Juventus, tre lampi nel buio: il bilancio in Champions sin qui

L'ultima notte Champions per la Juve è nera come la terza divisa che indossa. Se doveva essere la partita del riscatto dopo Napoli per provare a raggiungere una posizione migliore in chiave playoff, l'occasione è stata nettamente mancata. Il Benfica ha vinto con merito grazie a un'organizzazione migliore, a linee di passaggio pulite e alla velocità delle sue azioni. Chi porta palla ha sempre due opzioni e la squadra si muove con armonia: dovrebbe essere così anche per i bianconeri, apparsi però spaesati e incapaci di trovare gli spazi per attaccare la difesa portoghese. Come se il frullatore del cambio dei ruoli e i 6 uomini diversi rispetto alla partita contro il Napoli avessero rallentato gambe e idee. Una Juve spenta e in balia del Benfica nel primo tempo, più vogliosa nel secondo. Perlomeno non era in discussione la qualificazione ai playoff, già al sicuro grazie soprattutto alle tre belle vittorie nel girone. Sono stati lampi di gioia, prestazioni convincenti che hanno portato anche i tre punti. La notte dell'esordio col Psv è stata quella Yildiz: un gol alla Del Piero nel giorno del compleanno dell'ex capitano, festeggiato con la linguaccia. Una Juve spumeggiante in cui tutto aveva funzionato anche grazie alla fase difensiva rivedibile degli olandesi. Quella col Manchester City è stata invece una vittoria prestigiosa e determinante con gli avversari nel pieno della crisi. Una Juve attenta, precisa, coperta e cinica con Vlahovic mattatore. Il centravanti è uno dei simboli di questa Juve a metà, ancora alla ricerca di sé stessa. Ci sono situazioni da chiarire ed equivoci da risolvere. Come il ruolo di Vlahovic, per esempio, che da punto di riferimento tecnico è diventato un'alternativa e si gioca il posto con Kolo Muani e Nico Gonzalez. Però l'Europa della Juve porta la sua firma. L'ex Fiorentina nel girone è stato decisivo con 4 gol. La più bella partita della stagione, di sicuro più 'da Juve' resta quella di Lipsia. Doppietta bellissima del serbo e gol capolavoro di Coinceicao per il 3 a 2 in rimonta e in dieci. Grinta, coraggio, voglia di provarci senza accontentarsi del pareggio. Tolta la grave appendice del brutto infortunio a Bremer che ha condizionato in negativo quella che sembrava l'alba di un'era, perché le squadre si forgiano nelle prove del fuoco. Invece è stata una serata esaltante ma anche illusoria, a cui non è stato dato seguito. Impantanata nel suo percorso da troppi pareggi, dalle difficoltà di sfruttare il potenziale di Douglas Luiz e Koopmeiners, falcidiata dagli infortuni, la giovane squadra di Motta ha ripetuto errori che ne hanno diminuito fiducia e autostima. Ma in Champions è riuscita a reggere. Così sono arrivati pareggi pesanti a Lille con il rigore di Vlahovic e i due 0 a 0 alla fine preziosi con Aston Villa e Bruges. Il bilancio nella nuova Champions è positivo se si considera che la Juve giocherà i playoff, con la possibilità di centrare gli ottavi di finale, che la società ha posto come obiettivo . Ciò nonostante, ci si aspettava qualcosa di più rispetto alla ventesima posizione in classifica. E le due sconfitte in casa con Stoccarda e Benfica sono state senza appello, la prova che c'è molto da lavorare per alzare il livello della squadra. In 4 delle 8 partite la Juve non ha segnato per limiti in fase di costruzione e di finalizzazione, evidenti in campionato ma amplificati in Europa, quando si affrontano squadre che pressano alto o ripartono veloci con tecnica e intensità. Contro il Benfica il capitano era McKennie, settimo giocatore diverso ad indossare la fascia da inizio stagione. Al di là della consuetudine dell'allenatore di responsabilizzare tutti, il 'giro della fascia' in questa Juve simboleggia la difficoltà ad individuare leadership e carisma nello spogliatoio dopo la rivoluzione che ha azzerato in questi anni la vecchia guardia . Adesso Psv o Milan. Un'eliminazione ai playoff cambierebbe giudizi e prospettive. Motta sta cercando di plasmare un gruppo che - insieme ai miglioramenti tecnici - deve riallacciarsi al DNA Juventus. In questa Champions se ne sono viste delle tracce, ma la strada è ancora lunga. La società potrà certamente aiutarlo e lui potrà confrontarsi e decidere cosa eventualmente cambiare. Il cammino in Europa è stato altalenante, ma perlomeno continua. Uscire subito sarebbe stato un fallimento. Arrivare agli ottavi potrebbe fare svoltare la stagione. Anche di Thiago Motta, alle prese con uno spogliatoio che deve ancora trovare una naturale empatia con il suo allenatore.

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Paolo Aghemo