Italia, chi entra e chi esce: come può cambiare la Nazionale

flop mondiale

Giorgia Cenni

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Dopo la sconfitta di Palermo con la Macedonia del Nord l'Italia di Roberto Mancini si interroga sul futuro. Il Ct, che ha ricevuto la fiducia del presidente federale Gabriele Gravina, deve decidere sul suo futuro ma in bilico ci sono anche diversi giocatori dell'attuale rosa che oltre ad aver "sprecato" l'occasione di partecipare a un Mondiale potrebbero anche dire addio all'azzurro

E MANCINI? GLI SCENARI

Vincere spinge a restare, a confermare. Toccare il punto più basso invece, obbliga a cambiare qualcosa ma la notte di Palermo aggiunge 4 anni al nostro sogno ma non tutti, per carta d'identità, possono permetterselo. Il simbolo di questa beffa è il capitano Giorgio Chiellini: 115 presenze in azzurro, una coppa alzata più di 250 giorni fa a Wembley: 37 anni. Un contratto con la Juventus fino al 2023, firmato per accompagnarlo in Qatar. Che è distante da Torino più di 5mila km ma sembrava ormai dietro l'angolo. L‘anfiteatro di Palermo non può essere stato il suo ultimo palcoscenico in azzurro. Una notte troppo nera per salutare così. Il suo compagno di difesa Bonucci ha una presenza e 3 anni in meno. Difficile che molli adesso. Loro, i leader che a un mondiale non possono pensare più, nella notte piu lunga al rientro a Coverciano hanno consolato i giovani. L’unica battuta, prima di andare ognuno nella propria camera, sull’ipotesi mondiale ogni due anni: gli over 30 gradirebbero, gli altri hanno tempo e avranno spazio

Gruppo da rinnovare a prescindere dal ct

Alle spalle di Immobile i giovani spingono: Scamacca, Raspadori, Zaniolo. E poi Tonali, Locatelli, Pessina, Cristante, Calabria, Bastoni, Pellegrini sono pronti per prendersi il futuro. Può prendersi un altro mondiale Verratti, per uno così lo spazio si deve trovare. Quello che ha perso Jorginho al Chelsea e chissà che non possa allontanare la Nazionale. Aspettando i rientri di Chiesa e Spinazzola. Che questa estate c'erano e si facevano sentire. Come Insigne pronto ora per andare dall’ altra parte del mondo, al Toronto. Pochi mesi fa trascinava Mancini a cantare notti magiche insieme a una squadra di tutti protagonisti. Gli stessi che adesso andranno in Turchia per obbligo morale a giocare una partita inutile. Ma di utile c’è il messaggio, e nello sport vale più del risultato. Anche e soprattutto per i più piccoli che dovranno aspettare anni e anni per vederci ad un mondiale. Per restare gruppo. Che sia sul tetto d Europa o sull altopiano di Konia, in Turchia. Aspettando Italia Argentina di giugno, di nuovo a Wembley, un trofeo appena che quasi si faticava a capire e che adesso sembra ossigeno puro per offrire un’ uscita di scena di valore a chi deciderà di dire addio. E per riportarci li, dove 8 mesi fa, siamo stati felici.

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