Accuse di razzismo in Cadice-Valencia, botta e risposta fra Diakhaby e Cala

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L'episodio durante la partita tra Cadiz e Valencia giocata nel giorno di Pasqua: la squadra ospite aveva abbandonato il campo a causa di presunti insulti razzisti ricevuti da Diakhaby da parte di un avversario, Juan Cala. Diakhaby su Twitter: "Mi ha chiamato 'negro de mierda'". Cala in conferenza stampa poco dopo: "È falso, non ho mai detto niente, ho subìto un linciaggio". E il Valencia risponde: "Non ti crediamo"

Botta, risposta e contro risposta. Continua a tenere banco in Spagna il caso delle presunte offese razziste durante la partita tra Cadice e Valencia, giocata nel giorno di Pasqua e valida per la 29^ giornata di Liga. Ripercorriamo tutto in ordine cronologico. L'episodio accade alla mezz'ora della sfida, quando il difensore della squadra ospite Mouctar Diakhaby avrebbe ricevuto un insulto razzista da Juan Cala, difensore del Cadice. I compagni del francese hanno allora abbandonato il campo per solidarietà nei confronti di Diakhaby, il quale però ha poi chiesto loro di rientrare per continuare a giocare - come ricostruito da un tweet dello stesso Valencia. La partita è poi terminata 2-1 per il Cadice, mentre Diakhaby è stato sostituito proprio alla mezz'ora senza completare il match.

La versione di Diakhaby

Alle ore 11.53 di oggi (martedì 6 aprile, ndr), cioè due giorni dopo la partita, il primo a parlare - attraverso un video pubblicato sul proprio profilo Twitter ufficiale (e ripostato dallo stesso Valencia) - è stato Diakhaby, confermando le accuse. E aggiungendo come un giocatore del Valencia - durante l'interruzione del match - abbia cercato di "negoziare" il ritorno in campo della squadra se Cala fosse andato a scusarsi di persona con lui. "Domenica a Cadice un giocatore mi ha insultato, e le sue parole sono state 'negro de mierda' - ha detto Diakhaby nel video -. È intollerabile, questo non può accadere né nel calcio né nella vita di tutti i giorni". E sull'episodio negli spogliatoi: "Io e i miei compagni siamo rientrati negli spogliatoi. Poi un giocatore del Cadice ha chiesto a un nostro compagno se saremmo tornati in campo nel caso in cui Cala si fosse scusato. Abbiamo risposto di no". Concludendo poi coi ringraziamenti "al Valencia, alla squadra e ai tifosi per il sostegno e la solidarietà ricevuta".

La conferenza di Cala: "Non ho mai detto niente di tutto ciò"

Poco dopo, alle 12.30 circa, la risposta e le prime parole di Juan Cala, che ha respinto ogni accusa durante una conferenza stampa organizzata per l'occasione: "Non gli ho mai rivolto quella frase. Ci sono due opzioni: o Diakhaby l'ha inventato o mi ha frainteso. Il resto è un circo - ha sottolineato il difensore -. Sono stato in quattro diversi campionati (Spagna, Grecia, Galles e Cina, ndr), con compagni di tutte le origini, e non ho mai avuto problemi al riguardo". E sul presunto ingresso di un suo compagno nello spogliatoio del Valencia: "Che dica il nome del giocatore a cui si riferisce. E se lo farà, lascerò immediatamente il calcio". E ancora: "Tutto quello che voglio è che i fatti vengano indagati e tutto sia chiarito, nel calcio spagnolo non c'è razzismo. Ho passato la notte senza dormire e sono in stato di shock. Nessuno merita questo linciaggio" - ha concluso.

Il comunicato del Valencia: "Cala non ti crediamo"

Alle ore 13.45 ecco una nuova tappa della vicenda, con la risposta del Valencia alla conferenza stampa di Cala, postata su Twitter, pubblicata sul proprio sito ufficiale e intitolata "Cala, noi non ti crediamo". "Il Valencia - recita il comunicato - è profondamente rattristato dalle dichiarazioni rilasciate da Juan Cala. Il giocatore ha perso una grande occasione per accettare il suo errore e chiedere scusa. Invece di farlo, ha attaccato sia Diakhaby che altri membri del Valencia. Desideriamo ribadire che crediamo al nostro giocatore e lo appoggiamo completamente. Non smetteremo mai di lottare contro il razzismo nel calcio".