Un pomeriggio di estasi che il Crystal Palace ha atteso 119 anni: così ha vinto l'Fa Cup

Estasi pura. Tifosi di tutte le età in lacrime. Può suonare un po’ retorico forse ma è questa la magia del football e la finale di Fa Cup 24/25 ce l’ha ricordato ancora una volta. Hanno vinto quelli che non avevano vinto mai. Hanno vinto contro quelli che di solito, almeno da qualche anno, vincono tutto. Sabato scorso a Wembley è arrivato il momento del Crystal Palace Football Club. Erano saliti da Londra Sud in quasi 50 mila i tifosi delle Eagles. Avevano affollato il centro città colorando di rossoblù la zona di Covent Garden e marciando verso lo stadio nazionale come solitamente fanno le tifoserie che arrivano da fuori Londra. Forse l’hanno fatto proprio per far presente a tutti che nella capitale ci sono anche loro e che quello sarebbe stato il loro giorno. Club culto da sempre il Crystal Palace: sarà il nome, preso dal Palazzo di Cristallo, costruzione in stile vittoriano utilizzata durante la prima Esposizione Universale , costruito nel 1851 prima a Hyde Park e poi ricostruito nel sud di Londra. La zona prese il nome di Crystal Palace e di conseguenza la squadra di calcio, fondata nel 1905. Se prendete il treno che da Central London va verso l’aeroporto di Gatwick, in lontananza potete scorgere la casa delle Eagles, il vecchio ed affascinante Selhurst Park dove da qualche anno si tifa in modo del tutto non convenzionale per le usanze inglesi: il Palace ha infatti, caso praticamente unico nel Regno Unito, gruppi di tifosi organizzati che sostengono la squadra con striscioni, fumogeni e bandiere. Che riscatto per un club che da anni viene accusato di non avere ambizioni. Il presidente Steve Parish, dopo aver salvato il Palace dalla bancarotta nel 2010, non ha mai osato il passo più lungo: negli anni ha ceduto buona parte delle sue azioni a gruppi di investitori americani ma senza mai forzare sul mercato per cercare di scalare le gerarchie della Premier League, dove il Palace milita dal 2013 con alti e bassi ma in generale navigando in acque tranquille senza scossoni. Lo scenario è cambiato nel febbraio dello scorso anno. Le Eagles con Hodgson allenatore faticano, la retrocessione non è lontana. Si cambia in panchina e la scelta ricade sull’austriaco Oliver Glasner. L’impresa della sua carriera è l’Europa League vinta con l’Eintracht nel 2022. In un lampo rivolta il Palace come un calzino. La squadra chiude la stagione giocando alla grande, con un calcio dinamico e verticale che esalta il talento di Eberechi Eze, Micheal Olise e Jean-Philippe Mateta e che porta a un decimo posto impensabile all’arrivo di Glasner. Il Bayern Monaco a caccia di un nuovo allenatore per il post Tuchel chiama Parish, offre 18 milioni di sterline per liberare Glasner. Niente da fare, forse è il segnale che le ambizioni del Crystal Palace stanno cambiando. A Monaco finisce invece la stella della squadra Olise: impossibile trattenere un talento del genere ma niente paura, al suo posto da Marsiglia arriva la freccia del Senegal Ismaila Sarr, perfetto per le ripartenze a tutto campo. Il Palace inizia male, vince solo una delle prime tredici della stagione ma Glasner non perde fiducia nella sua strategia e rapidamente la storia cambia, la squadra riparte in campionato e regala un sogno ai tifosi: vincere il primo trofeo della storia. La cavalcata in coppa è esaltante, a Wembley le Eagles schiantano prima l’Aston Villa in semifinale e poi il Manchester City in finale. Gli eroi sono tanti, dalla stella Eze, al portiere Henderson che para il rigore del possibile 1-1 a Marmoush in finale. In attacco il francese Mateta è una forza della natura, in difesa comanda Guehi, ormai titolare fisso dell’Inghilterra, a centrocampo il 2004 Adam Wharton ha già attratto l’interesse di tutte le big e il colombiano Munoz è stato uno dei migliori esterni della stagione. A breve busseranno in tanti alla porta di Parish per gli eroi di Wembley, Glasner stesso è nel mirino del Bayer Leverkusen per il post Alonso ma per il momento importa poco: le aquile di Londra Sud hanno cambiato la loro storia e i tifosi piangono di gioia. Cosa sono 119 anni di attesa di fronte a un pomeriggio d’estasi pura.

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Federico Zancan