Contro il Betis servirà una Fiorentina diversa

In Europa a questi livelli non è mai una passeggiata. Neppure se affronti l’attuale quarta in classifica del campionato sloveno. Figuriamoci contro il Betis. Può sembrare un comodo luogo comune. Ma è solo fredda cronaca. Che per la Fiorentina diventa un monito e una regola da mandare a memoria in vista della terza semifinale di Conference League consecutiva della sua storia. Per superare il Betis Siviglia ci vorrà molto di più di quanto fatto vedere nella doppia sfida contro il Celje. Già la partita d’andata in Slovenia aveva dato segnali chiari. La Fiorentina aveva sofferto l’aggressività del Celje e la capacità della squadra di Riera di portare fuori zona gli uomini di Palladino nella loro ricerca di andare uomo contro uomo a tutto campo. E solo le parate di De Gea nel finale avevano permesso di portare a casa il prezioso 1-2, rivelatosi poi decisivo nel doppio confronto. Segnali che Palladino ha il merito di non aver sottovalutato decidendo di schierare al ritorno la miglior Fiorentina possibile. Considerando anche le squalifiche di Dodo , Moreno e Zaniolo. E la perdurante indisponibilità di Colpani. Ma presentarsi in campo al ritorno contro il Celje con l’once de gala non è stato sufficiente per una serata tranquilla. Una prestazione che ha fotografato alla perfezione il momento attuale della Viola in vista del finale di stagione. Le certezze di Palladino, ad oggi, si basano sull’asse De Gea-Mandragora-Kean. Anche al ritorno il portiere spagnolo è stato decisivo salvando lo 0-0 su Svetlin e dando la solita sicurezza al reparto quando la partita cominciava a proporre le prime difficoltà. In mezzo al campo Mandragora sembra l’unico davvero in fiducia. E con le idee chiare. Il suo gol di destro - il suo piede debole - sulla bella verticalizzazione di Pongracic conferma un momento per lui esaltante: è il quinto gol in questa edizione della Conference e anche il quinto gol nelle ultime otto partite in tutte le competizioni. E ha ricordato ai tifosi viola un altro gol europeo di destro del mancino di Napoli praticamente dalla stessa zona di campo: quello che scacciò la paura nel play-off di due anni fa in casa contro il Braga, quando dopo il trionfale 4-0 in Portogallo all’andata la Fiorentina si era trovata sotto 0-2 dopo 34 minuti al ritorno. Mandragora alterna visione di gioco, inserimenti e suggerimenti per i compagni. Come dimostra anche l’assist per Kean sul gol-qualificazione. Ma non è solo una questione di qualità. Anche di personalità. Che in certe notti europee fa la differenza. Per lui che è anche la memoria storica di questo spogliatoio: l’unico in campo contro il Celje - con Terracciano in panchina e Dodo squalificato - ad essere stato titolare in entrambe le finali di Conference di questo ciclo europeo della Viola. Un Mandragora illuminante prova a camuffare le carenze degli altri in questo momento. Fagioli, probabilmente turbato dalle note questioni extra-campo,, vive un momento di involuzione. E anche Gudmundsson, fondamentale insieme allo stesso Fagioli nelle ultime settimane per farci vedere una Fiorentina più propositiva e più capace di fare possesso anche sotto pressione, nel ritorno contro il Celje non si è visto. Non a caso la Fiorentina nel secondo tempo ha sofferto un Celje più offensivo e più aggressivo. Risultato? La squadra non è riuscita più a giocare la palla in modo apprezzabile lasciando quasi completamente l’iniziativa alla squadra di Riera. Inquietante, anche e soprattutto in vista della semifinale contro il Betis, il dato del possesso-palla nella ripresa: 24 per cento! Quasi inevitabile in uno scenario del genere e nei momenti di maggiore difficoltà - soprattutto quando il gol dell’1-2 di Nemanic aveva rimesso tutto in equilibrio – che la squadra si aggrappasse all’uomo che la sta trascinando da inizio stagione: Moise Kean. Un gigante proprio mentre la squadra bloccata dalla paura diventava piccola piccola. Bello vederlo chiamare ripetutamente ad ampi i cenni il pallone quando il gioco ristagnava e la costruzione della Fiorentina stentava. Come a dire: “Ci penso io”. E così è stato. Esaltante la sequenza di azioni individuali con le quali ha saputo martellare la difesa slovena. Splendido il diagonale del 2-2 che ha portato la Fiorentina in semifinale. Niente di casuale vista la sua folgorante crescita degli ultimi mesi: per lui è il 23° gol stagionale in 39 partite giocate con la Fiorentina, il sesto nelle ultime nove partite compresi gli impegni con la Nazionale di Spalletti. Anche lui si sarà stropicciato gli occhi vedendolo all’opera: la doppietta contro la Germania non era un caso. Impressionanti le cifre di Kean anche in relazione al suo score della scorsa stagione: zero gol segnati in 20 partite . La Fiorentina, insomma, in estate aveva puntato su di lui e ci aveva visto giusto. Ora sta a Palladino e alla squadra supportarlo meglio in questo finale di stagione. Persino un Kean così contro il Betis potrebbe non bastare.

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Contro il Betis servirà una Fiorentina diversa

Paolo Ciarravano