Quattro storie da Aston Villa-Bologna

Il cuore dolce di John McGinn Il gol vittoria lo ha segnato lo scozzese McGinn, capitano del Villa e già in gol nella sfida dell’anno scorso. Avrete notato che a ogni gol, McGinn si porta le dita agli occhi indossando un paio di occhiali immaginari. Ai microfoni di Sky Sport, lo scozzese ha rivelato che questa esultanza ha un significato molto profondo. Suo nipote Jack, infatti, soffre di gravi problemi alla vista e a scuola ha spesso dovuto convivere con casi di bullismo. Prima di Euro2024, McGinn ha deciso di lanciare un messaggio chiaro: “esulto così per te Jack”. Il gesto ha una doppia valenza. Accendere una luce sul bullismo scolastico e proteggere suo nipote che finalmente ha avuto un po’ di respiro visto che i bulli, essendo codardi nell’anima, non hanno più osato esercitare prepotenze, se non altro per non indispettire un eroe nazionale. Unai Emery, il pensatore L’allenatore basco è stato spesso elogiato dai media per la sua sagacia calcistica e per la conoscenza del gioco. In effetti, è così. Negli anni e in diversi contesti ha dimostrato di essere un allenatore di dimensione mondiale e le 4 Europa League vinte lo dimostrano. È vero, dunque, che Unai è un pensatore. Ma è più opportuno allargare il campo e allontanarci da quello esclusivamente verde. Il basco di Hondarribia è molto legato al suo paese di origine, una piccola città che si affaccia sul mare, con cui l’allenatore del Villa ama dialogare ogni volta che può all’ora del tramonto. Una mezzoretta di passeggiata da solo per starsene con i propri pensieri. Poi torna a casa, mangia con i suoi famigliari ed esce con gli amici di sempre. Condivide racconti, ride di fatti accaduti, canta canzoni basche. A Hondarribia, Emery non è un famoso allenatore di calcio. È semplicemente Unai, uno di loro. Skorupski al Villa Park si ispira a…Dibu Il rigore parato a Ollie Watkins non è di certo il primo che il portiere polacco del Bologna salva. Basta riavvolgere il nastro di 12 mesi e tornare alla notte in cui i rossoblù esordirono in Champions League contro lo Shakhtar Donetsk. Diluvio, 0-0 e rigore parato a Sudakov. Imbeccato dallo studio di Europa League e nello specifico da Beppe Bergomi, incuriosito dalla difficoltà nel parare un rigore centrale, risponde: “Onestamente non pensavo nemmeno che tirasse Watkins perché un altro giocatore aveva il pallone in mano. Quando si è presentato lui, mi è venuto in mente il Dibu Martinez e i suoi balletti, così ho pensato di farlo anche io ed è andata bene”. Imitare è la più profonda forma di apprezzamento. Quanto è vero… Anche un Orso non è al sicuro con Italiano “Orso vogliamo il labiale di quello che ti ha detto Italiano a fine partita”. Mario Giunta spregiudicato vuole i fatti nel suo studio post-partita. Il povero Orsolini, col sorriso classico e autentico del bimbo che è stato appena sgridato dalla maestra, cede anche alle pressioni del conduttore. “Mi ha detto che uno come me non può sbagliare quell’appoggio. Gli ho risposto che ho provato a discolparmi nell’azione successiva, ma non è bastato. Si è arrabbiato…”. Un siparietto simpatico che denota anche gli ottimi meriti di Orsolini non solo sul campo ma anche nella gestione delle emozioni. Nel riscaldamento prepartita, pur sapendo di non giocare, era l’uomo più sorridente in campo. Quando è entrato, è stato tra i più incisivi. Maturità e simpatia. Fossero tutti così…

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Quattro storie da Aston Villa-Bologna

Filippo Benincampi