Kroos: "Ritiro? Al Real Madrid hanno provato a convincermi a non smettere"

L'INTERVISTA

In un'intervista a Marca,  la prima dopo l'addio al calcio, Toni Kroos ripercorre i suoi dieci anni di carriera al Real Madrid, il suo addio, il suo rapporto con Ancelotti e la sua vita attuale, tra il calcio e la sua fondazione. La difficoltà più grande? Comunicare la scelta a Carlo Ancelotti: "È stato molto difficile per me dirlo a Carlo, perché si aspettava che continuassi e perché avevamo e abbiamo un ottimo rapporto"

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Toni Kroos è felice, inutile chiedersi se più di prima, se più di quando giocava a calcio. A maggio 2024 aveva annunciato il suo ritiro e ora la sua vita è completamente diversa: modello, allenatore all’accademia, in prima linea nel sostegno economico e morale alle famiglie con bambini malati terminali con la sua Fondazione Toni Kroos. Ma il calcio nella sua vita rimane: “È un lavoro diverso -ha detto in un'intervista a Marca- più incentrato sul pensare, avviare progetti e prendersene cura. Voglio che le cose vadano bene e per questo devi lavorare. Alla scuola calcio, ad esempio, ho tanti ragazzi che voglio migliorare e per questo devo fare un piano di allenamento per i ragazzi, un altro per le squadre. È così che la mia vita è cambiata. Prima andavo ad allenarmi, giocare e basta. Ora devo pensare”.

L'addio: "è stato molto difficile per me dirlo ad Ancelotti"

La famiglia ha accettato senza difficoltà la scelta del giocatore tedesco di lasciare il calcio giocato, tranne forse il figlio: “Mio figlio maggiore fa un po' più fatica, perché era abituato a vedere papà andare allo stadio. Si abituerà, si sta adattando ad una nuova vita che va molto velocemente e siamo felici, io per primo”. Ma il problema non è stato dirlo ai propri familiari, ma a chi lo ha scelto dal primo momento e lo ha accompagnato tecnicamente in questo percorso, Carlo Ancelotti: “è stato molto difficile per me dirlo a Carlo, perché si aspettava che continuassi e perché avevamo e abbiamo un ottimo rapporto. È stato il mio primo allenatore qui e non è stato facile dirglielo, ma nella vita tutto ha una fine. Sapevo che non si sarebbe arrabbiato, ma sarebbe stato un po' triste. Anche per me non è stato un momento facile, perché qualcosa di molto speciale stava per finire. Ho provato a scegliere un buon momento, un momento facile... E ho avuto la fortuna di vincere la Liga con un margine e ho detto "adesso!". Perché tra la Liga e la finale di Champions League c’era il momento perfetto. E L'allenatore mi ha detto: 'Sei tedesco e non puoi fare niente, vero?' Hanno provato a convincermi, ma sapevano che non sarebbe successo”.

 

 

L'amore reciproco con il Real Madrid

"Sono arrivato nell’anno in cui il Real vinse la Champions League, nel 2014, e non è facile. La squadra aveva avuto molto successo senza di me, ma fin dal primo momento tutti mi hanno mostrato che mi volevano qui. E parlo di tutti, società, staff tecnico e tifosi. Questo mi ha dato molta fiducia ed è quello che dico nella vita, questo è dare e ricevere". Stesso discorso per Ancelotti: "Carlo mi chiamò mentre ero ai Mondiali in Germania (2014) e mi disse: 'Ti voglio qui al Real Madrid'. E io gli ho detto: 'Mi piacerebbe, ma hai appena vinto la Champions. Sicuro?'. E lui mi ha detto che mi voleva qui, che avrei migliorato la squadra e questo mi ha dato grande fiducia prima di arrivare". Una storia durata dieci anni, durante i quali nulla è cambiato, non c'è mai stata mancanza di fiducia tra la società e il giocatore: "puoi voler stare qui tutta la vita e ad un certo punto non ti amano o non ti rinnovano, ma  questo non è successo".