In attesa della finale dei Mondiali con la Croazia e nel giorno dedicato alla Festa Nazionale siamo andati nei quartieri multietnici di Parigi, dove i bambini sognano di diventare i nuovi Mbappé. Con delle tifose speciali, che sono anche le loro prime "sponsor": le mamme
Sulla Boulevard di Belleville uno scricciolo di muslim mascherato da Cristiano (quel Cristiano) porta con sé il peso della Rivoluzione, incantato - "illuminato" - dal nuovo grido di battaglia "Liberté, Egalité... Mbappé!". Si arrampica per il viale a passo di marcia, appiccicato com'è al velo della mamma, mentre trascina una sac à roulettes gonfia di speranze e paure, comprate un tanto al chilo al Marché de Ménilmontant. Come "Kyky" pregusta sogni di grandeur: giocherà nel Psg, forse con il Real Madrid; vincerà i Mondiali e poi il Pallone d'Oro. Molto presto nella sua cameretta i poster di Ronaldo faranno spazio a quelli del totem Mbappé: anche Kylian andava in giro con quel costumino dai poteri magici quando accompagnava maman Fayza al mercato della banlieue di Bondy, a un quarto d'ora da qui, tra il 19° e il 20° arrondissement. Se ce l'ha fatta uno che i compagni hanno soprannominato "Donatello" - per la somiglianza con una delle tartarughe Ninja - perché non dovrebbe farcela pure lui? Quel verde poi... non ricorda il Camerun di papà Wilfried e l'Algeria di mamma Mbappé? Bien sûr, ecco un altro Kyky!
La presa della Coppa
È tutto un gioco di cromosomi, sfumature genetiche: d'altronde è stata la generazione di Zidane, di Titì Henry - considerato l'"antenato" di Mbappé - a spezzare le catene, ormai 20 anni fa, che loro non erano nemmeno nati. Nel luglio del 1998 Kyky (s)calciava nella pancia della madre, algerina come la famiglia di Zizou, berberi della Cabilia che erano sbarcati a Marsiglia nel 1953, prima che la guerra potesse travolgerli. Ma ora è su Kylian che contro la Croazia i francesi faranno affidamento per riportare il vello d'oro a Parigi e dopo di lui, ne siamo certi, sarà il turno del nostro giovanissimo eroe in divisa verde, che certamente non lo sa ancora, ma dentro quel carrellino ogni mattina traghetta su due ruote il fil rouge della Storia. Passata per il Terrore, il massacro degli algérien del 17 ottobre 1961 e il Terrorismo, dai giacobini di Maximilien de Robespierre alla strage di matrice islamica del Teatro Bataclan. Fino agli attentati di Nizza del 14 luglio 2016, nella giornata dedicata alla Marianne, icona della Repubblica, con un portoghese che era appena stato eletto nuovo monarca d'Europa, incoronato allo stadio di Saint-Denis al cospetto della Garde Nationale del generale Deschamps-La Fayette. Oui oui, proprio lui, Re Cristiano VII: dalla presa della Bastiglia alla presa della Coppa...
"One, two, three: vive l'Algerie!"
Eletto a successore diretto di Henry secondo "regolare" suffragio universale, Kyky condivide con Cristiano e Zidane la classe (in campo) e la fortuna di avere una maestra di vita tra le mura domestiche. Un modello di genitrice che non si piega alle abitudini da Ancien régime, donne che hanno riscritto la loro personalissima "Déclaration des Droits de l'Homme et du Citoyen", che hanno fatto tesoro dell'impegno di Simone de Beauvoir, Gisèle Halimi e soprattutto di Djamila Boupacha, tra le prime a denunciare le torture e gli stupri "spacciati" per strategie militari compiuti dai soldati transalpini durante la lunga ed estenuante Guerre d'Algérie. Impossibile dimenticare le parole di Malika Zidane, riportate dal "The Mirror" dopo la famosa testata del figlio Zizou nel 2006: "Se Materazzi ha detto veramente certe cose, voglio i suoi testicoli su un piatto... Nessuno dovrebbe subire certi insulti, né sul campo, né fuori. Non mi importa se si trattava della finale dei Mondiali. Tutta la nostra famiglia è profondamente addolorata per il fatto che la carriera di Zinedine sia finita con un cartellino rosso. Almeno, però, lui ha mantenuto il suo onore. Certe cose sono più grandi e più importanti del calcio".
Mamma e agente
E se il neo-juventino Ronaldo non ha mai fatto mistero di quanto importante per la sua carriera sia stata - e continui a essere - la signora Dolores ("Ha sempre avuto l'ultima parola"), non fa differenza il ruolo di Fayza Lamari per il suo cucciolo Kylian, anzi. Sposata con il camerunense Wilfried Mbappé, dirigente nella squadra calcistica dell'AS Bondy (dove il ragazzo è cresciuto), da sportiva - ex giocatrice di pallamano - ha "agguantato" con una certa energia il destino del vivace Kyky, curandone l'immagine e gli interessi insieme al marito (con l'ausilio di uno studio legale). È stata lei la scorsa estate a "decidere" che Mbappé scegliesse la Nazionale francese, senza intaccare il suo orgoglio per le origini algerine ("Non lo rinnego, ne sono felice" ha dichiarato in più occasioni il calciatore); e sempre Fayza ha avuto "l'ultima parola" sul trasferimento record di 180 milioni dal Monaco al Psg - e l'avrà certamente anche in caso di passaggio al Real - diventando una fonte d'ispirazione per tante "colleghe" della megazona multietnica di Parigi, come questa mamma che abbiamo ripreso nei festeggiamenti per la vittoria contro il Belgio, che sta educando il suo pargolo già dalla culla...
Piccoli Mbappé crescono
Così, in questa qasba di lingue, colori e tradizioni millenarie che percorre la linea 2 della metro parigina e unisce i quartieri più africains della capitale (Blanche, Pigalle, Anvers, Barbès-Rochechouart, La Chapelle, Stalingrad e Jaures) il calcio rimane una delle poche alternative per il futuro delle nuove generazioni, altrimenti destinate a smerciare sigarette di contrabbando all'uscita delle stazioni, inevitabile anticamera dello spaccio. Perché la scuola, gli spazi ricreativi predisposti dal governo non sembrano sufficienti e, alle donne - troppo spesso "soffocate" da codici etici e radici patriarcali difficilmente estirpabili - non resta che portare avanti la loro rivoluzione silenziosa, sotterranea. E provare a varcare quella rete di tunnel che li separa dal Parc des Princes, distante 11 chilometri: un rigore da calciare con tutta la potenza dell'amore di una madre per il proprio figlio.