Premier League, Lockyer mostra il defibrillatore sottocutaneo dopo l'infarto

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Lo scorso 16 dicembre era stato colpito da un infarto durante la partita contro il Bournemouth. A distanza di due mesi, il difensore del Luton Tom Lockyer ha mostrato il defibrillatore sottocutaneo che gli è stato impiantato e il suo funzionamento. Sul possibile ritorno sui campi: "Mi piacerebbe, ma al momento voglio pensare a mio figlio"

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"Il mio cuore si è fermato per 2 minuti e 40 secondi", racconta Tom Lockyer, difensore del Luton Town colpito in campo da un arresto cardiaco durante la partita contro il Bournemouth dello scorso 16 dicembre. La paura per la morte a un passo ha però lasciato lo spazio al sollievo per lo scampato pericolo: già lo scorso 30 gennaio il giocatore era tornato nel suo stadio per ricevere l'abbraccio dei tifosi in occasione del match poi vinto contro il Brighton. Alle telecamere di Sky Sports ha mostrato e raccontato la sua vita attuale, con un defibrillatore sottocutaneo magari invadente, ma fondamentale per monitorare le sue condizioni di salute. 

Il precedente e la similitudine con Eriksen

Il cuore di Lockyer aveva subito una fibrillazione atriale già qualche mese prima, il 27 maggio 2023, durante la finale dei playoff di Championship vinta a Wembley contro il Coventry, decisiva per il ritorno in Premier del Luton a distanza di 31 anni dall'ultima volta. L'operazione chirurgica sembrava aver risolto il problema, ma l'episodio di dicembre ha reso necessaria una cura più drastica. Il defibrillatore sottocutaneo impiantato al difensore inglese è lo stesso che ha Christian Eriksen dopo l'infarto accusato all'esordio di Euro2020 con la Danimarca. In Premier League, a differenza che in Italia, è possibile giocare nonostante la presenza dello strumento. Eriksen lo ha fatto prima al Brentford e poi al Manchester United, Lockyer al momento non ci pensa. Ci vorranno alcuni mesi prima di decidere: "Se ci fosse la possibilità di poter giocare di nuovo, mi piacerebbe farlo. Ma non farò nulla contro le raccomandazioni degli specialisti. È troppo presto per dirlo in questo momento, devono essere svolti molti più test, ma non lo escluderei in questo momento. La mia priorità però è il mio bambino".

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"In quei momenti pensavo di morire"

Lockyer ha mostrato l'ingombrante impianto sotto il braccio sinistro, indicando attraverso le cicatrici sul suo corpo il filo che lo lega al cuore: "Monitora costantemente la mia frequenza cardiaca e se esce da determinati parametri è progettato per darmi uno shock. La batteria dura circa 10 anni, quindi deve essere sostituita solo ogni 10 anni e spero di non averne mai bisogno, ma è lì per precauzione". Il defibrillatore cardiaco impiantabile, noto anche come ICD, ha proprio l'obiettivo di rimettere in funzione il cuore in caso di nuovi arresti e non far rivivere momenti come quelli di due mesi fa. "Pensavo di poter morire quando mi sono trovato attorno tutti i medici, vedevo il panico ma non ero nelle condizioni di fare o pensare nulla", ha raccontato Lockyer.