Lazio, dare tutto al ritorno per non rimpiangere questo Bodo

Ora servirà l’impresa. Per tornare a giocare una semifinale europea dopo 22 anni di attesa, giovedì prossimo all’Olimpico la Lazio dovrà mostrare il suo volto migliore, quello che non si è visto nella ghiacciaia di Bodo. È stata una sconfitta netta quella dei biancocelesti, uno 0-2 che tutto sommato lascia spazio alla rimonta nella gara di ritorno. Ma a un certo punto si è temuto il peggio. Perché senza le decisive parate di Mandas, il passivo poteva essere molto più pesante e allora sì che sarebbe servito un vero e proprio miracolo nella sfida di ritorno per passare il turno. È stata una Lazio preoccupante quella vista a Bodo, una squadra che è sembrata avere il fiato corto rispetto agli indiavolati norvegesi. Una Lazio che non è riuscita se non con un colpo di testa di Marusic a impensierire il portiere russo dei norvegesi, una produzione offensiva troppo scarna per poter sperare di uscire imbattuti dallo stadiolo dei gialloneri. La chiave Che il Bodo fosse una formazione pericolosa lo si sapeva. Non è un caso che nelle 9 gare casalinghe giocate quest’anno in Europa ne avesse vinte 8 . Quella di Knutsen è una squadra che gioca a memoria, sfruttando il talento in attacco dell’ex milanista Hauge ma soprattutto la qualità tecnica dei suoi 3 centrocampisti titolari. La differenza l’ha fatta proprio in mezzo al campo dove il capitano Berg ha fatto il bello e il cattivo tempo senza che nessuno dei biancocelesti abbia trovato la maniera di contenerlo. E poi gli inserimenti della mezzala Saltnes, autore dei due gol, e dell’altra mezzala Evjen hanno spaccato in due la difesa laziale che non è riuscita a tamponare le giocate di un centrocampo di ottimo livello tecnico che ha superato Mandas per due volte. La sensazione è che sia stata una Lazio con il freno a mano tirato, condizionata anche dalla temperatura sotto lo zero alla quale si è giocato. Se a questo aggiungiamo anche il terreno sintetico dello stadio ne vien fuori un ritratto che ha portato a questo 0-2. Ed è andata anche bene, considerato che nel finale i norvegesi hanno avuto almeno un paio di volte il pallone del 3-0 che sarebbe stato complicatissimo da ribaltare all’Olimpico. Cosa non è andato nella Lazio? Sicuramente la fase offensiva dove sia Dia nel primo tempo che Castellanos nell’ultima mezz’ora non sono riusciti a trovare la chiave per andare al tiro in maniera pericolosa. A centrocampo si è sentita l’assenza dello squalificato Rovella, che da solo è l’anima della squadra e che per fortuna tornerà in occasione della partita di ritorno. E poi c’è la tenuta difensiva , specie sulla fascia destra dove si sono alternati Hysaj e Lazzari, che non è riuscita a reggere l’urto con la prima linea del Bodo. Le giocate dei due esterni offensivi del Bodo hanno creato continua preoccupazioni alla squadra di Baroni. In vista di giovedì prossimo occorre che l’allenatore studi qualche contromossa per evitare di subire quel gol che nei 90’ dell’Olimpico complicherebbe moltissimo la qualificazione. Il problema della Lazio è anche il derby. Domenica sera la sfida alla Roma provocherà un ulteriore dispendio di energie fisiche e mentali a una squadra che in Norvegia è sembrata un po' in riserva. Insomma, un passo indietro dopo la bella vittoria in campionato di Bergamo contro l’Atalanta. Nulla è perduto ma occorre ora resettare tutto e provare a rispolverare quella Lazio irresistibile che abbiamo visto per mesi in Europa League durante il maxi-girone che i biancocelesti hanno dominato. Perché uscire ai quarti contro i norvegesi lascerebbe rimpianti enormi. Una semifinale europea i tifosi biancocelesti la attendono dal 2003 e mai come quest’anno la squadra di Baroni è stata così vicina a raggiungere questo prestigioso traguardo. Serve però un ultimo sforzo. Serve la Lazio migliore, ci sono Tottenham o Francoforte da andare a sfidare in semifinale. Uscire contro il Bodo sarebbe un rimpianto troppo grande per una Lazio che quest’anno in Europa spesso ha dato grande spettacolo.

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Antonio Nucera