Vietato giocare: la mostra del 'calciartista' Aldo Dolcetti

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Foto Jessica Quadrelli

Ex calciatore e allenatore, tra pallone ed arte: ecco Aldo Dolcetti e la sua nuova mostra dal titolo 'Vietato giocare' che racconta l’importanza del gioco, al di là dei divieti e delle convenzioni

Fino al 20 giugno, allo spazio Solo Creative Room a Pietrasanta va 'in campo' la mostra Vietato Giocare di Aldo Dolcetti, la prima personale dove l’artista dichiara apertamente la sua appartenenza al mondo del calcio, prendendo da esso elementi e idee per attivare un pensiero più generale e contemporaneo. L'artista è 'quel' Dolcetti, centrocampista offensivo mancino con tante stagioni in Serie A e Serie B, soprattutto in piazze di provincia come Pisa e Cesena. Dopo le esperienze come Allenatore di Honvéd Budapest, Spal e Milan Primavera, è dal 2014 Collaboratore Tecnico nello staff di Massimiliano Allegri.

Giocare il più possibile e a qualunque età

L’attitudine al gioco è presente nella vita umana da sempre precedendo la cultura. Infatti, gli animali e i bambini giocano istintivamente e possiamo così sostenere che l’attività ludica sia nel nostro DNA. Il titolo della mostra segnala invece un problema: sottovalutiamo l’importanza dell’attività ricreativa al punto di vietarla? Dolcetti invita a non rispettare il divieto, ma a giocare il più possibile e a qualunque età.

La galleria come un campo da gioco

La galleria è trasformata in un campo di gioco utilizzando erba verde artificiale su cui Dolcetti ha di-segnato linee, curve, dischetti per creare uno spazio laboratorio coinvolgente. Sono però i palloni le opere principali presentate, un po’ sculture e un po’ pitture, pur mantenendo la loro possibilità originaria di oggetti essenziali al gioco. Sono anch’essi ricoperti di vegetazione varia e tra le foglie ecco sbucare uno o più occhi con zigomi e sopracciglia. Loro ci guardano mentre noi li osserviamo.

Anche le due opere appese, probabilmente autobiografiche, dialogano con il set. Impronta Tacchetti è un acrilico su carta con vista dall’alto di un terreno erboso “segnato” dalle scarpe da gioco. Colpisce ancora di più la tela di grandi dimensioni Valsport dove un vecchio e impattante pallone, esagoni bianchi e pentagoni neri, poggia invece su un terreno anni ’80 con poca erba ma tanta fame.

Poca importanza alla tecnica, non solo nel calcio

L’installazione principale è semplice, simbolica e un po’ inquietante: una doppia forca. Si tratta di una struttura a T con due palloni che scendono appesi alla corda. Serviva a migliorare la tecnica calcistica attraverso la ripetizione del gesto ma è stata praticamente abbandonata. Cosa ci vuole dire Dolcetti? Forse segnalare la poca importanza che diamo alla tecnica non solo nel calcio ma in tante altre attività umane?

Pratonella Progba

In alcune delle opere di Dolcetti presenti in mostra l’essere umano è completamente o parzialmente coperto dalla natura. Si scorge un viso come se la persona fosse nell’atto di nascondersi o come se venisse progressivamente cancellata da un’entità superiore. In alcuni casi la persona si vede ma è fusa con l’ambiente, ad esempio in Pratonella Pogba dove il ritratto è miscelato tra le foglie, i rami e le spine dei rovi che vincono sempre sulla nostra giovane e piccola presenza sul pianeta terra.

Enrico Brizzi: "Disegna, dipinge, installa. In una parola crea"

"Sopravvive inoltre in alcuni di noi - i più innocenti o sensibili - la fascinazione per la continuità fra gli eterni pomeriggi d’estate trascorsi a calciare un Supertele o un Tango fra amici in età da elementari e i batticuori della Serie A o dei Mondiali in età adulta. Fra queste anime pure c’è quella di Aldo Dolcetti- le parole di Enrico Brizzi- una carriera di alto livello come calciatore e poi allenatore, ma con questa sua attitudine alla creatività artistica. Conoscerlo e diventarne amico, per me, ha significato trovare qualcuno con cui parlare al tavolino di un bar torinese o passeggiando di notte per piazza San Carlo dello stile di gioco di una certa squadra e di quell’approccio mentale che accomuna, nel segno della concentrazione e dell’astrazione dal mondo, la pratica di tutte le forme artistiche; di metodologie di allenamento e di gestione delle risorse umane; di qualità tecnica e della inevitabile pressione pubblica; di schemi tattici e di grafica; di Cristiano Ronaldo e di Fortunato Depero".