Questo Psg è una delle squadre più difficili da affrontare in Europa

Mercoledì scorso ho avuto il piacere di commentare, al fianco di Andrea Marinozzi, la bellissima sfida tra Psg e Aston Villa e ho potuto vedere da vicino i meravigliosi gol di Doué e Kvaratskhelia. Due magie che tolgono il respiro e che hanno lasciato tutti – me compreso – a bocca aperta. Ma devo dire che a colpirmi positivamente è stato tutto il Psg, perché è una squadra capace di mettere in campo spettacolarità e intensità come poche altre in Europa. Il gioco di Luis Enrique Il Psg di Luis Enrique è composto per lo più da giocatori tecnici e rapidi, alla squadra manca quindi un po’ di fisicità. Ciononostante, il Paris riesce ad attuare un pressing molto alto e una riaggressione feroce del pallone. Non è una caratteristica unica, ormai molte squadre in Europa giocano così, ma la squadra francese unisce al grande pressing anche un palleggio di altissima qualità. E la cosa unica di questo Psg è che riesce a fare entrambe le fasi di gioco con un’intensità altissima, caratteristica che rende la squadra francese davvero difficile da affrontare. Tutti i giocatori in campo sono coinvolti nelle due fasi, ma senza dubbio danno il loro meglio quando hanno il possesso del pallone. Il Psg attacca con grande libertà di azione: in campo non ci sono ruoli fissi e tutti si spingono in avanti con coraggio. Sicuramente il fatto di vincere tanto e il poter competere in un campionato che per loro è abbastanza facile, ha permesso a questi giocatori di acquisire sicurezza ed entusiasmo. Delle ultime 28 partite ne hanno vinte 26 ed è chiaro che tornare ad allenarsi dopo una vittoria sia più facile: c’è più carica, più fiducia e più voglia. Dall’altra parte è anche vero che l’inizio della Champions non era stato così positivo, ma la squadra non si è disunita, ha continuato a lavorare e a credere nelle proprie qualità. Gran parte del merito è proprio di Luis Enrique, un allenatore che stimo tantissimo. Mi piace molto il suo stile di comunicazione perché trasmette grande empatia. Sa arrivare ai giocatori, che lo seguono incondizionatamente. Vedendo giocare il Psg, si percepisce la fiducia reciproca che c’è tra giocatori e allenatore. Lui è stato molto bravo a creare questo legame, perché non è mai facile. Sì, come ripetiamo da inizio stagione il Psg non ha più fenomeni assoluti in squadra, ma comunque la rosa è composta da tanti campioni e ottimi giocatori e riuscire a mantenere un equilibrio all’interno dello spogliatoio è sempre una sfida difficile. Una sfida che, al momento, sembra Luis Enrique stia riuscendo a vincere. Donnarumma è un campione nonostante le difficoltà A proposito di campioni, non posso non parlare di Donnarumma. Gigio è un portiere straordinario e lo abbiamo visto soprattutto negli ottavi contro il Liverpool. Giocare nel Psg non è facile per un portiere, proprio per il suo stile di gioco. La squadra di Luis Enrique ha quasi sempre il possesso del pallone e questo costringe Donnarumma a vivere diversi spezzoni di partita in maniera non attiva. E, vi assicuro, non è facile farsi trovare pronti e reattivi dopo aver trascorso tanti minuti fermo. Inoltre, per il suo gioco il Paris concede spesso contropiedi e occasioni da gol che costringono Gigio a interventi miracolosi. Ma la grandezza di Donnarumma è proprio questa: nonostante il Psg non sia la squadra ideale per un portiere, lui riesce comunque a fare la differenza e a dimostrare le proprie incredibili qualità. Che terzini! Con Hakimi e Mendes il ‘mantra’ è davvero tutti all’attacco Due giocatori altrettanto importanti nel Psg sono Hakimi e Nuno Mendes, i due terzini titolari. Anche se definirli solo ‘terzini’ sembra riduttivo, perché in campo sono davvero ovunque. Il gioco di Luis Enrique esalta senza dubbio le loro qualità: entrambi rendono meglio quando attaccano e fanno più fatica quando sono costretti a difendere. La loro propositività spesso ‘spegne’ gli attaccanti esterni avversari, lo abbiamo visto soprattutto nella doppia sfida contro il Liverpool, in cui Mendes ha quasi azzerato Salah. Ma più di questo, l’aspetto interessante è la loro posizione quando la squadra attacca. Spesso vengono dentro al campo e liberano la fascia, a volte sembra siano più dei trequartisti che terzini, e si sanno inserire benissimo tra le linee. Chiaramente, questa loro posizione mette in difficoltà la difesa avversaria, che si trova a dover difendere contro due giocatori in più. Poi a fare la differenza c’è anche la qualità di Hakimi e Mendes, entrambi hanno grande tecnica e quando ricevono il pallone nelle zone offensive sanno sempre creare pericoli. Non a caso, contro l’Aston Villa ha prima segnato Hakimi e nel finale Nuno Mendes ha realizzato il definitivo 3-1. Poche altre squadre possono contare su due terzini con queste caratteristiche e qualità. C’è qualcosa che i centrocampisti del Psg non sanno fare? La parola chiave è tecnica. Contro l’Aston Villa, il trio di centrocampo del Psg mi è piaciuto tantissimo, perché a turno si sono alternati nei vari compiti e nelle posizioni in campo, senza mai dare riferimenti agli avversari. Rispetto a Joao Neves e Fabian Ruiz, Vitinha è quello che si occupa un po’ di più della regia e dell’impostazione del gioco ma tutti e tre sono intercambiabili, perché tutti e tre sanno fare bene le due fasi di gioco: recuperano palla e la rigiocano con qualità. Tutti e tre hanno un buon tiro e sanno inserirsi senza palla, creando ulteriori pericoli alla difesa avversaria, che spesso si trova costretta a difendere contro ben otto giocatori. E credo sia proprio questo il segreto del Paris: contro la squadra di Luis Enrique è difficile individuare il pericolo, perché può arrivare da qualsiasi posizione e da qualsiasi giocatore. Il Psg ti schiaccia nella tua area e se non riesci a uscire da questo pressing aggressivo rischi di finire schiacciato contro la tua porta. L’imprevedibilità dell’attacco e il ritorno del ‘vero’ Kvara Nel tridente di attacco la libertà è ancora maggiore. Kvara, Doué e Dembelé vanno ovunque, cambiano spessissimo posizione e ogni volta che entrano in possesso del pallone sono imprevedibili. Tutti e tre sono velocissimi, fortissimi nel dribbling e hanno un gran tiro. Ma sanno anche scambiare tra di loro nello stretto e combinare in spazi minuscoli. Questo rende davvero difficile la vita ai difensori avversari, che non sanno mai cosa sia meglio fare né cosa aspettarsi. In un calcio estremamente tattico come quello di oggi, avere dei giocatori imprevedibili fa una grande differenza ed è un vantaggio enorme. Ci tengo poi a sottolineare la prestazione di Kvaratskhelia, che a Parigi è tornato a essere il giocatore che conoscevamo: quello di oggi è lo stesso Kvara che ha trascinato il Napoli allo scudetto. A volte ai giocatori serve cambiare per ritrovarsi e da appassionato di calcio mi fa piacere poter rivedere un calciatore di talento fare la differenza. Ma quindi questo Psg può vincere la Champions? Per me sì, per tutti i motivi che ho spiegato. Anche se c’è un aspetto che va considerato. Nelle ultime due partite di Champions, contro Liverpool e Aston Villa, il Psg ha sempre dominato il gioco ma poi il punteggio non è mai stato troppo netto. Contro i Reds alla fine ha vinto ai rigori e contro la squadra di Emery il terzo gol è arrivato solo nel recupero. A volte il Paris produce moltissimo ma fa fatica a segnare. Questo nella doppia semifinale e nell’eventuale finale – che come sappiamo è una partita secca – potrebbe pesare. Ma sicuramente, al netto di questa difficoltà, il Psg è – insieme al Barcellona – tra le favorite di questa Champions League. E poi c’è l’Inter: per scaramanzia non diciamo niente… ma sarei curioso di vedere la squadra di Luis Enrique contro una compatta e forte in contropiede come l’Inter di Inzaghi.

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Luca Marchegiani