Nizza, Farioli: "Abbiamo avuto la maglia gialla come al Tour de France. Ora quella a pois"

A SKY

Ancora imbattuto e a -1 dal Psg, l'allenatore italiano del Nizza si è raccontato a Sky Sport 24: "Il nostro motto arriva dai miei tempi al Sassuolo. La frase era del dottor Squinzi: 'Mai smettere di pedalare'. La curiosità è la mia benzina". Sull'arrivo nel club: "Il mio era stato un interrogatorio, la proprietà è ambiziosa". Fondamentale allenare l'aspetto emotivo della squadra, che "deve avere un guardaroba con tutti gli abiti. Ci piace giocare, ma bisogna anche saper soffrire"

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Imbattuto in stagione, trascinato da una difesa bunker e a -1 dal Psg capolista. Una stagione esaltante per Francesco Farioli, allenatore italiano del Nizza al debutto in Ligue 1, che ha perso la vetta solo nell'ultimo turno dopo lo 0-0 sul campo del Montpellier (e il sorpasso dei parigini col mostruoso Mbappé). Impossibile batterlo, complicato fargli gol avendone incassati solo 4 in 12 partite. Ma quali sono i segreti del Nizza targato Farioli? Ne ha parlato proprio il 34enne toscano, intervistato da Sky Sport 24 in una lunga chiacchierata: "Avevamo iniziato con tre pareggi, siamo andati di partita in partita e abbiamo infilato risultati positivi. Ci siamo trovati ad essere in una posizione di classifica importante, ne siamo orgogliosi. Questa è la terra del Tour de France, abbiamo vestito la maglia gialla per qualche tappa importante. Abbiamo l’obiettivo della maglia a pois, quella degli scalatori, facendo una tappa alla volta. Dai tempi di Sassuolo, ricordo che all’ingresso dello spogliatoio c’era una frase del dottor Squinzi che diceva: 'Mai smettere di pedalare'. Questo è il nostro motto".

"La curiosità è la mia benzina"

Un passato da portiere e una tesi di laurea sul suo ruolo, ma quale è stata l’evoluzione di Farioli da allenatore? "Erano i miei primissimi anni da preparatore dei portieri. Pensare di fare l’allenatore in prima squadra era un’idea un po’ lontana, è cresciuta nel tempo. La curiosità è la mia benzina, ho sempre voglia di cercare stimoli ed esperienze nuove. Da quella tesi ho fatto tante cose negli ultimi anni. Non c’è stata nessuna scintilla, piuttosto la curiosità e la consapevolezza di volere avere qualche responsabilità in più. Da lì la decisione di prendere un’esperienza in solitaria prima in Turchia e poi ora in Francia".

L'interrogatorio del Nizza

Come era nata l’opportunità di allenare il Nizza? "È stato un mix di tante cose. In precedenza era stata fatta una ricerca incrociando date e statistiche, tra i profili emersi c’era anche il mio nome. Poi sono trascorsi mesi, a fine stagione il Nizza voleva cambiare e io sono stato uno degli allenatori intervistati. Ne ho fatte tante e lunghe. Mi è piaciuto incontrare una dirigenza con Ghisolfi, Blanc e la proprietà, tutti molti curiosi. Il mio era stato un interrogatorio, volevano capire le mie idee tattiche e di gestione. Quando hanno deciso sicuramente avevano tutti gli strumenti. Conoscevo la squadra e i giocatori, ero curioso e volenteroso di iniziare questa esperienza".

"Il guardaroba della squadra con tutti gli abiti"

Un Nizza dalla difesa di ferro, mai in svantaggio: è il retaggio del passato da portiere? "Quando si scrive qualcosa poi rimane, no? Ancora tante cose scritte in quella laurea le penso, poi il calcio va avanti e gli scenari cambiano. Ci sono esperienze, percorsi, evoluzioni… Nella nostra esperienza attuale c’è un mix di tutto. Oggi una squadra ha la necessità assoluta di avere un guardaroba con tutti gli abiti al suo interno: nel calcio c’è bisogno anche di faticare e saper soffrire. Rimaniamo una squadra a cui piace giocare, che ama avere il pallone ma che sa anche essere aggressiva e saper resistere ribaltando l’azione. Credo che questo sia ciò che stiamo cercando di fare".

Allenare l'aspetto emotivo

Squadra solida che, di contro, sta avendo qualche difficoltà dal punto di vista realizzativo: "Qualche gol ci sta mancando, noi vorremmo farne più di uno a partita. La cosa positiva è che stiamo creando tantissimo, siamo secondi in questa specialità in campionato ma anche per occasioni sprecate. Sicuramente portiamo tanti palloni in area avversaria, 25-26 volte mediamente. Difficile chiedere di più, vorremmo essere più precisi sotto porta, ma continuiamo a generare chance. Capita di sentire qualche critica di troppo ai nostri attaccanti, ma vanno ringraziati per il grande lavoro che fanno. Se siamo così solidi, il merito è anche loro. Produciamo e concediamo poco". Di fondamentale importanza per Farioli la componente emotiva in allenamento: "La tattica senza emotività è cruda. Serve vivere e allenare ciò che troveremo la domenica. È sempre difficile ricreare la stessa pressione della partita con 35mila persone allo stadio. Proviamo a creare stimoli nei giocatori alzando la loro emotività. Capiterà di andare in svantaggio, non è ancora successo: l’unica cosa che possiamo fare è allenarci a quello per far sì che non diventi uno shock troppo grande".

Il dramma Beka Beka e gli avversari come ispirazione

Un Nizza che ha saputo vincere al Parco dei Principi contro il Psg, battere il Marsiglia di Gattuso e fare tre punti anche a Montecarlo: "Sono risultati di tutti. In questi mesi ho vissuto tante emozioni, se devo scegliere la più forte è stata quando Alexis Beka Beka (giocatore che minacciò il suicidio lo scorso 29 settembre, ndr) era in salvo e stava bene. Era una situazione particolare, eravamo tutti insieme in quei momenti. È stato uno degli istanti più emozionanti da quando sono a Nizza. In campo forse una delle vittorie più belle è stata contro il Rennes. Abbiamo avuto un momento difficile da superare, in vantaggio ma in 10, applicati e sostenuti dai tifosi. Bravi tutti, anche i subentrati fino all’azione del 2-0". Ma chi ha ispirato Farioli nel calcio? "Tantissimi allenatori mi hanno influenzato. Oggi gli stimoli più belli li ricevi dagli avversari: ogni partita viene preparata con grande attenzione, succede ogni settimana facendoci trovare pronti dall’approccio agli inconvenienti. Questo sforzo è stimolante, guardiamo tanto calcio anche estero. Il tema della ricerca diventa fondamentale".

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Da Thuram jr a Dante 'l'italiano'

Fratello minore dell’interista Marcus, Khéphren Thuram è stato convocato nella Francia di Deschamps. Una gioia anche per Farioli: "Ero felicissimo per lui come per Todibo. Tutti hanno manifestato il desiderio di essere importanti per la loro Nazionale. Ci siamo capiti con un abbraccio. Auguro a loro e agli altri ragazzi di continuare a vivere questo sogno”. Divertente l’aneddoto su Dante, capitano e difensore 40enne dalla carriera infinita: "Gli avevo mandato un messaggio in inglese prima di firmare, mi aveva risposto con un audio in perfetto italiano pur non avendo mai giocato da noi. È un appassionato di vini e della vita in generale: è un professionista nell’allenamento, nell’alimentazione. È un giocatore che si conferma di partita in partita, grandissimo talento e temperamento".

"Ho bruciato le tappe, vorrei assaporarle di più"

A livello personale, Farioli ha raccontato la "sua" Nizza: "È bellissima, purtroppo di tempo ne ho poco. La mia giornata è un po’ noiosa: iniziamo presto al centro sportivo e si finisce tardi. Il tempo libero lo dedico alla mia compagna Agata e a nostra figlia Lea. Usciamo a cena, abbiamo visitato la città tre volte con la bimba. La fortuna è che siamo vicini al mare e abbiamo sempre un bel panorama". Sul suo futuro: "Mi reputo una persona molto grata di ciò che ho vissuto negli ultimi anni. Di giorno in giorno ho avuto la fortuna di avere opportunità nel fare esperienze da quando ero ancora più giovane. Ho bruciato tappe finora, mi piacerebbe assaporarle un po’ di più. La mia testa è qua, il futuro più lontano che vedo è la prossima partita col Tolosa". E sulla stagione del Nizza: "Facciamo fatica a guardare da qui a maggio, guardiamo la partita che arriva. La proprietà è ambiziosa, ha voglia di tornare a giocare le coppe europee. Il nostro obiettivo è fare più punti possibili e cercare di fare un calcio sempre migliore come squadra. Il Tour finirà proprio a Nizza? Bella coincidenza…"

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