Caso Cala-Diakhaby, per la Liga non c'è stato alcun insulto razzista

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L'indagine svolta dalla Liga sui fatti del Ramón de Carranza non ha portato a chiare evidenze sugli insulti razzisti denunciati dal difensore del Valencia Mouctar Diakhaby. A certificarlo in maniera definitiva ora sarà una società specializzata, incaricata di provare a decifrare il labbiale di Cala, il giocatore accusato di aver insultato Diakhaby.  Il Valencia, intanto, ha fatto sapere di non cambiare affatto versione sull'accaduto, reiterando le proprie accuse al calciatore del Cadice 

Mouctar Diakhaby non avrebbe ricevuto insulti razzisti durante la recente sfida tra Cadice e Valencia. E’ questa la conclusione dell’inchiesta portata avanti dalla Liga sulle vicende dello stadio Ramón de Carranza, quando la squadra valenciana decise di abbandonare il campo per diversi minuti, prima di rientrare poi sul terreno di gioco per completare e perdere 2-1 la partita, a causa di alcuni -e a questo punto presunti - insulti razzisti rivolti da Juan Cala, giocatore del Cadice, al difensore centrale del Valencia. Già lo stesso giocatore spagnolo nelle ore immediatamente successive alla partita aveva professato la propria innocenza (“Diakhaby si è sbagliato, ha capito male quello che gli avevo detto”), ricevendo in cambio dal Valencia l’accusa di essere doppiamente bugiardo e di aver perso un’occasione per chiedere scusa a Diakhaby e riparare così il suo comportamento. Del quale, però, da quanto scrive la Liga in un comunicato ufficiale, a seguito dell’analisi delle immagini e dell’audio della partita non è stato trovato alcun riscontro. In compenso, però, anche a causa della posizione ferma del Valencia e del giocatore francese (che ha denunciato di essere stato chiamato “negro de mierda” da Cala) la stessa Lega spagnola ha predisposto un’ulteriore verifica da parte di una società altamente specializzata, incaricata di riuscire a decifrare il labiale dei due giocatori, confermando a magine l’impegno nel voler contrastare ogni forza di razzismo. Se questo sia stato il caso anche del  Ramón de Carranza di Cadice, però, è ancora tutto da stabilire.