Viktoria Plzen-Lazio 1-2: l'impresa di una squadra che non finisce mai

Le vittorie all’ultimo respiro saranno di sicuro quelle più belle ma alla Lazio hanno iniziato a dar loro anche un altro significato. Basti pensare a quello che è successo contro il Viktoria Plzen, con quel rovescio di risultato che fa guardare avanti con grande fiducia. Quelle vittorie, scrivevamo, rappresentano il manifesto di una squadra che sta bene di testa e di gambe, capace di rimanere ‘sul pezzo’ e in qualsiasi situazione. Ma soprattutto vengono lette come segni del destino. Perché la Lazio europea vince in tutti i modi. Quando domina, quando gestisce e anche quando soffre, come in Repubblica Ceca. L’abbiamo scritto più volte, elogiando la capacità di saper portare avanti le rotazioni, di saper rendere nessuno indispensabile, ma tutti utilissimi. La squadra di Baroni non finisce mai. Non è certo solo un modo di dire: perché in queste settimane, in questi mesi, è diventato un modo di essere. La qualificazione ai quarti è stata ipotecata grazie all’ennesimo sigillo arrivato in extremis. Dal rigore di Pedro a Milano, al capolavoro di Isaksen a Plzen, altre due reti da aggiungere alla collezione dei gol last minute. Sono ben 19 quelli realizzati in stagione dal 75esimo minuto in poi, di cui 8 addirittura nel recupero. Non può essere solo un caso. La settima vittoria su nove in Europa e i tanti segnali che continua a mandare la squadra di Baroni autorizzano a pensare in grande. La sua Lazio sta andando oltre. Oltre il 90esimo certo, ma soprattutto oltre le difficoltà. E anche oltre le aspettative che, è bene ricordarlo sempre, dopo il burrascoso addio di Tudor non sembravano così alte. In doppia inferiorità numerica e in un secondo tempo fatto di affanni e sofferenze, il gruppo ha mostrato lucidità e più che a non perdere ha provato a vincere. Uno scatto mentale notevole Un po’ come quello fatto da Isaksen nelle ultime settimane. La svolta è arrivata tutta, o quasi, nel gol vittoria segnato a dicembre contro il Napoli, molto simile a quello che ha messo a tappeto il Viktoria in Europa League. Il giocatore è in crescita costante, atleticamente ma anche tatticamente. Non segna tanto ma si sta specializzando in gol bellissimi e molto pesanti. A lui Baroni non rinuncia mai. Tra i giocatori offensivi dei biancocelesti è quello che nel 2025 sta giocando di più. E se guardiamo l’ultimo ruolino, notiamo che è stato titolare in 12 delle 13 partite del nuovo anno. Nessuna formula miracolosa dunque, bastavano continuità e fiducia per accenderlo. E pensare che a gennaio avrebbe potuto lasciare Roma. Di offerte ne sono arrivate diverse: Celtic e Bologna su tutte. La Lazio ha detto no. È stata la scelta giusta. Difficile d’ora in avanti rinunciare al danese. E Baroni non lo farà certamente nelle 3 partite in 6 giorni che attendono i biancocelesti. L’Udinese sarà l’avversario da affrontare lunedì, pio ci sarà il ritorno col Viktoria giovedì e infine lo scontro diretto col Bologna domenica. Una settimana per l’Europa. Una settimana che sa di Europa. Europa del presente, certo, ma anche e soprattutto del futuro.

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Viktoria Plzen-Lazio 1-2: l'impresa di una squadra che non finisce mai

Matteo Petrucci