Grealish in esclusiva a Sky: "Fortunato, ma la mia vita non è solo sorrisi e felicità"
ESCLUSIVAProtagonista dello storico Treble col Manchester City, Jack Grealish si è raccontato in esclusiva a Sky Sport. Dalle lacrime alla festa memorabile dopo la Champions (con tanto di foto diventata virale) alla vita di tutti i giorni: "Noi calciatori siamo persone normali con problemi normali. Non è semplice come tutti pensano, ma per la gente guadagni tanto e quindi tutto ok. Loro non sanno quello che accade a porte chiuse..."
Jack Grealish non è solo un formidabile calciatore. È anche uno che ama fare festa. Non per caso negli anni nessuno si ricorderà dello storico Treble del Manchester City senza ripensare all’inebriante tre giorni di celebrazioni del suo numero 10. La festa come celebrazione della vita. Ma Grealish non è quello che sembra. Come tutti, ha un passato alle spalle. Sofferenza che ha plasmato una sensibilità già spiccata con cui dialoga quotidianamente, come fa con i compagni in campo. Non ha paura di dire quello che pensa. Sfata i tabù della società contemporanea. Parla con naturalezza della salute mentale, cristallo prezioso di ognuno di noi. Ha sempre un sorriso per tutti. Per i bambini, in particolare quelli in difficoltà. Come la sorella, affetta da paralisi cerebrale e sempre al seguito del fratellone Jack. In questa intervista a cuore aperto a Sky Sport, Grealish è semplicemente se stesso. Un ragazzo straordinariamente normale che ama la vita.
Le lacrime e la festa per il Treble…
"Le mie lacrime significavano sollievo. Per quello che avevamo fatto. Era stata una stagione lunghissima e concluderla in quel modo con la vittoria della Premier, della FA Cup, e della Champions League è stato qualcosa di speciale. Per noi, per lo staff. Un significato enorme per tutti noi. Poi il club non aveva mai vinto la Champions League, questo ha reso tutto ancora più incredibile. Abbiamo festeggiato credo 3 notti. E penso sia stato meritato perché accade così raramente. Penso sia stato giusto festeggiare nel modo appropriato…"
Hai mai chiesto al Louvre se alla fine quella foto del tuo festeggiamento alla parata l'hanno esposta?
"Non ancora. E devo ammettere che ancora non sono andato al Louvre. Ho visto sui social che qualcuno lo ha proposto. Quell'immagine è diventata virale ma non credo abbiano accolto la proposta. Magari quando andrò, lo chiederò...".
Pensi che con il tuo modo di essere, così sorridente e gentile con le persone, tu sia d’ispirazione? A volte il calcio è preso troppo sul serio ma tu sei sempre molto positivo. Pensi di essere un esempio per i bambini?
"Non lo so. Forse. Penso di essere fortunato a vivere la vita che ho sempre sognato e voluto fare. Non mi fraintendere. Non è sempre semplice. A volte è davvero difficile, non è solo sorrisi e felicità. Ci sono tanti momenti difficili, molti giorni brutti. Proprio come qualunque altra persona".
Pensi che sotto alcuni aspetti sia difficile essere un calciatore? Ovviamente voi guadagnate molti soldi, ma avete tanta pressione e siete esseri umani come tutti gli altri. Pensi che questo aspetto sia poco capito da chi è 'esterno' come tifosi, giornalisti, addetti ai lavori?
"Assolutamente, al 1000%. Online a volte ho visto gente scrivere: 'I giocatori guadagnano un sacco di soldi, a loro va tutto bene'. Ma la vita... Non voglio diventare troppo profondo... La vita non è solo soldi e fama. Cose che chiaramente è bello avere, ma anche noi siamo persone normali con problemi normali. Se mi sedessi qui a dirti che la mia vita è bella ogni singolo giorno, mentirei perché non è assolutamente così. Sono una persona normale ma, sì, certamente sono grato per quello che faccio e la vita che ho. Ma diciamo che non è così semplice come tutti pensano. A volte giochi male e vieni insultato da 50mila persone. Diventi un pupazzo da umiliare sui social. Ma per la gente guadagni tanto, quindi tutto ok. Posso dirti una cosa? Stavo guardando il documentario su Robbie Williams qualche giorno fa mentre tornavo a casa. Mi ha fatto riflettere perché aveva forse tutti i soldi del mondo, ma ho visto le difficoltà che ha dovuto affrontare. E a volte io mi rivedo in lui. Le persone non sanno veramente quello che accade 'a porte chiuse', diciamo così".
Quello che hai detto è molto profondo e voglio ringraziarti per questo. È bello sentirlo. E il modo in cui ne parli con naturalezza è di grande ispirazione per tutti. Per capire che bisogna dosare e pesare le parole.
"No, non mi devi ringraziare".
Pep continua a chiedervi sempre di più? Non credo sia facile giocare dopo aver vinto il Treble. Secondo te è un po' più difficile giocare in questa stagione dopo quello che avete conquistato nella scorsa?
"Non lo so, forse sì. Non ne sono sicuro, è una domanda difficile. Sai, avere Pep come allenatore è una sensazione fantastica. Ma è anche molto difficile, come puoi immaginare. Nella prima stagione, per esempio, ho fatto fatica ad adattarmi. E poi quando perdi giocatori di esperienza e ne arrivano di nuovi, seppur talentuosi, è necessario un po’ di tempo per capire il club e le idee del manager".
Con questo calendario così fitto, hai già pianificato il Natale? I regali li hai fatti? Quali sono i tuoi piani?
"Ovvio, ho già pianificato tutto. Starò con la mia famiglia. Io amo il Natale, è il mio periodo dell'anno preferito. Sono molto legato alla mia famiglia e crescendo mia madre ha sempre reso il Natale speciale Perché ho detto mia madre? Anche mio padre! Loro hanno sempre reso tutto speciale per me. Mi piace stare con loro durante tutto il periodo. E poi, per le strade, tutti sembrano molto più felici del solito. Non vedo l’ora che arrivi".
Beh, allora buon Natale Jack.
"Buon Natale a te!".