Inter Barcellona: le chiavi tattiche della sfida

Champions League

Daniele V. Morrone

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Anche se il Barcellona arriva a Milano scegliendo di rinunciare a molti titolari, per batterlo l'Inter dovrà comunque giocare una grande partita, affidandosi a Lukaku e Lautaro Martinez e andando oltre le molte assenze a centrocampo. Diretta Sky Sport Uno e Sky Sport 252 alle 21

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La sfida contro il Barcellona che chiude la fase a gironi della Champions League non arriva nel momento migliore dell’Inter. Non lo è per via degli infortuni, con il centrocampo letteralmente ridotto all’osso, al punto che contro la Roma è entrato Asamoah per giocare mezzala. Eppure, con il primo posto del girone assicurato per il Barcellona, e un’eventuale vittoria che avrebbe importanza solo in termini economici e di prestigio, il contesto non è neanche dei peggiori. Anzi, se lo allarghiamo guardando il calendario in Liga del Barcellona ci accorgiamo dei prossimi incontri, tutti ravvicinati, contro avversari di alto livello, tra cui il Clásico del 18 dicembre, e capiamo meglio perché Valverde ha optato per un turnover massiccio, con Leo Messi che non è neanche partito per Milano, così come i titolari Gerard Piqué e Sergi Roberto.

 

Tutto questo rende la partita dell’Inter oggettivamente più semplice, ma non alleggerisce la pressione di uno scontro da dentro o fuori, sulle spalle di una squadra che vincendo sarebbe automaticamente qualificata ma che in caso di pareggio o sconfitta deve sperare in un risultato negativo del Borussia Dortmund. Tatticamente, anche senza gli uomini citati, la sfida con il Barcellona resta complicata perché, come detto da Conte alla vigilia: «Ci saranno momenti in cui dovremmo soffrire il loro palleggio, saremmo degli stolti a pensare il contrario. Ma dovremmo essere coraggiosi nella pressione e quando abbiamo palla dobbiamo fare certe cose per creare problemi al Barça». Saranno queste le due chiavi della partita dell’Inter: la pressione alta e i meccanismi per aiutare le due punte.

Il pressing alto dell’Inter

Valverde dovrebbe far ruotare anche tutti i titolari della propria linea difensiva, con la presenza in porta della riserva Neto e, al centro della difesa, una coppia sperimentale formata da Samuel Umtiti e uno tra Todibo e Araujo, con Júnior Firpo e Moussa Wagué terzini. Con un reparto difensivo così rimaneggiato la pressione alta della squadra di Conte potrebbe fare la differenza sia come strumento per recuperare palla che per avere un atteggiamento maggiormente proattivo.

 

In questo senso, sarà fondamentale come sempre l’affiatamento della coppia d’attacco Lautaro-Lukaku quando l’Inter recupererà il pallone, per attaccare con giocate codificate il più velocemente possibile l’area di rigore del Barcellona, ma anche in termini di pressione alta. Perché, per quanto il pressing sia obbligatoriamente una questione di squadra, sono loro due a indirizzarlo: l’Inter non vuole avere una pressione costante per tutta la partita ma preferisce alternare l’altezza del baricentro senza palla, per riposare in alcuni momenti e seguire con maggiore aggressività il pallone in altri. Ma quando pressa in alto, l’Inter lo fa in modo deciso con tutta la squadra, e senza le due punte questo è impossibile, soprattutto contro una squadra tecnicamente superiore alla media come il Barcellona.

Il pressing dell'Inter contro il Borussia Dortmund

Un esempio del pressing alto dell’Inter ben eseguito, in questo caso per iniziare la partita contro il Borussia Dortmund.

 

Le due punte nerazzurre devono compiere il primo movimento, che deve spingere il pallone verso il terzino avversario, dove poi i centrocampisti intervengono sia sul pallone che a scalare sui giocatori dove potrebbe venir scaricato. 

 

L’utilizzo di una difesa con tre centrali permette al difensore in zona palla di alzarsi a seguire l’esterno avversario, lasciando come opzione di gioco più logica per il terzino avversario il cambio di gioco verso la fascia opposta. In questo modo l’Inter rallenta la manovra avversaria ed evita che il pallone passi in verticale per i corridoi centrali.

 

Com’è evidente dalla geografia del campo, recuperare palla sulle fasce è più semplice che al centro, da quella zona poi l’Inter può cercare immediatamente una delle due punte e far scattare i loro meccanismi.

Gli inserimenti delle mezzali

Le due punte di Conte devono essere autosufficienti, devono sapersi costruire le occasioni da sole, ma Conte non vuole che siano sempre loro due a finire in area di rigore, sempre in parità numerica con i centrali difensivi avversari. Le due punte dovranno necessariamente essere aiutate dall’inserimento di una delle due mezzali, anche perché il centrocampo del Barcellona sarà sperimentale quanto il resto della squadra. Con Rakitic (quest’anno panchinaro) davanti alla difesa e Arturo Vidal e Carles Aleñá ai suoi fianchi: due mezzali offensive che potrebbero soffrire movimenti continui alle loro spalle.


Come anticipato, però, il centrocampo dell’Inter è il reparto che più soffre l’usura di questi primi mesi ad alta intensità. Con le assenze contemporanee di Sensi, Gagliardini e Barella, Conte dovrà nuovamente dare fiducia a Vecino, mentre l’altra mezzala dovrebbe essere Borja Valero, come visto contro la Roma. In alternativa, Borja e Brozovic possono scambiarsi i ruoli, con lo spagnolo davanti alla difesa e il croato a muoversi in verticale: palla al piede resta una risorsa importantissima per risalire il campo. 

 

Solitamente l’Inter utilizza Brozovic soprattutto in fase di costruzione, in cui fa da vertice nel rombo che include i 3 centrali difensivi, mentre le due mezzali si alternano nei movimenti in profondità e nelle corse all’indietro per ricompattare la formazione in caso l’azione sfumi. Contro la Roma si è visto bene come l’Inter sappia sfruttare i movimenti in profondità delle mezzali anche come opzione per i lanci lunghi, nel caso in cui entrambe le punte siano marcate strette. 

 

L’insieme dei compiti tattici che Conte assegna a mezzali e attaccanti è dispendioso, sia fisicamente che mentalmente, ma in una gara contro una squadra rimaneggiata, e con un centrocampo offensivo, potrà portare frutti. 

 

Antonio Conte finora ha lavorato per dare alla propria squadra gli strumenti e le motivazioni giuste proprio per vincere partite di questo tipo, perché se è vero che la vittoria e il passaggio del turno non sono scontati è vero anche che nessuno meglio di lui e dei suoi giocatori lo sa.