Dalla Germania al Brasile, esordio flop: ora hanno solo il 15% di possibilità di vincere il Mondiale

Mondiali

Luca Cassia

Si riducono le percentuali di vittoria finale per Germania e Argentina, Spagna e Brasile (Foto Getty)
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Poche speranze di trionfo per le big deluse al debutto, quantomeno secondo la storia. Nelle 20 edizioni disputate ben 17 squadre salite sul tetto del mondo non sbagliarono al battesimo. Il 15% di possibilità è dettato dai precedenti di Inghilterra '66 e Italia '82, 0-0 all'esordio a differenza della Spagna sconfitta nel 2010

MONDIALI, CALENDARIO E GIRONI

SCIENZIATI SIMULANO MONDIALE, ECCO CHI PUÒ VINCERE

Briciole di speranze mondiali per Germania e Argentina, Spagna e Brasile, big ai nastri di partenza di Russia 2018 eppure a secco di vittorie nelle rispettive uscite. La storia della kermesse consegna infatti solo il 15% di possibilità di trionfo finale alle quattro deludenti all’esordio, percentuale incisa dal debutto di tutte le squadre salite sul tetto del mondo. Già minata dall’esonero choc di Lopetegui, episodio a precedere lo show di Cristiano Ronaldo a Sochi, la Roja ha raccolto il 3-3 imposto dal Portogallo re d’Europa nello scontro diretto del gruppo B. Quantomeno un punto comprensibile a differenza del pareggio dell’Albiceleste contro l’Islanda, passo falso nel quale ha pesato eccome il rigore fallito da Leo Messi. Da rivedere anche la Seleção di Tite bloccata dalla Svizzera, 1-1 amaro sulle spalle di un’altra sudamericana. Peggio è andata alla Germania campione in carica sorpresa dal Messico, battesimo da incubo che mancava addirittura dal 1982 (2-1 dell’Algeria). A fare rumore è soprattutto il peso specifico delle corazzate in questione, 12 titoli in quattro nonché parte integrante nell’élite delle otto Nazionali decorate in passato. Ad alimentare l’ottimismo del clan, tradito in primis dai tedeschi, contribuisce proprio la Spagna ovvero l’unica formazione a trionfare in passato dopo un avvio da incubo.

Campioni del mondo, 17 volte su 20 ok al debutto

Analizzando l’albo d’oro della rassegna più importante, chi si è laureato campione del mondo ha raccolto indicazioni positive dalla prima uscita nell’85% dei casi. Tradotto, i tre punti sono stati d’obbligo per 17 future vincitrici in 20 edizioni dei Mondiali disputate fino al 2014. A guidare la classifica è il Brasile, cinque volte titolato con altrettanti successi nei 90’ inaugurali: si va dal 3-0 all’Austria (1958) al 2-0 al Messico (1962), dal 4-1 alla Cecoslovacchia (1970) al 2-0 alla Russia (1994) fino al più recente 2-1 alla Turchia nel 2002. Impeccabile anche la marcia dell’allora Germania Ovest, tre vittorie iniziali nel 1954 (4-1 alla Turchia) e nel 1974 (1-0 al Cile) così come nel 1990 (4-1 alla Jugoslavia), poker completato dai tedeschi di Loew in Brasile con il sonoro 4-0 al Portogallo. Rispettano la percentuale pure le sudamericane Uruguay e Argentina: la Celeste sconfisse il Perù (1-0, 1930) e sommerse la Bolivia (8-0, 1950), la Selección si sbarazzò per 2-0 della Polonia nel 1978 e della Corea del Sud per 3-1 nel 1986. Un titolo mondiale in bacheca per la Francia dal pronostico confermato nella prima fatica (3-0 al Sudafrica nel 1998), ruolino immacolato a differenza di Inghilterra e Spagna così come dell’Italia. Già, perché gli Azzurri di Pozzo convinsero dall’esordio nel 1934 (7-1 agli Stati Uniti) al 1938 (2-1 contro la Norvegia) analogamente agli uomini di Lippi nel 2006 a spese del Ghana. I quattro titoli mondiali della Nazionale contemplano piuttosto un esordio meno brillante.

L'Italia '82 tra le eccezioni mondiali

Prima del gol fantasma di Geoff Hurst e della festa nel tempio di Wembley, l’Inghilterra targata 1966 iniziò a rilento il Mondiale casalingo sotto gli occhi della Regina Elisabetta. L’11 luglio, a Londra, la Nazionale del Ct Ramsey impattò senza reti contro l’Uruguay prima del doppio 2-0 rifilato a Messico e Francia per la leadership nel girone. Di fatto fu l’unica uscita rivedibile considerando una marcia senza intoppi dall’Argentina (discutibile l’espulsione del capitano Rattín) al Portogallo di Eusébio fino alla Germania Ovest, battuta 4-2 nella finalissima che valse il primo titolo mondiale dei Tre Leoni e un trofeo sollevato grazie al fiuto del cane Pickles, protagonista nel ritrovamento della Coppa Rimet rubata in precedenza. L’Inghilterra come l’Italia di Bearzot nel 1982, edizione del Mundial spagnolo che premiò gli Azzurri per la terza volta nella storia. In realtà il cammino di quella squadra, varato tra incognite e problemi, vide i protagonisti steccare al debutto a Vigo contro la Polonia di Boniek, 0-0 in archivio nonostante una netta supremazia e un assedio senza fortuna. Un pareggio poi ribadito nelle sfide con Perù e Camerun raggiungendo la qualificazione solo grazie alla differenza reti nei confronti dei Leoni africani. Senza i favori del pronostico, bollati da tre interrogazioni parlamentari e al centro di una lite furiosa con i media nostrani, l’Italia ebbe il suo moto d’orgoglio dalla seconda fase a gironi nel segno di Paolo Rossi con gli scalpi di Argentina e Brasile, Polonia ed infine Germania Ovest nella notte magica del Bernabeu. I baffi dello zio Bergomi, l’urlo di Tardelli e lo scopone scientifico sull’aereo di ritorno in presenza del presidente Pertini appartengono ormai alle pagine mondiali della nostra Nazionale.

Addirittura bocciata all’esordio fu la Spagna nel 2010, unica selezione a salire sul tetto del mondo nonostante la sconfitta nella gara inaugurale. Era la Roja di Vicente del Bosque, campione d’Europa in carica prima del bis concesso nel 2012, manifesto esaltante del tiqui-taca azulgrana complice la presenza nell’undici titolare di 6 campioni del Barcellona (Puyol, Piqué, Xavi, Busquets, Iniesta e Pedro). A dispetto del filotto impeccabile nel cammino di qualificazioni con 10 vittorie in altrettante gare, gli spagnoli scivolarono al debutto in Sudafrica il 16 giugno per mano della Svizzera mai vittoriosa negli scontri diretti: decisivo il gol fortunoso di Gelson Fernandes, mediano presente nell’allora rosa di Hitzfeld così come nel gruppo attuale di Petkovic. Spagna al tappeto dopo 12 gare ufficiali e 4 anni, crocevia a Durban che ribaltò le sorti di entrambe le squadre: svizzeri senza ulteriori reti all’attivo ed eliminati nel girone, la Roja collezionerà invece solo successi dal raggruppamento (Honduras e Cile) alle vittorie di misura nella fase a eliminazione diretta contro Portogallo, Paraguay, Germania e Olanda. Insomma, un debutto storto non può compromettere il trionfo finale, tuttavia le quotazioni delle favorite alla vigilia si riducono drasticamente sulla bilancia della storia.