Gigio incantato da Pep, gli occhi di Vacherot e i dubbi di Fossati: il breviario

I dubbi di Fossati Ivano Fossati è certamente uno degli autori più sofisticati della storia della canzone italiana. Recentemente ha detto a Walter Veltroni di aver finito le parole e di concentrarsi soprattutto sulla musica. È interessante il motivo di questa scelta. Fossati ha riferito di sentirsi fuori dall’attuale tempo storico e psicologico, con il timore, per questo, di non saperlo descrivere. Mi è sembrato un motivo valido anche se non sufficiente. La realtà che ci circonda, a mio parere, non va necessariamente capita, va vissuta. E nella stanchezza che può subentrare nel vivere ciò che non capiamo e che per questo non ci convince, è necessario trovare quelle parole in grado di raccontare quella stanchezza, perché è dentro quella stanchezza che troviamo la verità. Senza capire, ci facciamo mille domande, e sono le domande che portano avanti il mondo. Per questo auspico un ripensamento da parte di Fossati. Che torni a scrivere per favore, abbiamo bisogno dei suoi dubbi. Gli occhi del cuore L’impresa del monegasco Valentin Vacherot resterà nella storia. Il suo record ormai è sulla bocca di tutti gli appassionati di tennis. È il giocatore più basso in classifica a vincere un Master 1.000, quello di Shangai. Vacherot ha la faccia buona e sembra interpretare il tennis come una passione, niente di più. Fino al trionfo asiatico aveva guadagnato solo 500 mila euro, mentre a Shangai ne ha portati a casa il doppio. Che cosa ne farà di quei soldi? Probabilmente li metterà in banca, che tanto a Montecarlo li sanno conservare bene. Ma al di là dei soldi, è il suo comportamento che mi è piaciuto, sembrandomi diverso da tutti quelli che realizzano un’impresa. Vacherot ha esultato in maniera composta, senza esagerare. Dopo aver eseguito il passante della vittoria, ha portato le mani sul viso, sembrava un pianto ma non lo era, poi ha abbracciato il cugino sconfitto, il francese Rinderknech, e infine, stretta la mano all’arbitro, ha guardato al cielo, dove probabilmente ha trovato qualcuno che lo amava. Poi, nelle dichiarazioni post-partita, ha rivelato di aver cercato ispirazione da Roger Federer, presente in tribuna, guardandolo semplicemente negli occhi. Farsi guidare da ciò che si ama. Questa una delle ragioni del successo e della felicità. Dal campo all'incanto “Quando Guardiola ti parla, ti lascia incantato”, parole di Gigio Donnarumma. Il portiere della Nazionale ha raccontato alla Gazzetta dello Sport il suo rapporto con Pep e con tutto l’ambiente del City. Di Guardiola lo ha colpito la maniera di comunicare, centrando in pieno la forza dello spagnolo. Guardiola passa per essere uno scienziato del calcio ma io questo lo trovo vagamente fuorviante. La sua capacità di interpretare il gioco è innegabile, ma di allenatori strateghi ne è pieno il mondo. Nessuno però come lui riesce a combinare l’aspetto tecnico a quello motivazionale. La sua qualità più importante è la chiarezza accompagnata dalla conoscenza, accompagnata ancora dalla visionarietà. Guardiola “vede” laddove gli altri brancolano nel buio, e questo vale per il campo ma soprattutto per il cuore . La sua forza è il carisma, quella proprietà inspiegabile perché innata che permette ai grandi di farsi seguire. Provocando stupore, e con esso l’inevitabile incanto.

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Gigio incantato da Pep, gli occhi di Vacherot e i dubbi di Fossati: il breviario

Alessandro Bonan