Nel mondo del calcio di oggi nessuno è come Aitana Bonmatí (i Conca)

A volte basta un nome per raccontare la storia di un cambiamento, della risposta silenziosa a un diritto negato. In una Spagna che ancora esitava davanti al progresso, due genitori decisero di fare una piccola rivoluzione. Era una battaglia discreta, quella di Rosa e Vicente, ma dal significato profondo: volevano che loro figlia, Aitana, portasse entrambi i cognomi, prima quello della madre, poi quello del padre. Era una scelta che andava controcorrente, ma Rosa e Vicente credevano in un'idea diversa di famiglia: paritaria, equa, senza gerarchie imposte. Volevano che quel nome raccontasse una storia completa, fatta di due radici e non di una sola. Lottarono con pazienza nei corridoi della burocrazia, affrontando norme che sembravano fatte apposta per resistere al cambiamento. E alla fine vinsero. Aitana Bonmatí Conca nacque non solo con un talento straordinario, ma anche con un nome che era già simbolo di libertà e di scelta consapevole. Quando era bambina era la più piccola, quella che fisicamente sembrava avere meno chance. Ma mentre gli altri crescevano in forza, lei cresceva in tecnica, in visione. Con il Barcellona e la Nazionale spagnola, Aitana ha attraversato tappe che sembravano montagne, ha avuto momenti difficili, come il ricovero per meningite virale nel giugno 2025, che non le ha impedito di tornare in campo meno di un mese dopo e trascinare la sua Nazionale fino alla finale dell’Europeo contro l’Inghilterra, poi persa ai rigori. Con la Spagna è stata campionessa del Mondo nel 2023, nel Barcellona, stagione dopo stagione, ha continuato a costruire un dominio: 6 vittorie della Liga, 7 Coppe della Regina e 3 Champions League. Il 22 settembre, sotto i riflettori dorati del Théâtre du Châtelet di Parigi, Aitana Bonmatí ha scritto un nuovo capitolo nella storia del calcio: ha vinto il suo terzo Pallone d’Oro consecutivo, diventando la prima donna a riuscirci. Un’impresa che, da sola, basta a definire una carriera. E invece sembra solo l’inizio. È un traguardo che si staglia con forza ancora maggiore in un panorama calcistico maschile che oggi appare più frammentato. L’epoca dei duelli eterni tra Messi e Ronaldo, quel decennio infiammato da un duopolio epico, è ormai alle spalle. Lì dove prima regnava la certezza, ora c'è pluralità: volti nuovi ogni anno, eccellenze che si alternano, ma nessuna figura capace di prendersi il tempo e la scena come allora. Eppure, mentre il calcio maschile si scopre più aperto, più imprevedibile, nel mondo femminile Aitana ha realizzato qualcosa che somiglia alla perfezione. Non è semplicemente una delle migliori: è colei che ha saputo tenere il comando senza perdere grazia né fame, anno dopo anno. Ha fatto della continuità la sua firma, dell’eccellenza un’abitudine. Nel firmamento calcistico che ha incoronato Aitana per la terza volta regina assoluta, brillano anche due stelle azzurre, sempre più visibili. Perché se la catalana ha saputo costruire un impero personale fatto di classe e leadership, l’Italia femminile inizia finalmente a tracciare la propria rotta tra le costellazioni dell’élite europea. Cristiana Girelli, con il suo 16° posto nella classifica del Pallone d’Oro 2025, ha raggiunto un traguardo storico: è il piazzamento più alto mai ottenuto da una calciatrice italiana. Una vetta che, fino a pochi anni fa, sembrava lontanissima, quasi fuori portata. Ma Girelli non è solo esperienza e talento: è un ponte tra due ere del calcio femminile italiano, tra chi ha resistito quando c’erano solo porte chiuse e chi oggi può sognare stadi pieni. E poi c’è Sofia Cantore, 24ª, protagonista di un’ascesa silenziosa ma costante. Il suo trasferimento al Washington Spirit, una scelta coraggiosa, un salto in un contesto competitivo e mediaticamente molto più esigente, ha segnato un cambio di passo anche simbolico: le italiane non solo attirano l’interesse dei grandi club, ma iniziano a spostarsi per crescere, mettersi alla prova, misurarsi su palcoscenici nuovi. Questi piazzamenti non sono episodi isolati. Sono segnali chiari, inequivocabili, che indicano come il calcio femminile italiano stia alzando l’asticella, si stia scrollando di dosso i vecchi complessi d’inferiorità. Le giocatrici non si limitano più a brillare nei confini della Serie A: oggi si fanno notare. Forse l’Italia è ancora lontana dal dominio assoluto di chi, come Aitana, ha saputo riscrivere le regole, ma non è più ai margini del racconto. È parte attiva di una narrazione globale che cambia. E se oggi applaudiamo due presenze italiane tra le migliori al mondo, è perché qualcosa si muove: è l’inizio di una nuova consapevolezza. Aitana Bonmatí non è un personaggio mitico già consumato: è una voce che continua a crescere, un’ombra luminosa che ancora si muove sul campo. Il suo terzo Pallone d’Oro consecutivo non è soltanto un titolo in più nel palmarès: è la conferma che la storia femminile del calcio può avere spessore e durata. E il fatto che in quella classifica ci siano Cristiana Girelli e Sofia Cantore significa che l’Italia sta costruendo. Perché alla fine non conta tanto chi è il migliore oggi: conta che ci sia chi apre la strada per chi verrà domani.

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Martina Angelini