
La ribalta della giovane Italia trova il suo palcoscenico nell’Europa League, torneo che ai titoli di coda della fase a gironi ha riservato una serata memorabile per Federico Chiesa e Andrea Pinamonti. I talenti di Fiorentina e Inter, protagonisti contro Qarabag e Sparta Praga, hanno lasciato entrambi il segno -

Esterno offensivo classe 1997, imprendibile palla al piede, Chiesa ha segnato in Azerbaigian il suo primo gol tra i professionisti da navigato uomo d’area di rigore: colpo di testa per il 2-1 e tre punti d’oro per la Fiorentina, leader del gruppo J davanti al Paok. Solo un peccato di gioventù l’espulsione nel finale di gara -

Sulle spalle di Federico pesa l’eredità di un cognome ingombrante: il padre Enrico, ex Fiorentina per tre stagioni, è stato un attaccante apprezzatissimo a cavallo degli anni ’90 e 2000. Oggi allenatore e primo tifoso del figlio, in carriera ha segnato a raffica con Sampdoria, Parma, viola e Siena prima del ritiro nel 2010 -

Se il ruolo è differente da Enrico, Federico ricorda Chiesa sr per movenze e rapidità. Il primo gol alla 10.a gara da professionista testimonia la sua scalata nella Fiorentina: in estate era solo uno dei tanti Primavera aggregati per il ritiro. Poi la fiducia di Paulo Sousa e l’esordio da brividi contro la Juventus in Serie A: anche in quel caso la prova venne superata -

Ragazzo maturo nonostante la carta d’identità, Chiesa non accusa la pressione come dimostrato contro l’Inter nella gara persa 4-2 a testa altissima. Tre giorni dopo affrontava la Juve con la Primavera in Coppa Italia: assist e gol da campione. Un raro esempio di umiltà che non è passato inosservato all’allenatore della prima squadra -

In realtà la scalata di Federico, scomodato dall’etichetta di figlio d’arte, è stata lunga e tortuosa: non era titolare negli Allievi dove invece brillava Bangu (oggi in prestito alla Reggina), mentre la tenacia ha sicuramente premiato Chiesa jr. Chissà che pure il 18enne Hagi non possa seguire le orme del compagno, applaudito in primis da papà Enrico -

Serata da sogno per Chiesa come per Andrea Pinamonti, attaccante classe 1999 schierato titolare da Pioli nell’ininfluente vittoria contro lo Sparta Praga. Un battesimo in prima squadra coinciso propiziando il vantaggio di Eder: delizioso nell’addomesticare il cross di Miangue e nell’assist per il compagno di reparto -
Centravanti moderno, ottimo fiuto del gol e sorprendente maturità a dispetto dei soli 17 anni, Pinamonti predilige il destro ma lavora sul mancino, partecipa alla manovra e si rivela un puntuale riferimento offensivo. Andrea si è guadagnato la fiducia di Pioli grazie a numeri impressionanti: 13 reti in 11 gare con la Primavera, numeri che lo rendono la stella del settore giovanile dell’Inter -
Nato a Cles, in Trentino, l’approccio di Pinamonti al calcio risale da ragazzino al Bassa Anaunia. Come raccontava l’allenatore Bruno Tommassini, i genitori di Andrea (sfegatati interisti) vennero informati dell’interesse del club nerazzurro per il figlio di 8 anni. Nessun dubbio per papà e mamma, ma fino ai 14 anni non era possibile trasferirsi a Milano: ecco quindi la soluzione Chievo, società amica dell’Inter -
Raggiunti i 14 anni a Pinamonti s’interessò anche il Milan, ma la fede interista ebbe la meglio nel 2013. Sospeso tra Allievi e Primavera nella scorsa stagione, Andrea è un punto fermo della Nazionale U-17 con la quale ha partecipato all’Europeo di categoria. In attesa di firmare il contratto al raggiungimento dei 18 anni il prossimo 19 maggio, il centravanti nerazzurro piace nell’ambiente e viene osservato in Europa -

In realtà l’exploit di Pinamonti, proveniente dal vivaio e apprezzato in prima squadra, non è stata una novità nell’Inter dall’inizio del millennio. L’ultimo nome riconduce a Rey Manaj, centravanti albanese classe 1997, prestato al Pescara dopo le 6 presenze racimolate con i nerazzurri. Scovato nella Cremonese, tornerà alla base al termine del campionato -

Due stagioni prima aveva invece bruciato le tappe Federico Bonazzoli, coetaneo di Manaj, lanciato da Mazzarri in Serie A all’età di 16 anni, 11 mesi e 27 giorni. Apprezzato pure da Mancini, venne ceduto alla Sampdoria che l’ha dirottato in prestito al Lanciano prima e al Brescia poi. La classe non si discute, manca solo il salto di qualità -

Inevitabile inserire Mario Balotelli nell’elenco delle punte interiste sbocciate dal vivaio. Bresciano come Bonazzoli, esordì in Serie A nel dicembre 2007 a 17 anni per volere di Mancini: fu subito una folgorazione. Dopo 28 gol in tre stagioni e il lancio della maglia nella semifinale di Champions contro il Barcellona, le strade dell’Inter e di Super Mario si sono separate definitivamente -

Oltre a Balotelli anche Puscas, Longo, Livaja e Alibec hanno percorso le stesse tappe a differenza di Mattia Destro, figlio d’arte e protagonista nella Primavera dell’Inter ma non in prima squadra. Da baby nerazzurro vince due scudetti con Giovanissimi e Allievi, trionfa nel Viareggio nel 2008 e si laurea capocannoniere (18 gol) nell’ultima stagione da interista. Poi la cessione al Genoa e nuove destinazioni -

Chiudiamo con Obafemi Martins, oggi 32enne impegnato in Cina dopo l’esperienza nella Mls ed il lungo peregrinare in Europa. Scoperto dalla Reggiana e acquistato nel 2001 dall’Inter, tra Primavera e prima squadra lasciò il segno tra gol e capriole fino all’addio nel 2006, quando passò al Newcastle e salutò Milano -