Loro sapevano come finiva. Viaggio tra i venditori di maglie
MondialiDa Milano a Torino, da Napoli a Bari e a Roma c'erano tanto scetticismo e freddezza sull'Italia di Lippi da ben prima dell'eliminazione... Gli affari top? Con le casacche di Brasile, Argentina e Inghilterra. LE FOTO DELL'ITALIA ELIMINATA
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di VANNI SPINELLA
Se volete sapere come finirà il Mondiale, chiedetelo a loro: lo devono sapere per forza. Anzi, per lavoro. Ufficialmente, nei loro negozi, vendono le maglie delle nazionali che partecipano a Sudafrica 2010: in realtà fanno molto di più. Previsioni, azzardi, studio del calendario e dei possibili incroci, scelte strategiche e di marketing. Tutto volto a svuotare il magazzino.
Come se non bastasse, sono anche il vero termometro dell’amore per la maglia azzurra. Che registrava solo grande freddezza. Già prima dell'eliminazione. “L’Italia vende sempre e comunque. Ma se 4 anni fa tutti volevano la maglia di Cannavaro, quest’anno la moda è comprarla senza nome”, nota Mariano Galluccio, titolare di “Punto Calcio Rembrandt”, uno dei maggiori rivenditori di Milano, a due passi dallo stadio di San Siro. Come a dire: nell’Italia del Lippi-bis, nessun giocatore era ritenuto “all’altezza” o abbastanza personaggio da spingere i tifosi a portare il suo nome e il suo numero sulle spalle. “Chi proprio vuole differenziarsi sceglie Pazzini”, conferma Galluccio.
L’esperienza gli ha insegnato che “le squadre che vincono sono sempre quelle che vendono di più”, e allora lui ha puntato forte su Brasile, Argentina e Inghilterra, ordinando i maggiori quantitativi per questi tre articoli. “In alcuni casi si tratta di vere e proprie scommesse, perché il primo ordine viene fatto quando ancora non sono note le liste dei convocati ufficiali”. Così, certe scelte di Maradona lo hanno un po’ spiazzato: “Contavo di vendere molte maglie dell’Argentina sfruttando la stagione d’oro degli interisti: la mancata convocazione di Zanetti e Cambiasso ha in parte rovinato i miei piani, e Milito non gioca nemmeno titolare”. Per fortuna c’è Sneijder: “Tanti interisti acquistano la sua maglia dell’Olanda”.
E gli altri? Il flop dei giocatori di Milan e Juve si ripercuote anche su questo mercato: “Quelle di Del Piero, Beckham, Pato e Ronaldinho erano maglie che assicuravano sempre buone vendite”. Così, tra chi è disposto a spendere i 70 euro necessari per portarsi a casa una maglia originale, tanti ripiegano su Cristiano Ronaldo (il più desiderato), o su nazionali alternative: Messico su tutte, seguita da Cile e Honduras.
Il secondo teorema di Mariano è una scelta strategica ben precisa: “In magazzino non avevo maglie della Francia: gli italiani non le comprano”. Concorda con lui Piero Celoria, titolare del punto vendita “Football Team” di Torino: “La Francia? Vende zero. Nel nostro caso però non è una questione di antipatia, ma legata al loro Mondiale disastroso e all’assenza di un campione di riferimento, in cui identificarsi. Ricordo infatti che negli anni scorsi la Francia tirava molto, soprattutto qui a Torino”. Dimenticato Zidane, è ora di farsi nuovi idoli.
“Da noi l’Italia è andata alla grande. Abbiamo terminato due forniture, cioè 80 maglie in tutto, e fatto già la terza richiesta. Il più gettonato è stato sicuramente Chiellini, segue Marchisio. Poi ci chiedono anche Quagliarella, Di Natale e Montolivo, molto meno Cannavaro”. A sorpresa, si registra un boom di richieste per la divisa da portiere, anche se “la Puma ha fatto l’errore di fornircele con il nome prestampato di Buffon. – spiega Celoria - Con il suo infortunio è calata la richiesta. E va detto che tanti tifosi del Toro preferirebbero avere Marchetti”.
Anche a Roma l’Italia ha raccolto consensi. Ma certamente non da parte degli italiani. “Abbiamo un negozio in zona centrale, molto frequentato dagli stranieri – spiega Cristiano di “Soccer Store” - A loro la maglia dell’Italia piace sempre”. Quella azzurra è stata la più richiesta, anche se i numeri parlano chiaro: le vendite sono calate rispetto a 4 anni fa. “Nonostante la flessione abbiamo venduto 150 pezzi dell’Italia e fatto un nuovo ordine. Di solito nei giorni prima delle gare si registra il picco di vendite e, qualora fosse andata bene, ci sarebbe stata l’accelerata anche dopo la partita. Peccato che questo effetto traino non si sia visto”. Inutile chiedere chi sia il nome più gettonato: “De Rossi”.
Così come è facile immaginare quale sia la squadra più amata a Napoli. “Vendo quasi esclusivamente maglie dell’Argentina, soprattutto Messi”, dice Gaetano Fusco, proprietario dello storico “Golden Sport”. “Qualcuno addirittura mi chiede di stampare il nome di Lavezzi, anche se non è tra i convocati”. Tra quelli che si lamentano c’è invece Sergio Colella, titolare del negozio “Football Team” di Bari. “La vendita è praticamente ferma. C’è stata un po’ di euforia per l’Italia prima dell’esordio: quasi tutti quelli che hanno acquistato la maglia azzurra mi hanno chiesto nome e numero di Bonucci, pur sapendo che probabilmente non avrebbe giocato neanche una partita”.
Il suo negozio di articoli sportivi ci mette poco a trasformarsi in un bar dello sport, e Colella spiega: “Purtroppo a Bari la Nazionale è seguita con molto più distacco rispetto al passato. Continuo a vendere tutto ciò che è Inter, mentre le maglie dell’Italia restano lì appese. L’esclusione di Cassano è stata un disastro per noi. Lo dico da tifoso e da commerciante: con lui al Mondiale, le vendite delle maglie sarebbero triplicate. Avrebbe dato una bella svolta alla squadra, e pure al commercio”.
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Se volete sapere come finirà il Mondiale, chiedetelo a loro: lo devono sapere per forza. Anzi, per lavoro. Ufficialmente, nei loro negozi, vendono le maglie delle nazionali che partecipano a Sudafrica 2010: in realtà fanno molto di più. Previsioni, azzardi, studio del calendario e dei possibili incroci, scelte strategiche e di marketing. Tutto volto a svuotare il magazzino.
Come se non bastasse, sono anche il vero termometro dell’amore per la maglia azzurra. Che registrava solo grande freddezza. Già prima dell'eliminazione. “L’Italia vende sempre e comunque. Ma se 4 anni fa tutti volevano la maglia di Cannavaro, quest’anno la moda è comprarla senza nome”, nota Mariano Galluccio, titolare di “Punto Calcio Rembrandt”, uno dei maggiori rivenditori di Milano, a due passi dallo stadio di San Siro. Come a dire: nell’Italia del Lippi-bis, nessun giocatore era ritenuto “all’altezza” o abbastanza personaggio da spingere i tifosi a portare il suo nome e il suo numero sulle spalle. “Chi proprio vuole differenziarsi sceglie Pazzini”, conferma Galluccio.
L’esperienza gli ha insegnato che “le squadre che vincono sono sempre quelle che vendono di più”, e allora lui ha puntato forte su Brasile, Argentina e Inghilterra, ordinando i maggiori quantitativi per questi tre articoli. “In alcuni casi si tratta di vere e proprie scommesse, perché il primo ordine viene fatto quando ancora non sono note le liste dei convocati ufficiali”. Così, certe scelte di Maradona lo hanno un po’ spiazzato: “Contavo di vendere molte maglie dell’Argentina sfruttando la stagione d’oro degli interisti: la mancata convocazione di Zanetti e Cambiasso ha in parte rovinato i miei piani, e Milito non gioca nemmeno titolare”. Per fortuna c’è Sneijder: “Tanti interisti acquistano la sua maglia dell’Olanda”.
E gli altri? Il flop dei giocatori di Milan e Juve si ripercuote anche su questo mercato: “Quelle di Del Piero, Beckham, Pato e Ronaldinho erano maglie che assicuravano sempre buone vendite”. Così, tra chi è disposto a spendere i 70 euro necessari per portarsi a casa una maglia originale, tanti ripiegano su Cristiano Ronaldo (il più desiderato), o su nazionali alternative: Messico su tutte, seguita da Cile e Honduras.
Il secondo teorema di Mariano è una scelta strategica ben precisa: “In magazzino non avevo maglie della Francia: gli italiani non le comprano”. Concorda con lui Piero Celoria, titolare del punto vendita “Football Team” di Torino: “La Francia? Vende zero. Nel nostro caso però non è una questione di antipatia, ma legata al loro Mondiale disastroso e all’assenza di un campione di riferimento, in cui identificarsi. Ricordo infatti che negli anni scorsi la Francia tirava molto, soprattutto qui a Torino”. Dimenticato Zidane, è ora di farsi nuovi idoli.
“Da noi l’Italia è andata alla grande. Abbiamo terminato due forniture, cioè 80 maglie in tutto, e fatto già la terza richiesta. Il più gettonato è stato sicuramente Chiellini, segue Marchisio. Poi ci chiedono anche Quagliarella, Di Natale e Montolivo, molto meno Cannavaro”. A sorpresa, si registra un boom di richieste per la divisa da portiere, anche se “la Puma ha fatto l’errore di fornircele con il nome prestampato di Buffon. – spiega Celoria - Con il suo infortunio è calata la richiesta. E va detto che tanti tifosi del Toro preferirebbero avere Marchetti”.
Anche a Roma l’Italia ha raccolto consensi. Ma certamente non da parte degli italiani. “Abbiamo un negozio in zona centrale, molto frequentato dagli stranieri – spiega Cristiano di “Soccer Store” - A loro la maglia dell’Italia piace sempre”. Quella azzurra è stata la più richiesta, anche se i numeri parlano chiaro: le vendite sono calate rispetto a 4 anni fa. “Nonostante la flessione abbiamo venduto 150 pezzi dell’Italia e fatto un nuovo ordine. Di solito nei giorni prima delle gare si registra il picco di vendite e, qualora fosse andata bene, ci sarebbe stata l’accelerata anche dopo la partita. Peccato che questo effetto traino non si sia visto”. Inutile chiedere chi sia il nome più gettonato: “De Rossi”.
Così come è facile immaginare quale sia la squadra più amata a Napoli. “Vendo quasi esclusivamente maglie dell’Argentina, soprattutto Messi”, dice Gaetano Fusco, proprietario dello storico “Golden Sport”. “Qualcuno addirittura mi chiede di stampare il nome di Lavezzi, anche se non è tra i convocati”. Tra quelli che si lamentano c’è invece Sergio Colella, titolare del negozio “Football Team” di Bari. “La vendita è praticamente ferma. C’è stata un po’ di euforia per l’Italia prima dell’esordio: quasi tutti quelli che hanno acquistato la maglia azzurra mi hanno chiesto nome e numero di Bonucci, pur sapendo che probabilmente non avrebbe giocato neanche una partita”.
Il suo negozio di articoli sportivi ci mette poco a trasformarsi in un bar dello sport, e Colella spiega: “Purtroppo a Bari la Nazionale è seguita con molto più distacco rispetto al passato. Continuo a vendere tutto ciò che è Inter, mentre le maglie dell’Italia restano lì appese. L’esclusione di Cassano è stata un disastro per noi. Lo dico da tifoso e da commerciante: con lui al Mondiale, le vendite delle maglie sarebbero triplicate. Avrebbe dato una bella svolta alla squadra, e pure al commercio”.
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