I 10 episodi arbitrali più assurdi nella storia dei Mondiali

Mondiali

Vanni Spinella

La mano e il braccio de Dios; un gol fantasma e la vendetta del suo fantasma; un gol annullato da un tifoso e un altro poco prima di essere segnato. Queste e altre curiosità arbitrali nella nostra selezione Mondiale

Sapevate che esiste anche un "braccio de Dios"? O che l'arbitro può fischiare la fine un attimo prima che un giocatore faccia gol? E perché l'arbitro Elizondo, dopo la testata di Zidane, andò a parlare con il guardalinee anche se sapeva che quest'ultimo non aveva visto niente? Le risposte a queste e altre curiosità nella nostra selezione di stranezze e sviste "Mondiali".

La "mano de Dios"
Argentina-Inghilterra 2-1 (Mondiali 1986)

mano de dios

La fotografia universalmente più nota nella storia dei Mondiali è quella di un gol realizzato con la mano. Paradossale, eppure allo stesso tempo così poetico (ma non ditelo agli inglesi), perché dietro c’è un enorme capitolo della storia del calcio – quello intitolato Maradona – ma anche la prova schiacciante di come sia impossibile scindere quello che è “solo uno sport” da tutto il resto: politica, affari, Storia, vita.

Nella fotografia c’è Shilton, il portiere dell’Inghilterra, con il pugno proteso in avanti nell’intento di allontanare la minaccia di un pallone che piove dall’alto; anche Maradona salta con il pugno alzato, nascosto accanto alla massa di riccioli neri, per anticiparlo, facendo credere all’arbitro di esserci riuscito con la testa. Diego riatterra, una rapida occhiata all’arbitro tunisino Ali Bin Nasser e poi l’esultanza genuina, chiamando a sé i compagni attoniti, perché come ammetterà lui stesso era il modo migliore per far pensare all’arbitro che non ci fosse dietro nulla di losco (“Venite ad abbracciarmi o non lo convaliderà”). Un movimento fulmineo, disonesto, geniale nel senso di partorito dalla mente di un genio, di cui conosceremo nell’arco di 5 minuti le due facce che lo animano e lo tormentano. Quella più oscura che dà vita alla “mano de Dios” (così lo battezza lo stesso Maradona, giustificandolo come una punizione "divina" per il popolo inglese in seguito alla Guerra delle Falkland) e quella cristallina, classe allo stato puro, che gli permette poco dopo di farsi perdonare segnando il “gol del secolo”, la cavalcata solitaria superando uno ad uno tutti gli inglesi, per ultimo Shilton, questa volta messo a sedere usando i piedi. Redenzione agli occhi del mondo, se non vi è piaciuto quello di prima, guardate cosa posso fare.

Byron Moreno elimina l'Italia
Corea del Sud-Italia 2-1 d.t.s. (Mondiali 2002)

moreno

Byron Moreno, basta la parola. Per giorni, settimane, anni, il suo nome fu sinonimo di ingiustizia e sventura per gli italiani. Solo le ultime vicende, che l’hanno visto protagonista di un arresto all’aeroporto di New York, mentre cercava di entrare negli Stati Uniti con 6 chili di cocaina nascosti nelle mutande, ci hanno permesso di voltarci un attimo e rileggere quella storia con l’aria di chi ha ormai superato il trauma. Acqua passata, che cosa potevamo aspettarci da uno così? Quando non trasporta droga nelle mutande, Byron Moreno è un arbitro, l’arbitro di Corea del Sud-Italia, giocata in Corea del Sud davanti a un popolo assetato di vittoria e desideroso di farci rivivere l’incubo Corea (anche se nel ’66 era quella del Nord). Ci riuscirà, con l’intervento decisivo del fischietto ecuadoregno che sembra avere un conto in sospeso con gli Azzurri di Trapattoni. Espelle l’incredulo Totti per una presunta simulazione in area di rigore, sventolandogli il rosso sotto al naso con aria distaccata, immune a qualsiasi protesta dietro a quella maschera da pesce lesso; annulla un golden-gol regolare a Tommasi per fuorigioco; lascia correre quando i coreani azzoppano Zambrotta, o colpiscono uno dopo l’altro Coco, Maldini, Del Piero, restando impuniti. La Corea del Sud ci manda fuori dal Mondiale agli ottavi, con il golden gol del perugino Ahn; la Spagna ride di noi, ma ai quarti deve mandar giù la stessa medicina (stavolta l’arbitro è l’egiziano Al-Ghandour, che se possibile ne combina peggio di Moreno), facendo sospettare che esista un piano per mandare avanti i padroni di casa. “As” titola “¡Italia tenía razón!” (l’Italia aveva ragione). Grazie tante.

Lo sceicco scende in campo
Francia-Kuwait 4-1 (Mondiali 1982)

sceicco

“Ci penso io”, fece lo sceicco in tribuna. Quel gol segnato al suo Kuwait non gli era andato giù, e così decise che lo avrebbe fatto annullare. Scendendo in campo, sostituendosi all’arbitro. La cosa pazzesca è che ci riuscì sul serio. Gruppo D, si gioca Francia-Kuwait e sul 3-0 per i francesi (Genghini, Platini, Six) la partita sembra già in archivio. Al 78° Giresse segna anche il quarto, rispondendo subito al gol della bandiera di Al Buloushi, che aveva scatenano sugli spalti balli di tifosi e sceicchi euforici, convinti forse di poterla riaprire; ma la dinamica con cui arriva il 4-1 non convince tutti, per primo lo sceicco Fahad Al Ahmed, che fa segno agli altri di aspettare un attimo, giusto il tempo di sistemare la questione e tornare. Una cosa del tutto normale, per il fondatore del Comitato Olimpico del Kuwait e presidente della Federazione calcistica, uno probabilmente abituato a far riscrivere i finali dei film non di suo gradimento, quando va al cinema. Lo sceicco scende la gradinata dello stadio di Valladolid ed entra sul serio in campo, dirigendosi verso il “collega”, l’arbitro russo Miroslav Stupar, al quale espone la sua versione dei fatti: Giresse ha segnato mentre i giocatori del Kuwait erano fermi, convinti di aver sentito un fischio (che in realtà proveniva dalle tribune), per cui il gol va annullato. Per 9 minuti il gioco resta fermo, con il campo popolato da militari della Guardia Civil, fotografi, ufficiali vari; poi Stupar, probabilmente intimorito, si lascia convincere e annulla un gol regolare, tra lo stupore dei francesi che non riescono a credere ai propri occhi, mentre Fahad torna a sedere al suo posto soddisfatto. La Francia segnerà comunque il quarto gol, con Bossis, e stavolta nessuno glielo potrà levare; Stupar verrà radiato dalla Fifa; lo sceicco Al Ahmed riceverà una multa di 5mila sterline. E facendosi una risata staccherà l’assegno. Arbitrare la propria Nazionale non ha prezzo.

Il primo gol-fantasma
Inghilterra-Germania Ovets 4-2 d.t.s. (Mondiali 1966)

hurst

Il gol fantasma più celebre della storia, perché cosa può esserci di più controverso di un gol-non gol in una finale Mondiale e per di più ai supplementari? Lo segna l’inglese Geoff Hurst contro la Germania Ovest, quando le due squadre sono sul 2-2: al minuto 101, sul cross dalla destra di Alan Ball, Hurst aggancia e colpisce, di potenza; il suo tiro sbatte sulla parte inferiore della traversa, rimbalza a terra ed esce dalla porta. Che si fa? Il primo a non averne la minima idea è l’arbitro, lo svizzero Gottfried Dienst, che non è in grado di dire se la palla abbia varcato o meno la linea bianca; così corre dal guardalinee, il russo Tofik Bakhramov, sicuramente meglio piazzato. Il loro è un colloquio a gesti, dato che Bakhramov non parla inglese, ma il guardalinee appare molto sicuro di sé nell’indicare che il gol è valido. Wembley festeggia, l’Inghilterra vince (arrotonderà poi ancora Hurst al 120’, per il 4-2 finale) quello che per ora è il suo unico titolo mondiale. La decisione di Bakhramov porterà poi a una serie di leggende, supposizioni e storielle varie, ispirate dal fatto che il guardalinee fosse stato un ufficiale dell’Armata Rossa durante la Seconda Guerra Mondiale: con il suo “sì” al gol fantasma avrebbe voluto dunque vendicare la battaglia di Stalingrado, secondo molti, mentre in Germania si avanzò l’ipotesi di una vendetta in campo sportivo, dato che Beckenbauer e compagni, in semifinale, avevano eliminato proprio l’Unione Sovietica. Resta il fatto che Bakhramov, per i russi, è una sorta di eroe; e per gli inglesi anche.

"L'hai presa col braccio?" "Io? No!"
Brasile-Costa d'Avorio 3-1 (Mondiali 2010)

luis fabiano

Visto che aveva funzionato 24 anni prima, perché non riprovarci? “È stato il braccio di Dio”, annunciò quindi Luis Fabiano al termine di Brasile-Costa d’Avorio, gara contraddistinta da un suo gol segnato dopo un clamoroso controllo con il braccio. Ma O’ Fabuloso non è El Pibe, e stavolta nessuno ci casca. Lo stesso Maradona, ormai Ct dell’Argentina, difende il copyright e respinge con decisione il paragone: “'No, lui ci ha messo il braccio. È molto evidente, credo ci sia addirittura un doppio tocco. La cosa tragicomica è il sorriso dell’arbitro dopo l’azione. Quando io ho segnato, l’arbitro era pieno di dubbi: guardava il segnalinee, guardava in giro cercando aiuto. Se ieri il direttore ha visto, perché non ha fischiato?”. La verità è che l’arbitro, il francese Lannoy, non ha visto nulla mentre Luis Fabiano, col braccio, prima controlla uno spiovente e poi se la riaggiusta, prima di segnare: le proteste degli avversari gli insinuano il dubbio, e allora lui – ingenuo – va a chiedere spiegazioni (diciamo pure: la Verità) al diretto interessato, indicandogli il braccio. La faccia di Luis Fabiano mentre nega l’evidenza sarebbe da portare ai corsi di recitazione teatrale: “Io? Col braccio? Mavà! Petto!”. La cosa comica, come sottolinea il malizioso Maradona, è che l’arbitro non gli crede ma finge di credergli, come se gli bastasse quell’autocertificazione, e ne dà prova con la risata che si fa congedandosi dall’attaccante. Della serie: so che sei colpevole, ma non posso dimostrarlo.

Rivaldo, prestazione da Oscar
Brasile-Turchia 2-1 (Mondiali 2002)

rivaldo

Tra i grandi attori del calcio va poi inserito un altro brasiliano, campione infinito che macchiò la sua carriera con una evitabile sceneggiata, smascherata subito dalle telecamere. Niente di peggio che essere messi alla berlina in quel modo. I fatti: nel corso di Brasile-Turchia, Rivaldo è nei pressi della bandierina del corner, piegato con le mani sulle ginocchia a rifiatare, in attesa di battere l’angolo. Gli manca il pallone, ma non ha nessuna fretta di recuperarlo, dato che la Seleçao sta conducendo 2-1 e bisogna solo far scorrere rapidamente gli ultimi secondi di recupero che separano la nazionale verdeoro dalla vittoria della prima partita del girone. È allora un avversario, il turco Hakan Unsal, ad “appoggiargli” il pallone calciandoglielo da qualche metro, per velocizzare la manovra. Chiariamo: quello di Unsal non è certo un passaggio gentile, ma piuttosto una stizzita pallonata, ma in altri frangenti il piede di Rivaldo l’avrebbe saputa ugualmente addomesticare a dovere. Rivaldo, invece, colpito a una gamba, stramazza a terra come se gli avessero sparato, coprendosi il volto con le mani. Il guardalinee è accanto a lui ma non ha visto dove il pallone lo abbia effettivamente colpito, l’arbitro Kim sopraggiunge immediatamente e mostra il rosso a Unsal. Vista e rivista alla moviola, la patetica sceneggiata di Rivaldo è una delle simulazioni più tristi e allo stesso tempo comiche della storia dei Mondiali. La Fifa mediterà una squalifica come segnale forte della lotta ai “simulattori” intrapresa dal calcio, per poi rimproverarlo con una multina di circa 7mila euro. Sipario.

La testata di Zidane, l'inganno di Elizondo
Italia-Francia 5-3 d.c.r. (Mondiali 2006)

zidane materazzi

Non c’era ancora il Var, ed è questo che rende controverso l’episodio. Perché l’arbitro Elizondo, la testata di Zidane, non l’ha vista. Era girato, rivolto verso l’altra porta, come d’altronde Zizou prima che una frase di troppo sussurrata da Materazzi attirasse la sua attenzione, stuzzicasse il suo orgoglio e lo inducesse a fare dietro…front, destinazione il petto dell’italiano. A Elizondo la raccontò in cuffia il quarto uomo Cantalejo, che l’aveva vista su un monitor, e a quel punto non potè far finta di nulla. Ricorse a un piccolo inganno, come raccontato anni dopo da lui stesso: “Gli auricolari erano un congegno nuovo, quindi andai dal guardalinee anche se sapevo che non aveva visto niente. Arrivai lì e gli dissi solo 'concentrati', a lui e a me stesso. Mancavano ancora 10 minuti e dovevamo restare concentrati. Mi voltai, tornai da Zidane e sfilai il cartellino rosso. Perché andai dal guardalinee anche se non aveva visto niente? Quando optai per l’espulsione dovevo rendere la mia decisione comprensibile a tutti, e pensai che quando l’assistente chiama l’arbitro a sé è per dire qualcosa di importante. È stato un piccolo inganno, ma è la verità su come fu presa quella decisione”.

La battaglia di Santiago
Cile-Italia 2-0 (Mondiali 1962)

battaglia santiago

"L’esibizione di calcio più stupida, spaventosa, sgradevole e vergognosa, verosimilmente, nella storia di questo sport". Così David Coleman della BBC presentò ai telespettatori inglesi – loro, gli inventori del football – le immagini della battaglia di Santiago tra Italia e Cile. Battaglia, perché di calcio giocato se ne vide davvero poco, e lo stesso arbitro, l’inglese Ken Aston, se ne rese presto conto, arrivando poi ad ammettere che “Non stavo arbitrando una partita di calcio, facevo il giudice in un conflitto militare”. Le origini del conflitto vanno ricercate nei rapporti tra le due nazioni inaspritisi all’improvviso dopo la pubblicazione in Italia di un paio di articoli firmati da due giornalisti inviati al Mondiale (Corrado Pizzinelli de La Nazione e Antonio Ghirelli del Corriere della Sera), che usavano parole ben poco lusinghiere nei confronti del Cile, descritto come un Paese povero e sottosviluppato, dove “denutrizione, prostituzione, analfabetismo, alcolismo, miseria” erano gli aspetti che più lo rendevano “terribile”. Scritti qualche settimana prima del Mondiale, gli articoli furono notati da un pittore cileno residente in Italia, che ne parlò ai microfoni di una radio privata di Santiago dando vita a una campagna anti-italiana sfociata nella “battaglia”. Sul campo (nonostante il tentativo degli azzurri di farsi perdonare lanciando fiori al pubblico, al loro ingresso) fu rissa per 90’: al 7’ Ferrini, espulso per un fallo di reazione dopo essere stato colpito da dietro da Honorino Landa, si rifiuta di lasciare il campo rendendo necessario l’intervento delle forze di polizia cilene. Nel frattempo Maschio colpisce con un pugno al volto Leonel Sanchez (con Aston che non se ne accorge), che più tardi si vendicherà stendendo sempre con un pugno in faccia Mario David (Aston vede e lascia correre). Allora David si fa giustizia da solo (calcio volante a Sanchez) e Aston lo caccia. Poi di nuovo Sanchez (che era figlio dell’ex campione di pugilato Juan) su Maschio, provocandogli la frattura del naso e restando impunito. Il Cile vince 2-0 ma il risultato è l’ultima cosa che viene ricordata di quella partita, resa una farsa anche dalla mancanza di provvedimenti arbitrali, dato che Aston permise ogni sorta di irregolarità senza sanzionare nessuno per paura di una rivolta popolare. Un ring a cielo aperto, con un pallone che ogni tanto intralciava il combattimento.

La vendetta di Wembley
Germania-Inghilterra 4-1 (Mondiali 2010)

lampard

La chiamarono “la vendetta di Wembley”. Quante probabilità c’erano di rivedere un gol fantasma in un Germania-Inghilterra ai Mondiali, dopo quello della finale del 1966? Il calcio ci ha fatto anche questo regalo inaspettato, dando credito alla teoria di chi vede la storia del pallone come il romanzo più avvincente, romantico e sorprendente che sia mai stato scritto. Agli ottavi l’ambiziosa Inghilterra di Capello si scontra con la Germania di Loew e ne esce asfaltata (4-1), ma a passare alla storia è il gol fantasma di Lampard che, sul 2-1 per i tedeschi, avrebbe (forse) potuto indirizzare la gara in altra maniera. Il centrocampista del Chelsea calcia dalla distanza, traversa e palla che rimbalza abbondantemente dentro la porta di Neuer, prima di uscire. Gol solare, per tutti ma non per l’arbitro uruguaiano Larrionda che (con la complicità del guardalinee Espinosa) lascia correre. La vendetta è servita.

Il fischio prima del gol
Brasile-Svezia 1-1 (Mondiali 1978)

zico

Quando pensi di averle viste proprio tutte, ecco che il calcio ti sa stupire ancora una volta. Merito della creatività di certi arbitri, come ad esempio il signor Clive Thomas, capace di fischiare la fine del primo tempo mentre la palla è in volo, su calcio d’angolo, diretta verso la testa di Zico. Che naturalmente segnerà, per permettere all’episodio di passare alla storia. Brasile-Svezia, seconda partita del girone, al minuto 45:08 Edinho si incarica della battuta di un corner, va alla bandierina e calcia. Zico irrompe di testa e segna, peccato che il fischio dell’arbitro, che manda tutti negli spogliatoi, fosse arrivato mentre il pallone era in volo, dunque prima del colpo di testa del fantasista brasiliano. Tecnicamente non si può parlare nemmeno di gol annullato, perché quel gol non c’è mai stato. Gli svedesi esultano, i brasiliani non credono alle proprie orecchie. Il Brasile chiuderà il girone al secondo posto, a pari punti (4) con l’Austria prima: con il gol di Zico lo avrebbe vinto e nella seconda fase a gruppi sarebbe finito con l’Olanda, l’Italia e la Germania Ovest anziché in quello dell’Argentina (che lo vinse proprio davanti ai brasiliani, accedendo alla finale). Meglio? Peggio? Chi può dirlo.