Quel Roma-Real nel giorno più triste. Montella: "Fu irreale"

Champions League
Roma e Real Madrid si affrontarono in Champions League proprio l'11 settembre del 2001: lutto al braccio e un minuto di silenzio per ricordare le vittime delle Twin Towers
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L'INTERVISTA. L'11 settembre del 2001, nonostante l'attentato di Al Qaida alle Twin Towers, nel cuore di New York, l'Uefa decise di far giocare ugualmente la partita di Champions tra Roma e Real Madrid. L'ex attaccante giallorosso, che quella sera era in campo all'Olimpico, ricorda: "Non si comprese la gravità del momento, fu una notte irreale"



di Alfredo Corallo

L'insolito forfait dei tantissimi madrileni attesi nella capitale aveva convinto gli organizzatori a riaprire i botteghini: chi voleva acquistare uno dei 6mila tagliandi destinati inizialmente ai tifosi blancos - tutti per il settore "Distinti Nord", al costo di 43mila lire - poteva presentarsi in ricevitoria tra le 10 e le 13 (in realtà bastò mezz'ora per il sold out) e accaparrarsi così il "magico" biglietto. Nessuno, insomma, avrebbe potuto neanche lontanamente immaginare a quale apocalittico "show" si sarebbe trovato di fronte di lì a un paio d'ore, alle 14.46 italiane. Per i romanisti, poi, non era un martedì come gli altri: quella sera, dopo 17 anni dall'amara finale di Coppa dei Campioni persa ai rigori con il Liverpool, i capitolini freschi di scudetto tornavano sulla ribalta europea più importante e per giunta all'Olimpico, contro il Real Madrid: gli eroi di casa Totti, Batistuta e Montella da una parte; i "galattici" Roberto Carlos, Raul e Figo dall'altra (Zidane era squalificato).

Montella, per voi era già una partita speciale: lei, Totti e Cassano esordivate in Champions League. E non contro una squadra qualsiasi...
"Non ricordavo che fosse il nostro debutto assoluto, ma certamente la Roma tornava nell'Europa dei big dopo tanti anni e l'attesa dell'ambiente era pazzesca. In fibrillazione per quella che doveva essere una grande festa".

Cosa ricorda delle ore in prossimità del match?
"Eravamo basiti, incollati allo schermo, come tutti. Le immagini parlavano da sole, sconvolgenti, abbiamo ancora davanti agli occhi il terribile schianto dei due aerei sulle Torri Gemelle. Furono momenti di sgomento, ma noi dovevamo anche pensare che di lì a poco ci saremmo trovati di fronte il Real... E invece arrivammo allo stadio discutendo solo delle notizie che provenivano da New York".

L'atmosfera nello spogliatoio prima di entrare sul terreno di gioco?
"La testa era altrove per quanto stava succedendo, non c'era la necessaria serenità, la concentrazione che ci vuole per disputare un incontro così importante. Ci guardavamo in faccia soltanto in attesa di avere qualche novità. Finché, all'ultimissimo istante, non ci comunicarono che si sarebbe giocato".

Il presidente della Lega Franco Carraro aveva informato l'Uefa della necessità di rinvio per "ragioni di sensibilità e per ragioni logistiche". Ma da Nyon non ne vollero sapere (si optò per il lutto al braccio e un minuto di silenzio).
"Sono decisioni che puoi o meno condividere, ma se sei un professionista, per forza di cose, devi rispettarle".

Per la cronaca lei si fece un tempo, sostituito dal centrocampista brasiliano Lima. In molti commentarono che la scelta di cambiarla fu un segnale di debolezza, e la Roma, effettivamente, capitolò sotto i colpi di Figo e Guti (inutile il gol di Totti su rigore). Capello proprio non la vedeva accanto a Batistuta...
"Creare una polemica a 10 anni di distanza mi sembra quantomeno inopportuno... L'allenatore fa le sue scelte e si prende le sue responsabilità. Evidentemente in quel frangente non pagarono".

Lo stesso Don Fabio disse: "Non voglio cercare scuse, anche se qualche mio ragazzo credeva ormai di non dover più scendere in campo".  L'incertezza e la confusione di quella giornata vi condizionò, è evidente.
"L'approccio alla gara, inevitabilmente, fu diverso rispetto a una vigilia 'normale'. Ma, come si dice, eravamo in 22 a correre: evidentemente loro furono più bravi a non lasciarsi suggestionare dalle circostanze".

Insomma, giocare fu un errore (anche la Lazio, peraltro, non potè esimersi dalla serataccia di Istambul con il Galatasaray).
"A posteriori è facile rintracciare una soluzione, ma erano tanti i fattori da prendere in considerazione, a cominciare dal rispetto dell'ordine pubblico: lo stadio era stracolmo, c'erano 70mila spettatori che fremevano dalla voglia di tornare a respirare il grande calcio. Certo, con il senno di poi sarebbe stato più giusto rimandarla: non si comprese la gravità della situazione".

La mattina seguente l'Uefa stabilì di rinviare gli altri match di Coppa in programma. Così l'allora presidente della Roma, il compianto Franco Sensi: "Ciò che è successo in America è troppo grave, era dai tempi della guerra che non vivevamo un dramma del genere. Come hanno potuto far finta di niente?". E' quello che, ancora oggi, ci chiediamo anche noi.