Talento, gol, alcool e droga: la storia del John Kennedy brasiliano

Non è facile attribuire una sola parola a John Fitzgerald Kennedy. Molti ne hanno fatto un paladino di libertà. Questo articolo, che pubblichiamo il 29 maggio, giorno della nascita di uno dei più famosi presidenti americani, parla però di un altro John Kennedy. Che, molto più prosaicamente, è stato un paladino di… Libertadores. Nel 2023, infatti, la competizione calcistica più importante del Sudamerica vide vincere un quasi outsider, il Fluminense, grazie a un protagonista decisamente outsider. Nome e cognome: John Kennedy, nato nel 2002, nello stesso mese ma pochi giorni prima del ben più noto omonimo . Nazionalità: brasiliana. Ruolo: attaccante. Segni particolari: talento. Probabilmente sprecato. Perché la sua carriera a soli 23 anni sembra già in fase discendente. Nonostante abbia avuto un endorsement importante da parte dell’allenatore che più di tutti ha creduto in lui e che in qualche modo gli ha regalato la gioia più grande in carriera il 4 novembre 2023: il gol decisivo nella finale contro il Boca Juniors, vinta 2-1 ai tempi supplementari. Con Fernando Diniz il rapporto è stato sempre molto schietto, quasi da padre a figlio: l’ex centrocampista, ora sulla panchina del Cruzeiro, prima di diventare allenatore ha studiato a lungo psicologia. E gli è servito eccome. Perché gestire un giocatore così non è mai facile: lui, carioca di Rio, ha avuto la classica infanzia difficile del giocatore brasiliano. Nasce e cresce nelle favelas, con una famiglia quasi assente e gioca a calcio per strada: il Fluminense lo nota e in qualche modo dalla strada lo porta via, dandogli la possibilità di giocare nel settore giovanile. Kennedy ha talento e si vede: è una punta molto mobile, rapidissima, con ottimo senso del gol. Può giocare sia da solo nel reparto, sia al fianco di qualcuno di più strutturato. Sono caratteristiche che si notano sin da piccolo. Il problema è che non sa abbinare a questo la disciplina e la costanza che possono portare a diventare un campione. Così, si perde, anche se le premesse sembravano diverse: esordisce a 18 anni nella Serie A brasiliana con il Fluminense, che per due anni prova a dargli fiducia. Succede di tutto: ritardi negli allenamenti, dove spesso si presenta ubriaco. Gli viene anche sequestrata l'auto perché a bordo aveva diversi grammi di marijuana. Così, viene prestato alla Ferroviaria, una piccola squadra di San Paolo che adesso gioca nella Serie B nazionale. Ai tempi, era il 2022, si trovava nella Serie D paulista. In sei mesi gioca 11 partite e segna 6 gol: un livello troppo basso per lui, che convince Diniz, intanto diventato allenatore del Flu, a puntare sul giocatore per la stagione successiva, quella del 2023. Colloqui, faccia a faccia, tentativi di spiegargli quanto fosse importante per lui avere la testa a posto. E si arriva a quella finale. Kennedy parte dalla panchina, Diniz lo chiama: “Ti chiamano il ‘Carrasco’ : sono sicuro che segnerai tu il gol vittoria”. Il dialogo è supposto, ma le parole sono reali: Diniz gliele ha dette davvero e in qualche modo il giocatore ricambia segnando questa rete. La pecca? È già ammonito, esulta troppo e viene espulso. Un altro segnale: croce e delizia. I festeggiamenti per quella partita, quel gol e quel trofeo sono tantissimi e proseguono anche nelle settimane successive. Quando Kennedy si perde di nuovo nei vapori dell’alcool ma soprattutto nelle polveri della cocaina. Nuovo scandalo, nuova situazione da gestire. Diniz non molla, ma sa che non può più dargli fiducia: concede una lunga intervista alle tv nazionali per raccontare per filo e per segno quello che il giocatore sta vivendo, senza insabbiare nulla. “Se parlo, è per lui: voglio metterlo di fronte alla realtà”, il suo ragionamento, “Perché Kennedy è solo uno dei tanti talenti che il calcio brasiliano perde per strada. È un difetto gigantesco del nostro mondo”. Le parole però non sortiscono gli effetti sperati, l’anno successivo di fatto finisce fuori rosa e lo scorso gennaio viene prestato in Messico al Pachuca, dove nel torneo di Clausura gioca 17 partite, segnando 9 reti. Un talento che rende molto meno rispetto a quanto promette. Chi lo conosce bene, sa che potrebbe benissimo arrivare a giocare in Europa. Magari non in un club di prima fascia, per lo meno all’inizio. Ma è la testa in questi casi a fare davvero la differenza: un trasferimento nel nostro Continente rischierebbe di essere addirittura deleterio. Su Sky Sport Insider, Alessandro Biolchi ha raccontato la storia di Adriano e i suoi demoni. Una piaga che il calcio brasiliano continua a vivere, a tutti i livelli. La storia di Kennedy potrebbe partire da un riscatto sociale. Che poi, in fin dei conti, altro non sarebbe se non una forma di libertà.

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Valentino Della Casa