegò Pelé - queste partite servono per migliorare la situazione finanziaria, a noi per fare un po' i turisti e arrotondare lo stipendio...".
- Alla vigilia del match con i piemontesi, Pelé rispose con schiettezza alle domande dei giornalisti. "In Sudamerica - dichiarò - i calciatori non sono trattati come in Italia, devono accontentarsi di 18-20 milioni per stagione, 40 nei grandi club. Mi chiedete perché, allora, non vengo da voi? C'è un difensivismo esagerato, i gol sono pochi, gli attaccanti troppo controllati. In Brasile è un'altra cosa: le squadre cercano lo spettacolo, la folla si entusiasma. Giocare è più divertente".
- Pelé si ritirò una prima volta dal calcio giocato nel 1974, dopo 19 stagioni con la maglia del Santos (l'ultima con il Brasile era stata un'amichevole a Rio de Janeiro con la Jugoslavia, il 18 luglio del 1971). Nel 1975 il ritorno in campo, ricoperto d'oro dagli americani del Cosmos, insieme ad altre celebrità del calibro di Beckenbauer, Chinaglia e Carlos Alberto. Con il club newyorkese riuscì a vincere il campionato nordamericano di calcio nel 1977.
- Al termine di quella stagione appese definitivamente le scarpette al chiodo, chiudendo la carriera il 1° ottobre del 1977 al Giants Stadium di New York con una amichevole tra Cosmos e Santos, al termine della quale fu sollevato in trionfo dai compagni di squadra.
- Se oggi Cristiano Ronaldo è il calciatore più conosciuto a livello planetario, Pelè rimane l'uomo che è stato intervistato e fotografato più di qualsiasi altro: statisti, divi del cinema e tycoon vari. Accolto in 88 nazioni, e ricevuto da 70 premier, 40 capi di Stato, tre Papi. Con un seguito di milioni di follower sui social.
- In Nigeria - per dire - venne dichiarata una tregua di 48 ore ai tempi della guerra con il Biafra perché tutti, da entrambi gli schieramenti, potessero vederlo giocare. In Colombia fu espulso durante una partita, e la folla invase il campo costringendo l'arbitro alla fuga. Il match riprese solo con il rientro in campo delbrasiliano, con i tifosi che tornarono disciplinatamente sugli spalti.
- "Sono conosciuto più di Gesù", sentenziò anni fa in un'intervista all'Ansa. "Anche se è una cosa blasfema - spiegò - c'è una logica. Io sono cattolico, e so cosa significhi Gesù con i suoi valori. Ma il mondo è pieno di gente che crede in altro: in Asia, ad esempio, ci sono centinaia di milioni di buddisti. Magari non sanno chi è Cristo, ma di Pelé hanno sentito parlare...".
- Pelé stato immortalato da Andy Warhol nella galleria dei suoi ritratti. Baurù, la città brasiliana dove cominciò a giocare, gli ha dedicato una statua che farebbe miracoli (c'è chi sostiene di essere guarito toccandola).
- Oltre cento canzoni (due incise dallo stesso Pelé, nel 1969 con Elis Regina) prendono ispirazione dalla sua favola.
- Per non parlare dei murales: si trovano opere dedicate a Pelé in ogni parte del globo, dalle favelas di Sao Paolo ai quartieri più 'cool' delle grandi capitali europee.
- Dopo il ritiro, il brasiliano ha spesso alternato la carriera di ambasciatore del calcio e del rispetto dei diritti umani nel mondo a quella di cantante e attore. Recita in diversi film, il più famoso dei quali è sicuramente "Fuga per la vittoria" (1981), ambientato negli anni della Seconda Guerra Mondiale e diretto da John Huston, al fianco di Michael Caine e Sylvester Stallone.
- Mitica la rovesciata di Pelé - che nella pellicola interpreta un soldato di Trinidad & Tobago - nella partita tra gli ufficiali dell'aviazione tedesca e i detenuti, una rete letteralmente liberatoria...
- Pare che durante le riprese, con un tiro di prova Pelè ruppe - senza volerlo, ovviamente - un dito della mano a Stallone, portiere nel match contro i militari nazisti.
- Amatissimo dalle donne, si è sposato tre volte: nel 1966 con Rosemeri Cholbi, dalla quale ha avuto tre figli (Cristina, Jennifer Kelly e l'ex portiere Edinho). Nel 1994, 12 anni dopo il divorzio dalla prima moglie, si è risposato con la psicologa Assiria Seixas Lemos, dalla quale ha avuto due gemelli (Joshua e Celeste). Nel 2016 le nozze con l'imprenditrice giapponese Marcia Aoki Cibele.
- Il dilemma del secolo. Fino all'avvento dell'altro "Messia" del calcio, Diego Armando Maradona, non vi erano stati dubbi sulla paternità del titolo di più grande di tutti i tempi. Una 'tenzone' che è tornata d'attualità con la rivalità Messi-Ronaldo, ma due sfide destinate entrambe - molto probabilmente - a rimanere senza un vincitore...
- Inutile girarci intorno: tra l'argentino e il brasiliano - entrambi del segno dello scorpione - non è mai corso buon sangue: per questo rimane storica la "pace" tra Maradona e Pelè nella trasmissione televisiva La Noche del Diez, condotta appunto dal Pibe de Oro e andata in onda il 16 agosto del 2005.
- Quando Maradona è passato a miglior vita - il 25 novembre del 2020 - Pelé ha espresso il suo cordoglio con un messaggio commovente per Diego. "Ho perso un caro amico e il mondo ha perso una leggenda. Sicuramente un giorno giocheremo a calcio insieme in cielo".
- Nonostante i vari acciacchi che lo hanno tormentato negli ultimi anni, il brasiliano non ha mai perso la sua proverbiale ironia, come nel giorno del suo 80° compleanno: "Grazie per i tanti messaggi e gli auguri che già mi sono arrivati in vario modo. Ma per prima cosa dico grazie a Dio che mi ha fatto arrivare a questa età, in salute e lucido. Non tanto intelligente, ma lucido".
- "Spero che quando andrò in cielo - aggiunse O Rei nel messaggio diffuso da alcuni media brasiliani - Dio mi riceva nella stessa maniera in cui tanta gente mi ha voluto bene in terra, per via del nostro amato calcio".