Cosa succedendo al Borussia? Dentro la crisi dei gialloneri dopo l'esonero di Sahin

In tedesco ultima spiaggia si dice letzter Ausweg, letteralmente la via d’uscita finale. Quella che aveva imboccato Nuri Sahin salendo sull’aereo per Bologna, con la speranza che fosse la fine di un periodaccio piuttosto che quella della sua avventura da allenatore del Borussia Dortmund. Fin qui niente di strano, se fai l’allenatore sai benissimo di essere legato ai risultati e Nuri lo ha detto più volte. Il fatto è che nel suo caso c’era un altro legame, molto più speciale e radicato nel passato, quello con un club che lo aveva portato a Dortmund quando aveva tredici anni e che a sedici lo aveva fatto esordire in Bundesliga. Titolare e leader del centrocampo del mitico BVB di Klopp, in quegli anni era stato punto di riferimento per aiutare a crescere e inserirsi a Dortmund gente come Hummels, Götze e Lewandowski. Ecco perché a Bologna nella sala stampa dello stadio Dall’Ara, mentre parlava con i giornalisti, era quasi in lacrime, perché sapeva che quella rimonta subita in poco meno di due minuti avrebbe cancellato, offuscato, appannato la storia meravigliosa scritta in campo quasi quindici anni fa. Quattro sconfitte su quattro nel 2025 fra Bundesliga e Champions. Quella di martedì 14 gennaio oltre il clamoroso, visto che il Dortmund era stato schiantato 4-2 dall’Holstein Kiel, squadra neopromossa e penultima in classifica che peraltro aveva segnato il quarto gol in dieci… Più che i risultati però i veri motivi dell’esonero li ha spiegati a Bologna, in diretta tv, un’altra icona del Borussia come Matthias Sammer: “La squadra è nelle condizioni fisiche e psicologiche di non saper più né difendere né attaccare. Non c’è una struttura chiara”. Perlomeno non come il suo messaggio a Sahin, quello sì chiarissimo dato che Sammer è rimasto in società come consigliere dell’amministratore delegato Hans-Joachim Watzke. Ecco, la società. Che a voler spiegare proprio tutto ci vorrebbe una sceneggiatura tipo soap opera, basti pensare che dopo un’eternità Watzke a fine stagione lascerà il suo posto di CEO per raggiunti limiti di età e voleva regalare al Borussia Dortmund una struttura solida, ma soprattutto composta da gente legata al club. Simboli prima che dirigenti. Quindi Sebastian Kehl, il capitano di Klopp, direttore sportivo e Lars Ricken, quello del pallonetto in finale di Champions contro la Juve nel 1997, direttore dell’area tecnica. Il sogno di Watzke era lasciare il suo posto proprio a Klopp per l’apoteosi dell’amarcord ma Jürgen ha più volte declinato l’invito. Perché sa bene che campo e scrivania sono due cose molto diverse e che quei nomi, come aveva ammesso la scorsa estate lo stesso Watzke, sono anche sinonimo di ego piuttosto importanti. Infatti l’unico lì in mezzo che non ha mai giocato al Westfalenstadion, il capo dello scouting Sven Mislintat, viene ascoltato pochino. Peccato che in Germania sia considerato un genio nel suo campo e che sia stato lui a scovare negli anni tutti i talenti che dal 2009 in poi hanno cambiato la dimensione del Borussia Dortmund. Bisogna anche dire che quando Sahin era tornato a Dortmund giusto un anno fa, a inizio gennaio 2024, qualche segnale della situazione societaria avrebbe dovuto intuirlo visto che era stato scelto per entrare nello staff di un allenatore che metà dirigenza avrebbe voluto esonerare e l’altra metà confermare. Richiamato insieme al suo ex compagno di squadra Sven Bender per fare da vice a Edin Terzic del quale lo spogliatoio aveva chiesto l’esonero perché considerato, soprattutto dai leader come Reus e Hummels, inadatto a gestire e allenare una squadra così importante. La società aveva difeso l’allenatore nato a Dortmund, tifoso del Borussia e abbonato da ragazzo al muro giallo, accostandogli però proprio quel Sahin che rappresentava comunque la continuità con il passato del club e in più era considerato, nonostante appena trentaseienne, un talento della panchina. Infatti a Dortmund sotto sotto avevano dato tutti a lui il merito di aver impostato una squadra in grado di giocarsi la finale di Champions contro il Real Madrid. E quindi, perché una volta avuta ufficialmente in mano la situazione Sahin ha fallito? Bella domanda, la risposta forse non la sanno nemmeno loro perché in questa stagione sprazzi di una grande squadra si sono visti, per esempio a novembre contro il Bayern Monaco o in tante partite di Champions League. Anche il talento c’è perché gente come Gittens, Reyna, Kobel, Brandt, Emre Can scarsa non è. La passione dell’ambiente? Di quella quasi inutile parlare, trattandosi di Dortmund. Prima della partita di Bologna Schlotterbeck ha escluso che si tratti di un problema di mentalità e allora, in attesa che a Dortmund trovino la soluzione, restano le parole di Nuri Sahin a Kiel, dove aveva già capito che la sua posizione era in bilico e alla domanda sul suo futuro aveva risposto dicendo: “Qui non si tratta di me, non mi importa, ma del Borussia Dortmund al quale devo quasi tutta la mia vita”. Tosta esonerare uno così, talmente scosso che ha preferito tornare da Bologna per conto suo piuttosto che sul volo con tutta la squadra.

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Niccolò Omini