Festival dello Sport, Shevchenko si commuove per la sua Ucraina: "Difficile parlarne"
FESTIVAL TRENTOL'ex campione del Milan, tra gli ospiti nella seconda giornata del Festival dello Sport di Trento, ha definito la conquista del Pallone d'Oro: "Uno dei giorni più belli della mia carriera calcistica". Un premio arrivato grazie ai suoi anni al Milan: "Appena arrivato avevo capito che era una squadra speciale. Volevo scrivere nuove pagine della storia rossonera". C'è però spazio anche per quanto sta succedendo in Ucraina da un anno e mezzo: "Faccio fatica a parlare della guerra", ha detto molto emozionato
Andrij Shevchenko è diventato a Milano, con la maglia del Milan, uno dei più grandi giocatori della sua generazione e una delle leggende della storia rossonera. Un obiettivo che lui si era posto sin dal giorno del suo approdo a Milanello: "Appena arrivato, avevo capito che il Milan era una vera famiglia, composta da grandi uomini prima che da grandi calciatori. Volevo scrivere nuove pagine della sua storia e ci sono riuscito vincendo la Champions League, uno dei traguardi più belli per un giocatore e una squadra".
"Ricevere il Pallone d'Oro è stato uno dei momenti più belli"
Grazie alle vittorie in rossonero, Shevchenko nel 2004 è stato premiato con il Pallone d'Oro, premio riservato al miglior giocatore del mondo. "Quando me lo hanno dato, è stato uno dei giorni più belli della mia carriera calcistica, era un sogno che avevo da bambino", ha detto l'ucraino dal palco del Festival dello Sport di Trento. Un sogno partito da quando "andavo a tifare allo stadio per la Dinamo Kiev con la mia famiglia prima e i miei amici poi. Ero ispirato da due miei idoli che lo avevano vinto, Blochin e Belanov". Shevchenko ripercorre i successi di quegli anni: "Sapevo che prima o poi sarebbe arrivato l'anno buono ed è stato nel 2004 con la vittoria del campionato e grandi partite in Champions. Anche in Nazionale stavo facendo bene e ci siamo qualificati ai Mondiali per la prima volta nel 2006".
"Cordoba mi picchiava, ma mi diceva che gli dispiaceva"
Nei suoi anni italiani Shevchenko ha incrociato la sua parabola con quella di altri grandi campioni, in primis i numeri 10 per eccellenza di quell'epoca, Totti e Del Piero: "Francesco era un grande giocatore e una grande persona, la sua lealtà alla Roma è stata davvero incredibile, dal settore giovanile fino al ritiro. Alex era un genio già ai tempi delle Under giovanili. Nonostante non avesse molta forza o potenza, faceva la differenza con eleganza e qualità, vedeva molto bene il campo". Tra fine anni Novanta e primi anni Duemila Sheva si divideva il ruolo di miglior centravanti con Vieri e Batistuta: "Christian lo ricordo fortissimo già con la Juve e poi alla Lazio, all'Inter mi piaceva meno, sono stato più contento quando è venuto al Milan". E sull'ex Fiorentina e Roma: "Aveva un grande calcio, faceva dei gol bellissimi". Un aneddoto anche su un avversario che i gol doveva più evitarli che segnarli, Cordoba: "Era di ferro, ma anche molto dolce. Mi picchiava, ma poi mi diceva che gli dispiaceva".
"Sono orgoglioso della mia gente che sta resistendo"
Dopo aver "servito" calcisticamente il suo Paese, portandolo per la prima volta ai Mondiali fino alla qualificazione ai quarti di finale nel 2006, ora lo fa in una nuova veste: lo scorso 27 settembre il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky lo ha nominato suo consigliere. Parlando della guerra contro l'invasione della Russia il campione tradisce molta emozione: "Sappiamo che è difficile per il mondo dare supporto. Noi non molliamo, però abbiamo bisogno di voi. Senza il mondo occidentale non esiste Ucraina. Per me è molto difficile parlare della guerra, quando è scoppiata ho avuto paura per la famiglia e gli amici, tante persone hanno perso tutto, ma sono fiero di come la mia gente sta resistendo e si sta mostrando unita", dice trattenendo a stento la commozione".