Mondiali 2018 Russia, Lukaku-Hazard-De Bruyne: il tridente del Belgio bocciato da Mourinho al Chelsea

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Edoardo Marcarini

Il tridente offensivo del Belgio contro il Brasile ha un "precedente": Romelu Lukaku, Eden Hazard e Kevin De Bruyne sono stati compagni di club nel Chelsea, con Mourinho allenatore. Un tris tutto belga che però fu bocciato (forse con troppa fretta) dal portoghese

SOGNO BELGIO: 2-1, SEMIFINALE E BRASILE ELIMINATO

C'erano una volta Romelu, Eden, Kevin e... José. Al Chelsea, un tridente tutto belga che prometteva tanto ma che non è mai stato impiegato con continuità. Vuoi proprio per la giovane età dei tre (nel 2012 Lukaku era poco più che maggiorenne, Hazard e De Bruyne avevano 21 anni) o per le decisioni di Mourinho, sta di fatto che le attese sui tre non sono state confermate. Almeno, non ai Blues, non per tutti. Solo uno, il capitano del miracoloso (fino a un certo punto) Belgio del Mondiale 2018, si è affermato come top player al Chelsea, mentre gli altri due sono trascinatori tanto in Nazionale quanto nei loro rispettivi club. Sempre in Inghilterra, in quella Premier League che è un concentrato di grandissimi calciatori, entrambi a Manchester: Lukaku allo United, De Bruyne al City. Il centravanti, tra l'altro, proprio con José Mourinho in panchina. Il lavoro del portoghese sta funzionando sul suo numero 9, così come è funzionato su Hazard ai tempi del Chelsea, dandogli basi tattiche e sulle coperture difensive che gli hanno permesso di risultare ancora più devastante quando accelera, parte e attacca la porta. Giocatore a tutto campo: attaccante con Conte nei Blues, esterno ultra offensivo in un Belgio a trazione anteriore che ha annientato ed eliminato il Brasile.

Il paradosso De Bruyne

L'unico su cui Mourinho non ha lavorato a pieno è stato proprio "l'unico" marcatore belga di Brasile-Belgio: Kevin De Bruyne. Faccia da bravo ragazzo ma talento ormai totalmente esploso con il rivale di sempre di José Mourinho: Pep Guardiola. Una sorta di paradosso, nemesi catalana dell'allenatore portoghese che non ha saputo (o potuto) aspettare i colpi e la genialità a tutto campo di De Bruyne, diventato giocatore indispensabile per Guardiola così come per il suo Ct Martinez: nei due di centrocampo o nei tre davanti, il giocatore del City è diventato a 27 anni uno dei centrocampisti più forti del mondo, se non il più devastante di tutto. Talento, filtro, corsa e una capacità di trovare sempre, in qualunque occasione, la giocata perfetta nel momento più adatto. Una verticalizzazione, un assist, un gol: uomo in più di un Belgio da semifinale Mondiale che è un concentrato di talento dalla cintola in su. Con quei tre che (insieme) sono stati bocciati da Mourinho e che oggi sono a un passo dal miglior traguardo di sempre nella storia della Nazionale belga.

I numeri di Lukaku e De Bruyne, dal Chelsea a Manchester
 

Giocatore Presenze Gol/Assist Squadra
Kevin De Bruyne 9 0/1 Chelsea
Romelu Lukaku 15 0/1 Chelsea



Giocatore Presenze Gol/Assist Squadra
Kevin De Bruyne 52 12/21 Manchester City
Romelu Lukaku 51 27/9 Manchester United


 

Thierry Henry, maledizione del Brasile. Ora c'è la "sua" Francia

In un Belgio che gioisce, c'è anche chi da "non belga" fa godere una nazione intera. Il tutto mentre al prossimo turno del Mondiale vivrà un conflitto interiore non indifferente. Il protagonista di questo dilemma esistenziale è Titì Henry, assistente di Roberto Martinez nel Belgio semifinalista di Russia 2018. Maledizione per il Brasile, l'ex Arsenal, tra il gol del Mondiale del 2006 ai quarti di finale per il definitivo 0-1 che eliminò la Seleçao e lanciò in semifinale la Francia. Un po' come quanto successo a Kazan dodici anni dopo, con lui che dalla panchina (da assistente) ha spinto il Belgio ancora in semifinale, dove i Red Devils se la vedranno contro... la Francia. Paradosso, dilemma, conflitto interiore per Thierry, francesissimo ma belga in Russia. Canterà la Marsigliese?