Il Manchester City di Guardiola non è più quello che ricordavamo

In contropiede. Per esaltare Haaland. E non solo. Ma chi? Il City di Pep?!?! Eh, già. A quelle latitudini lo chiamano counter attack. Anche se in molti preferiscono l’espressione fast break mutuata dal basket. Per noi è il caro e vecchio contropiede. E ora non è più un’eresia accostarlo al calcio di Guardiola. Anzi è la sua nuova virtù. Che esalta il n.9 per eccellenza del calcio contemporaneo: Erling Braut Haaland. Le prime avvisaglie c’erano già state ma la partita contro l’Arsenal è stata quasi il manifesto di un nuovo City. O quanto meno di un City alternativo. È presto per dire se e quanto durerà. E quanto sia stato situazionale. Perché sicuramente si tratta anche di quello. Ma tre indizi, forse, fanno una prova. Gli indizi Tre indizi dati da tre gol. Il primo era stato quello dello 0-2 di Reijnders - altro uomo-chiave del City in modalità contropiede, sia come uomo assist che come invasore - alla prima giornata in casa dei Wolves con palla rubata e assist di Bobb. Il secondo quello del definitivo 3-0 nel derby contro il Manchester United di Haaland, innescato dalla chirurgica verticalizzazione di Bernardo Silva. Due gol arrivati con il City già in vantaggio e con avversari più portati a sbilanciarsi. Si era invece addirittura sullo 0-0 contro l’Arsenal: Haaland aveva iniziato l’azione nella sua metà campo, prima che Reijnders - dopo aver condotto la palla fino alle soglie dell’ultimo terzo - innescasse lo stesso Haaland nel corridoio alla destra di Saliba e alle spalle di un Gabriel ormai superato. Quella corsa ingobbita e furibonda del norvegese è un’immagine che ricorderemo a lungo. Tre gol in contropiede purissimo. Con palla recuperata dal City nella propria metà campo e con un ribaltamento di fronte rapidissimo. Very fast break: in tutti e tre i casi passano al massimo dieci secondi tra la riconquista del pallone e il gol. Nessuna squadra di Premier League ha segnato più gol del City in contropiede in questa stagione. I tre gol in questione in sole cinque giornate eguagliano già quelli segnati dal Man City nell’intera stagione 24/25 e sono uno in più dell’intera stagione 2324. E il City fin qui è la squadra che produce i tiri più pericolosi da situazioni di contropiede: xG 0.27 per tiro. Molto di più della media tra tutti i tiri presi complessivamente dal City stesso in stagione: xG 0.17. ‘Novità’ Haaland Siamo di fronte, insomma, all’esplosione di qualcosa di nuovo. D’accordo: da quando c’è il vichingo norvegese, Guardiola aveva già optato per un calcio più diretto . Ma qui c’è dell’altro. C’è la scelta di non andare a prendere alti gli avversari e aspettarli per moltiplicare quando possibile gli spazi nella metà campo avversaria. Non a caso il PPDA è salito dall’11.5 di tre campionati fa al 14.6 di questa stagione: in sostanza il City concede in media oltre tre passaggi in più agli avversari prima di provare a riconquistare il pallone o a commettere fallo. Questo non vuol dire che a livello individuale il City non sia aggressivo. Anzi. E il discorso vale in particolare per Haaland. Nell’estate dell’anno scorso Guardiola disse: “Mi piace quando corre tanto. Quando pressa come un animale. Mi piace. E lo aiuta a segnare. Quando sei connesso difensivamente, sei connesso offensivamente”. L’Haaland di questo inizio di stagione è diventato anche questo: è il migliore del campionato per pressioni portate nella metà campo avversaria. Ed è anche il miglior marcatore del campionato con 6 gol. Anche grazie ai gol in contropiede. E così fino a due settimane fa Haaland aveva segnato in contropiede solo 5 gol su un bottino totale di 88 in Premier League. Per poi segnarne due su tre nel giro di due partite. Contro l’Arsenal gli spazi sfruttati in contropiede dal City sono stati figli di un atteggiamento di squadra senza precedenti. Anziché difendersi palleggiando e cercando di mantenere lo sviluppo del gioco lontano dalla propria porta come da abitudine, la squadra è rimasta molto bassa nella propria metà campo e soprattutto ha fatto registrare la percentuale di possesso palla più bassa di sempre per una squadra di Guardiola in campionato: 33.2%! Dato clamoroso che arriva dopo il 45.3% nel derby della giornata precedente. Alla quinta giornata, quindi, il City ha già eguagliato il record di partite sotto il 50% di possesso in un’intera stagione di Premier League degli ultimi cinque anni: due appunto. Un baricentro più basso e una linea di difesa meno portata a salire, poi, è una tendenza evidente in questo inizio di stagione: il City mette in fuorigioco gli avversari a una distanza media di 26 metri dalla porta, ben 9 metri più in basso rispetto alla media della scorsa stagione . L’apoteosi di questo nuovo volto si è vista forse al 68’ quando Guardiola per difendere lo 0-1 ha tolto Foden per inserire Aké tra Ruben Dias e Gvardiol, passando a difendere con un 5-4-1. Riuscendo a esaltarsi, a giudicare anche dal linguaggio del corpo dei giocatori in campo, in un difesa quasi ad oltranza. Un’esigenza di proteggersi di fronte agli avversari più dominanti che nasce da lontano probabilmente: da una stagione come quella scorsa dove in campionato il City ha perso nove volte contro le 3 di quella precedente. Mostrando una fragilità mai sperimentata prima nelle transizioni negative. Esigenza che oggi si potrebbe ben sposare anche con le caratteristiche di Donnarumma. Il portiere italiano adeguatamente protetto da una difesa non troppo alta e liberato da compiti ‘alla Ederson’ in fase di costruzione ha già fatto intravedere di poter diventare in tempi brevi un punto fermo del nuovo City. Ma questa è un’altra storia che al City hanno appena iniziato a scrivere. Perché con Pep non ci si annoia mai.

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Il Manchester City di Guardiola non è più quello che ricordavamo

Paolo Ciarravano