Fin dove potranno osare le Aquile? Lazio ancora outsider in Europa ma...

Il girone della Lazio è stato i limiti della perfezione. Non fosse stato per il mezzo passo falso con il Ludogorets staremmo parlando di un percorso netto . E con che avversarie: Porto, Real Sociedad, Ajax, tutte grandi squadre. Vittorie importanti, di gioco e di testa, e soprattutto non arrivate per caso. Baroni ha dato ai suoi una gran bella mentalità: europea, spavalda, molto offensiva. Uno spartito seguito fedelmente, anche a costo di concedere qualche sconfitta. Un calcio d’attacco e di aggressione, figlio della voglia di controllare il gioco e di portare in campo le proprie idee indipendentemente dall’avversario. È il primo anno di un nuovo progetto e le basi messe finora sono molto interessanti. A prescindere da come vada, la Lazio si è creata una credibilità europea. Nessuno in estate avrebbe immaginato un exploit del genere in Europa League. La partita della svolta è stata quella con il Porto, con quel gol allo scadere come un messaggio gridato a tutte le altre potenziali candidate al trofeo. Oppure la trasferta ad Amsterdam contro l’Ajax. Più che per i 6 punti sono servite per dimostrare che i biancocelesti non solo giocano bene a calcio, ma hanno anche grinta e personalità, che non mollano fino all’ultimo minuto. Altro merito dell’allenatore è la gestione del gruppo. Con due partite ravvicinate ha sempre fatto turnover, coinvolgendo ogni elemento della rosa. Rendere partecipe ogni calciatore è un aspetto non banale, spesso sottovalutato. Oltre a Baroni voglio citare Pedro. Un riferimento. Per esperienza, carattere, proprietà tecniche. Un pezzo importantissimo all’interno della rosa perché la Lazio possa esprimere la sua identità. La Lazio, solo nel girone, ha mandato in gol 9 giocatori diversi, realizzando 17 reti e incassandone solo 5 . Numeri da prima della classe, da favorita. La Lazio probabilmente non lo è ancora ma la concorrenza, di certo, si è resa conto che da qui alla finale ci sarà una rivale in più. Poi, nel calcio le cose cambiano molto in fretta. Da qui a marzo i valori in campo potrebbero variare, tra infortuni, squalifiche e condizione fisica ma in generale la linea è tracciata, il progetto avviato. Se Baroni e i suoi sono un outsider per la coppa, per quanto visto finora Manchester United e Athletic Bilbao hanno qualcosina di più. E poi c’è l’incognita derby: trovare la Roma agli ottavi sarebbe l’incrocio peggiore. Intanto per il ranking UEFA per Nazioni, perché perderemmo a prescindere un club importante. E poi per l’imprevedibilità del derby, che ha implicazioni emotive che sovrastano il reale valore delle squadre in campo. Il derby, con la sua suggestione, il suo fascino, annulla la classifica. In campo vedi la testa, non la tattica, la passione copre i valori tecnici. È così da sempre, dal primo Roma-Lazio di quasi 100 anni fa. Una situazione figlia di un provincialismo che mi piace tremendamente. A questo punto si può solo sperare in quell’altro 50% del sorteggio. Di incontrarsi cioè il più avanti possibile... in finale!

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